per le imprese un danno da 502 milioni

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Gli imprenditori del Friuli Venezia Giulia (FVG) stanno manifestando una crescente preoccupazione, non solo per gli effetti deleteri che l’introduzione dei dazi imposta dall’amministrazione Trump potrebbe avere sulle esportazioni della regione più a est del Paese, ma soprattutto per l’impennata dei costi energetici che rischiano di arrecare un danno economico all’intero sistema imprenditoriale del FVG. Se quest’anno il prezzo medio del gas dovesse attestarsi sui 50 euro al MWh, l’Ufficio studi della CGIA stima un aggravio pari a 502 milioni di euro. Inoltre, è importante considerare che il combinato disposto di queste due problematiche potrebbe addirittura condurre anche l’economia della più piccola regione del Nordest verso una fase di stagflazione. Qualora tale scenario dovesse materializzarsi, ci troveremmo di fronte a una situazione particolarmente critica.

Dazi e caro energia un mix letale

Fino a quando i dazi non saranno ufficialmente introdotti, nessuno può stimare quanto penalizzeranno le nostre vendite negli Stati Uniti. Ricordiamo che il Paese a stelle e strisce rappresenta il secondo mercato di sbocco per le esportazioni del FVG, con un valore che nel 2023 è stato di 2,3 miliardi di euro, pari al 12,3% dell’intero export regionale. In particolare, le categorie merceologiche maggiormente esportate negli USA includono la produzione di navi e imbarcazioni (pari al 77,5 per cento del totale), mobili (6,5%) e macchinari (4,9%). La provincia di Trieste con 1,2 miliardi (pari al 52,1% del totale) è il territorio regionale più vocato all’export negli Usa, seguono Udine con 589,4 milioni di euro (25,1%), Pordenone con 485,5 milioni (20,7%) e Gorizia con 48,2 milioni di euro (2%). È opportuno chiarire che l’introduzione dei dazi comporterebbe una contrazione delle esportazioni; tuttavia, si presuppone che le conseguenze economiche derivanti dall’aumento delle bollette siano più gravose rispetto a quelle generate dai dazi stessi, considerando che il costo del gas e dell’energia elettrica sono previste in aumento. L’intersecarsi di queste due criticità potrebbe addirittura dar luogo a una nuova crisi economica, uno scenario che, ovviamente, speriamo non si determini.

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Bollette: è in arrivo una stangata

Per l’anno corrente si stima che il costo complessivo delle bollette possa gravare sul sistema imprenditoriale del FVG per ulteriori 502 milioni di euro rispetto al 2024, corrispondente a un incremento del 19,2%. La spesa totale prevista raggiungerebbe quindi i 3,1 miliardi: di questi 2,4 miliardi per l’energia elettrica e 736 milioni per il gas. Tali stime provengono dall’Ufficio studi della CGIA e si basano sull’ipotesi di un prezzo medio dell’energia elettrica nel 2025 fissato a 150 euro per MWh e del gas a 50 euro per MWh; mantenendo così un rapporto di tre a uno tra le due tariffe come osservato nei bienni precedenti. Per quanto concerne i consumi energetici si fa riferimento ai dati del 2023 con l’assunzione che essi rimangano costanti nei successivi due anni.

Rischiamo la stagflazione?

Le conseguenze dell’aumento delle bollette potrebbero gravare pesantemente sui bilanci sia delle imprese sia delle famiglie, anche del FVG. Tuttavia esiste un ulteriore aspetto negativo da considerare: similmente ai primi anni post-Covid potremmo assistere a un’impennata dei prezzi del gas e dell’energia capace di generare spirali inflazionistiche molto pericolose. È fondamentale ricordare che durante il biennio 2022-2023 la crisi energetica ha fatto impennare il caro vita, determinando una sostanziale erosione del potere d’acquisto per lavoratori dipendenti e pensionati; senza trascurare l’incremento dei tassi d’interesse che ha ostacolato investimenti e crescita del PIL. Pertanto, l’effetto combinato della possibile recrudescenza della crisi economica vissuta da molti paesi europei, unitamente all’introduzione dei dazi e a una probabile nuova fiammata inflazionistica scatenata dal caro energia, potrebbe condurre anche il FVG verso condizioni di stagflazione caratterizzate da una crescita del PIL attorno allo zero, accompagnato da livelli elevati d’inflazione.

Difendere i consumi e spendere bene tutti soldi del Pnrr

Per scongiurare questa situazione così complessa cosa dobbiamo fare? Sperando nella “clemenza” del Presidente Trump, per contrastare efficacemente il rallentamento economico in corso, in primo luogo dobbiamo evitare il crollo dei consumi interni, obbiettivo che potrebbe non essere conseguito se l’inflazione dovesse tornare a crescere. Pertanto, è necessario introdurre a livello europeo un tetto al prezzo del gas, per smorzare qualsiasi spinta speculativa. In secondo luogo è necessario spendere bene ed entro la scadenza (31 agosto 2026) le risorse del Pnrr ancora a nostra disposizione; praticamente 130 miliardi di euro. Secondo la BCE, l’utilizzo di tutti i prestiti e le sovvenzioni che ci sono stati erogati da Bruxelles farà aumentare in via permanente il nostro Pil nello scenario migliore dell’1,9 per cento fino al 2026 e dell’1,5 per cento fino al 2031 rispetto a un Pil senza questi speciali sostegni post-pandemici.



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