Ius soli, ecco perché Trump potrebbe vincere

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Fa molto discutere l’iniziativa del Presidente Trump di cancellare lo ius soli al fine di scoraggiare il cosiddetto “turismo delle nascite” e “l’ingresso illegale negli USA”. L’ordine firmato da Trump nel suo primo giorno di insediamento stabilisce che “i bambini nati negli Stati Uniti da cittadini non residenti, quindi, immigrati irregolari, o persone temporaneamente nel Paese, non hanno diritto alla cittadinanza americana.

Gli avversari accusano il presidente di atto incostituzionale, e si appellano al 14º Emendamento della Costituzione, mentre c’è chi ammette che in realtà proprio quell’emendamento va interpretato in maniera diversa. E cita un precedente.

Lo Ius Soli nella Common Law inglese

Lo Ius soli, dal latino ‘diritto del suolo, è un’espressione giuridica che fa riferimento al diritto di cittadinanza di un Paese acquisito automaticamente da tutti quelli che nascono sul territorio di quello Stato. Un diritto che si contrappone allo “ius sanguinis”, ovvero l’acquisizione del diritto di cittadinanza imperniato sulla discendenza o filiazione.

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Indicato anche come cittadinanza per diritto di nascita, lo ius soli faceva parte della common law inglese, in contrasto con lo ius sanguinis (“diritto di sangue”), che deriva invece dal diritto romano che influenzò i sistemi di civil law dell’Europa continentale, incluso l’Italia.

Lo ius soli è la regola predominante nelle Americhe (al di fuori delle Americhe, lo jus soli è raro) grazie all’istituzione di leggi indulgenti emanate delle passate potenze coloniali europee che intendevano in questo modo attrarre gli immigrati dal Vecchio continente. Nell ’87% degli Stati delle tre Americhe vige lo Jus Soli.

Trump viola il 14º emendamento della Costituzione? 

Nel suo primo giorno in carica, il presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che, secondo le accese critiche, potrebbe porre fine a quella che è nota come cittadinanza per diritto di nascita, il concetto secondo cui chiunque nasce ‚negli Stati Uniti è un cittadino statunitense. Questo diritto è sancito dal 14° emendamento della Costituzione.

La nozione di cittadinanza per diritto di nascita è stata stabilita come principio di diritto in Inghilterra nel 1600 ed è stata sancita nella “Seconda Fondazione” degli Stati Uniti, il passaggio del 13°, 14° e 15° emendamento alla Costituzione sulla scia della guerra civile.

Il presidente non ha l’autorità di cancellare le protezioni stabilite in un emendamento alla Costituzione ed in effetti già un gruppo di 18 procuratori generali statali hanno già intentato una causa contro l’ordine ed un giudice federale ha già bloccato l’ordine del Presidente. Vi sarà un ricorso, e dovrà intervenire la Corte Suprema.

Perché la cittadinanza non è automatica per tutti i nati in USA

Gli studiosi del Claremont Institute, tra cui Michael Anton, il nuovo direttore della pianificazione politica del presidente Trump al Dipartimento di Stato, hanno sostenuto per decenni che la clausola di cittadinanza del 14° emendamento non fornisce la cittadinanza automatica per tutti coloro che sono nati sul suolo americano, indipendentemente dalle circostanze. Altri eminenti studiosi, come il defunto professore di diritto dell’Università del Texas Lino Graglia, il professor Rogers Smith dell’Università della Pennsylvania e il professore emerito di diritto di Yale Peter Schuck, sono giunti alla stessa conclusione sulla base della loro vasta ricerca accademica.

In effetti il testo del 14° emendamento contiene un importante requisito per l’acquisizione della cittadinanza per nascita: bisogna non solo essere nati negli Stati Uniti, ma essere anche “soggetti alla sua giurisdizione”. La corretta comprensione della clausola di cittadinanza si basa quindi su ciò che gli estensori dell’emendamento, e coloro che lo hanno ratificato, intendevano: “Chiunque nato negli Stati Uniti, e non soggetto ad alcuna nazione straniera, è un cittadino statunitense”.

Quindi, la disputa si basa sul concetto di giurisdizione che diventa parziale e temporanea quando si applica a tutte le donne (studentessa, turista, lavoratrice in trasferta….) che partoriscono in USA ma sono soggette a potenza straniera.

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Cosa vuol dire “soggetto alla giurisdizione”

Quindi, quale interpretazione di “soggetto alla giurisdizione” avevano in mente i membri del 14° emendamento? I legislatori affermarono inequivocabilmente che significava una giurisdizione “completa”, come quella che esisteva con la legge federale, il Civil Rights Act del 1866, che escludeva dalla cittadinanza coloro che, nati sul suolo degli Stati Uniti, erano “soggetti a una potenza straniera”.

La Corte Suprema confermò tale comprensione nel primo caso che affrontava il 14° emendamento, osservando, in The Slaughterhouse Cases nel 1872, che “la frase ‘soggetta alla sua giurisdizione’ era intesa a escludere dalla sua operatività i figli di ministri, consoli e cittadini o sudditi di Stati stranieri nati negli Stati Uniti“.

In seguito, la Corte Suprema confermava  tale comprensione anche nel caso del 1884 di Elk v. Wilkins, sostenendo che la frase “soggetto alla giurisdizione” richiedeva che uno fosse “non semplicemente soggetto in qualche modo o grado alla giurisdizione degli Stati Uniti, ma completamente soggetto alla loro giurisdizione politica, e che dovesse loro fedeltà diretta e immediata”.

Trump: “Intendo proteggere il valore della cittadinanza americana”

Il tema dello ius soli è stato uno degli argomenti di campagna elettorale di Trump, e oltre settantasette milioni di americani pensano che vada reinterpretato il 14º emendamento. L’ordine esecutivo, attualmente boccato da un giudice federale del distretto occidentale di Washington, avrebbe dovuto entrare in vigore il 19 febbraio. Trump ha detto che non si fermerà perché intende “Proteggere il significato e il valore della cittadinanza americana“.

Un precedente che molti dimenticano

Ma ci sono dei precedenti importanti e non si può dimenticare che quando un programma di lavoratori ospiti negli USA negli anni ’20 terminò sulla scia della Grande Depressione e più di un milione di lavoratori messicani furono rimpatriati in Messico, il rimpatrio includeva i loro figli nati negli Stati Uniti. Nessuno all’epoca sostenne che i bambini erano cittadini statunitensi.

A seguito di questa ordinanza e delle inevitabili sfide legali ad essa, la Corte Suprema avrà ora, una volta per tutte, l’opportunità di chiarire ufficialmente l’argomento.

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