Duecentodieci pagine per 1015 vini recensiti. Centosettantacinque aziende che rappresentano buona parte dell’universo produttivo vitivinicolo siciliano e milioni di bottiglie prodotte ogni anno. Ma sono solo 65 le etichette meritevoli delle “quattro Triscele” ed esclusivamente 15 di queste approdano alla vetta della “Pigna”, riconoscimento maximo dell’eccellenza enologica. Almeno secondo Ais Sicilia, l’Associazione italiana sommelier dell’Isola che, nella consueta kermesse annuale, quest’anno celebrata dal 24 al 26 gennaio al Poggio del Sole di Ragusa, ha presentato la sua “Guida ai vini di Sicilia 2025”, giunta alla sesta edizione.
A festeggiare, con grande partecipazione ed entusiasmo, non solo il Consiglio direttivo regionale e i rappresentanti delle Istituzioni, che hanno dato vita al dibattito incentrato su “Presente e futuro del Cerasuolo di Vittoria”, ma anche tanti produttori, sommelier e appassionati del vino arrivati da tutta l’Isola per la kermesse ragusana di tre giorni, primo degli appuntamenti annuali della stagione di eventi Ais Sicilia.
I dettagli sulla “Guida ai vini di Sicilia 2025”
La “Guida ai vini di Sicilia 2025”, che in uno schematismo essenziale ma completo dedica rigorosamente una pagina a ciascuna cantina, utilizza un abstract efficace quanto conciso per presentare le singole aziende, evidenziandone logo e info utili alla visita, ma anche i dati legati alla proprietà, alla conduzione enologica e agronomica, agli ettari vitati, alle bottiglie prodotte, all’anno di fondazione, alle produzioni biologiche e biodinamiche. Le schede di ciascuna etichetta aziendale sono complete di tutti i dati necessari – dalle caratteristiche organolettiche agli abbinamenti vino-cibo consigliati –, con il vino valutato in Triscele (da 1 a 4) e, solo per 15 delle label presenti, con la prestigiosa Pigna.
Ma, oltre alla utilità di consultazione “al bisogno”, sfogliare la Guida ai vini di Sicilia significa scorrere e percorrere, pagina dopo pagina, tutto il continente del vino siciliano, declinato in terroir e microclimi, nella complessità dei sistemi di coltivazione delle uve e dei metodi di vinificazione e affinamento, dalle bollicine – sempre più raffinate e gradite ad un pubblico che si amplia di mese in mese – del Metodo Classico e Charmat, ai grandi bianchi in cui la Sicilia eccelle, dalla possenza dei rossi strutturati e longevi, ai leggiadri rosati, dai macerati che guadagnano estimatori, agli eccellenti e blasonati passiti fino ai vini da meditazione.
Un lavoro certosino, frutto dell’impegno di cinque commissioni provinciali dell’associazione che hanno passato in rassegna tutti i vini del territorio, guidate dal responsabile regionale, Orazio Di Maria, con il coordinamento della vicepresidente regionale Maria Grazia Barbagallo. “È con grande soddisfazione che, anche quest’anno, presentiamo la Guida ai Vini di Sicilia 2025 – afferma Francesco Baldacchino, presidente Ais Sicilia. La qualità dei vini siciliani è in costante crescita e questo strumento ne è pura testimonianza”.
La degustazione
E sono state oltre 100 le aziende vitivinicole che hanno voluto animare la grande degustazione di sabato 25, con i banchi d’assaggio pronti alla mescita già dalla mattinata e fino al tardo pomeriggio, e le masterclass, tutte sold-out già in prevendita. Apprezzatissima, quella dedicata ai vitigni ‘reliquia’, un tuffo nell’enoarcheologia – come hanno sottolineato Gioele Micali, responsabile degli eventi Ais e Luigi Salvo, responsabile dei degustatori – o, se volete, un ricercato quanto raro excursus nella biodiversità vitivinicola siciliana. Protagonisti della masterclass sette vini e vitigni che riemergono da un passato a volte antichissimo, per proiettarsi in un futuro promettente, popolato soprattutto di estimatori.
La Lucignola, sopravvissuta alla fillossera, la Catanese bianca, i cui grappoli gli antichi contadini appendevano sulle travi del palmento per consumarli a Natale, il possente Vitrarolo, “riscoperto” a Marsala grazie al progetto della Regione Siciliana sulla piattaforma ampelografica regionale, l’Orisi che oggi prospera sul cordone speronato in territorio di Vittoria, la Galatena, chiamata “a francisa” dai vignaioli di un tempo, probabilmente una mutazione genetica del Petit Verdot. Nell’Isola, sono centinaia i vitigni reliquia in via di recupero, dalle caratteristiche uniche e che non trovano corrispondenze con le altre cultivar. Un patrimonio genetico che la Sicilia mette oggi a disposizione del mondo.
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