Mps Mediobanca, cosa succede dopo l’offerta e quali conseguenze in Borsa

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Martedì 28 gennaio si riunirà il consiglio di amministrazione di Piazzetta Cuccia: si prevede che l’offerta arrivata da Siena sarà considerata ostile e i manager nella loro relazione tecnica inviteranno a respingerla. Intorno a metà febbraio Mps presenterà in Consob il documento d’offerta, mentre l’ops dovrebbe essere lanciata tra giugno e luglio

Mediobanca ha meno di tre mesi per organizzare la sua difesa o contrattaccare per rispondere alla scalata di Mps. Il primo passo è rispondere formalmente all’offerta arrivata da Siena e per farlo riunirà il consiglio di amministrazione domani, martedì 28 gennaio. Quello che già si sa è che l’offerta sarà considerata ‘ostile’ e i manager nella loro relazione tecnica inviteranno a respingerla, mentre quello che appare ovvio è che gli azionisti forti di Mps, Delfin e Caltagirone, puntano ad arrivare così al controllo delle Generali. Mps ha già i suoi advisor, assistita da J.P. Morgan e Ubs dal punto di vista finanziario e Gianni & Origoni e White & Case come consulenti legali. Mediobanca li sceglierà più avanti.

Le prossime tappe

Mercoledì 29 gennaio si riunisce il cda del Leone, di cui Mediobanca detiene il 13%, per approvare il piano triennale che verrà presentato il giorno dopo, il 30, a Venezia durante l’Investor Day. Un gennaio denso di impegni per l’ad Philippe Donnet che il 20 ha approvato l’intesa con Natixis. La settimana si chiuderà il 31 con la conclusione della seconda consultazione Consob sul tema della lista del cda. Difficilmente il Regolamento emittenti sarà modificato in tempo utile per aprire la stagione assembleare 2025. Quello di Generali è uno dei board in scadenza e tre anni fa è stato terreno di scontro tra Mediobanca, Caltagirone e Delfin. L’assemblea per il bilancio e il rinnovo degli organi sociali di Trieste è in calendario per l’8 maggio. Entro 20 giorni, intorno a metà febbraio, Mps presenterà in Consob il documento d’offerta preceduto dalle richieste di autorizzazioni a Bce, Bankitalia, Ivass e Antitrust. Prima di lanciare l’ops Mps deve però chiamare al voto i suoi azionisti: lo farà il 17 aprile, in seduta straordinaria, chiedendo loro di approvare la delegare al consiglio sull’aumento di capitale a servizio dell’offerta. L’ops, nel suo primo annuncio subordinata al conseguimento del 66,7% del capitale e finalizzata al delisting, dovrebbe essere lanciata tra giugno e luglio. Una tempistica condizionata dal via libera che dovrebbe arrivare, sempre tra giugno e luglio, dalle Authority.

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Il ruolo di investitori e soci

La difesa di Mediobanca alla scalata parte dalla ‘resistenza’: il vero sostegno potrebbe arrivare dagli investitori istituzionali che nel capitale di Piazzetta Cuccia rappresentano circa il 35% del capitale, da Blackrock stabilmente presente con il 4,2% a Norges Bank e Vanguard per citarne alcuni. I fondi seguono le indicazioni del mercato e la Borsa ha già bocciato l’operazione, sarà difficile convincerli a consegnare le loro azioni ‘a sconto’, con un’evidente perdita del 9 per cento. Il concambio proposto è di 2,3 azioni Mps per un’azione Mediobanca ma ai prezzi di chiusura di venerdì (Siena vale 6,49 euro e la banca d’affari 16,47 euro), per renderla appetibile servirebbe un rilancio più vicino a 3 a 1. La rilevanza degli investitori istituzionali è andata crescendo, parallelamente alla riduzione del ruolo storico del patto, che riunisce i soci industriali e che attualmente raggruppa l’11,4% del capitale. Anche se è solo un accordo di consultazione, e i soci possono decidere liberamente cosa fare delle loro quote, è uno ‘zoccolo duro’ sul cui sostegno l’amministratore delegato Alberto Nagel ha sempre potuto contare. C’è poi un altro 9% in mano ai soci stabili. Per convincere loro, oltre al prezzo dell’offerta, servirà presentare una convincente strategia, anche se per ora gli analisti hanno messo in evidenza solo le potenziali ‘dissinergie’ dell’operazione. È una conta che però si arriverà a fare solo a giugno quando l’ops sarà effettivamente lanciata. Intesa Sanpaolo e Unicredit non interverranno ed è ‘fantafinanza’ guardare oltreconfine.

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Le previsioni

“Mediobanca dovrebbe resistere all’audace offerta di Mps”, dice l’opinionista di Bloomberg Chris Huges, che mette in evidenza l’insoddisfazione degli investitori. Anche il Financial Times è d’accordo: “Nonostante i tycoon (Caltagirone e Delfin, ndr) possiedano una parte significativa delle azioni di Mediobanca, non è chiaro se l’offerta di Mps avrà successo. Per gli investitori internazionali speranzosi di trarre valore dal consolidamento delle banche italiane, questa evoluzione sarà considerata deludente”.

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