Fiorentina, con la Lazio riparte la corsa: 3 punti e sesto posto

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di
Matteo Magrini

Due gol e un palo nella prima mezz’ora all’Olimpico, poi i viola resistono all’assalto. La zona Champions è a 3 punti, con una partita in più da giocare

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Guardi la classifica, e ti chiedi se davvero la Fiorentina venisse da una crisi che pareva infinita. Perché è bastata la vittoria di ieri, cinquanta giorni dopo quella sul Cagliari, per ritrovarsi lì. Al sesto posto, è vero, ma ad un punto soltanto dalla Juventus (quinta), a tre dalla Lazio (quarta) e con una partita da recuperare.

Tutti con Palladino

Carattere, orgoglio, capacità di soffrire, cinismo. Come per magia è riapparsa quella squadra che proprio contro la Lazio nella gara d’andata aveva preso il volo e che invece, all’improvviso, era sparita. Certo serviranno altre prove, ma i segnali arrivati da Roma sono chiari. Uno su tutti: il gruppo è col mister e forse, in una gara che rassicurazioni a parte per il tecnico non era e non poteva essere come tutte le altre, ha giocato anche per lui. Bravo, Palladino, e determinato ad andare dritto per la sua strada. E pensare che la scelta degli uomini lasciava immaginare quel tanto invocato passaggio al 4-3-2-1. Senza Colpani infatti, il mister non ha buttato dentro Sottil ma (cosa che non accadeva dalla sfida col Bologna) ha proposto Beltran e Gudmundsson dal primo minuto facendo credere che fossero loro, con Folorunsho a far come sempre da pendolo tra centrocampo e trequarti, a mettersi (stretti) alle spalle di Kean. E invece no. L’ex Napoli è partito a destra, Beltran a sinistra e rispetto al solito quindi, interpreti a parte, niente è cambiato. Per il resto, tutto come previsto. Compreso Pongracic, titolare in campionato (al posto di Comuzzo) per la prima volta dal 17 agosto. Dall’altra parte la Lazio di sempre anche se Baroni (a sorpresa) ha lasciato fuori Rovella preferendogli Dele-Bashiru.





















































Uno spirito ritrovato

Moduli, uomini, schemi, scelte. Tutto giusto, e tutto da considerare, ma quel che davvero contava (considerando il periodo) era capire se i viola timidi e paurosi dei due punti nelle precedenti sei sarebbero riusciti a giocarsela (alla pari) con una squadra che, al contrario, arrivava all’appuntamento col vento che soffiava forte nelle vele o, visto il simbolo, nelle ali. Risposta: sì. Con le sue armi infatti (compattezza, linee strette, applicazione e ripartenze) la Fiorentina è entrata molto bene in partita e non a caso, proprio con una verticalizzazione dopo aver rubato palla, è passata subito con Adli.
Densità, semplicità e, appena possibile, via in avanti. Tanto «elementare», quanto efficace. Basta pensare allo 0-2 di Beltran. Palla su Folorunsho, sovrapposizione di Dodò, cross e capocciata vincente dell’ex River. Nemmeno 20’ insomma, e tutto quanto di brutto si era visto negli ultimi 40 giorni pareva sparito e match che a quel punto si è messo sui binari preferiti da Palladino e dai suoi. Quelli che portano all’attesa, spesso molto bassa, per poi partire in contropiede. E peccato che la rovesciata (splendida) di Gud si sia stampata sul palo. Altrimenti, all’intervallo, sarebbe stato 0-3. E se è vero che il piano gara nel primo tempo ha funzionato alla grande non si può non sottolineare (del resto, è sempre così) come a far la differenza sia stato lo spirito. Quella ferocia che era stata alla base delle otto vittorie di fila e che ieri, anche in un secondo tempo di pura umiltà, con cinque difensori (Comuzzo per Adli, poi espulso dalla panchina) e vissuto esclusivamente a protezione della propria area e che, dopo la pazzesca sofferenza finale (1-2, poi miracolo di De Gea e palo clamoroso di Pedro) la Fiorentina fuori dal tunnel.

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26 gennaio 2025 ( modifica il 27 gennaio 2025 | 07:31)

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