Mps-Mediobanca: dall’Europa nessun vincolo all’ops di Siena. Dopo la privatizzazione tolti i paletti sugli aiuti di Stato

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Mps non deve più sottostare ai vincoli europei sugli aiuti di Stato e quindi avrà le mani libere per l’ops appena lanciata su Mediobanca. Ad annunciarlo ieri è stato un portavoce della Commissione Ue: «Dal punto di vista del controllo delle concentrazioni, l’offerta di Mps di acquisire Mediobanca non è stata notificata alla Commissione. Come sempre, spetta alle parti valutare se un’operazione debba essere notificata a Bruxelles ai sensi delle norme Ue sulle concentrazioni».

La portavoce ha anche aggiunto che «in seguito alla cessione della maggior parte della partecipazione pubblica in Mps, che ha portato alla perdita del controllo sulla banca, l’istituto senese non è più vincolato al suo impegno ai sensi della decisione sugli aiuti di Stato di astenersi dalle acquisizioni e ciò le consente d’intraprendere le azioni aziendali che riterrà appropriate per perseguire i propri interessi commerciali», ha concluso il portavoce. La decisione – attesa entro il 31 dicembre scorso – non era mai stata comunicata dalle istituzioni europee né da quelle italiane.

Nel 2016 Mps è stata messa in sicurezza con una ricapitalizzazione precauzionale sostenuta dal Tesoro. In quell’occasione la Direzione Concorrenza di Bruxelles (DgComp) ha imposto a Rocca Salimbeni una serie di paletti tra cui tagli dei costi, chiusura di filiali, vincoli sulle politiche commerciali e sulla distribuzione di dividendi e soprattutto il divieto a fare acquisizioni.

La banca libera da vincoli

Con la discesa del Tesoro all’11,7% nel novembre scorso, gli impegni presi con Bruxelles sono stati raggiunti nei tempi previsti e i paletti sugli aiuti di Stato sono venuti meno. Venerdì durante la presentazione dell’ops il ceo del Monte Luigi Lovaglio aveva spiegato al mercato il nuovo quadro per la banca: «Siamo liberi di fare acquisizioni, non ci sono limiti da parte della Dg Comp».

Già nelle scorse settimane peraltro l’istituto senese è stato liberato da ulteriori vincoli comunitari. A dicembre la Bce ha ufficialmente rimosso i paletti che Siena aveva sulle politiche di distribuzione, introdotte al momento del salvataggio pubblico del 2017, vincoli venuti meno dopo la discesa del Tesoro.

Se insomma Bruxelles non rappresenterà un ostacolo, l’ops su Mediobanca non si prefigura però in discesa per il Monte. La banca partecipata da Tesoro (11,7%), Francesco Gaetano Caltagirone (9% ufficioso) e Delfin (9,8%) dovrà incassare il via libera di Bce, Bankitalia e Antitrust e soprattutto convincere il mercato, che venerdì e ieri si è mostrato scettico sull’operazione.

I dubbi del mercato

Basti pensare che in borsa il concambio offerto dal Monte (2,3 nuove azioni per ogni titolo Mediobanca) esprime oggi uno sconto di oltre il 10% rispetto al premio iniziale del 5,03%. Mps ha perso un altro 2% a 6,36 euro, mentre Mediobanca ha arrotondato dello 0,2%, a 16,5 euro. Ora l’ops valorizza Mediobanca 12,19 miliardi a fronte dei 13,75 miliardi che capitalizza in borsa, con un gap di 1,56 miliardi che, se colmato, comporterebbe una maggiore diluizione dei soci del Monte o un maggiore esborso di cassa.

Le scelte dei soci

Intanto dopo il blitz di Siena iniziano a emergere le prime posizioni nell’azionariato di Mediobanca. Se i grandi gestori americani BlackRock e Vanguard stanno alla finestra e preferiscono non commentare le singole operazioni che coinvolgono le partecipazioni dei loro fondi, il «re delle piastrelle» Romano Minozzi accoglie con favore l’ops di Lovaglio.

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«Come l’ha definita la premier Giorgia Meloni, è un’operazione di mercato; vediamo come va a finire», dice a MF-Milano Finanza l’imprenditore modenese proprietario del gruppo Iris che ha in portafoglio lo 0,11% di Piazzetta Cuccia e siede nell’accordo di consultazione. È l’ex patto di sindacato che riunisce gli azionisti storici di Mediobanca (all’11,4%) e tradizionalmente sostiene l’operato del management.

«Da parte del Paese – aggiunge Minozzi – mi sembra una buona operazione. Sono un filo italiano e il target sono le Generali che ha appena avviato dialoghi con Natixis. Da tanti anni c’è un francese a capo della compagnia e ora emerge un’ipotesi di fusione sul risparmio gestito con un gruppo transalpino, operazione di cui non si capiscono bene le condizioni.

Pare che l’obiettivo (dell’operazione Mps, ndr) siano l’Italia, mettere in sicurezza i Btp e quindi le Generali. Vedremo come andrà l’ops. La formalizzazione dell’operazione è ad aprile e l’execution è prevista a settembre. I tempi sono lunghi». Oggi intanto si riunisce il board di Mediobanca che dovrebbe respingere l’offerta senese come non cordata. Per il momento però non è attesa la nomina di advisor. (riproduzione riservata)



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