Trump vuole stravolgere il sistema migratorio statunitense – Alessio Marchionna

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Contabilità

Buste paga

 


Durante il discorso d’insediamento Donald Trump ha parlato di “un’invasione” di migranti dal Messico. In realtà gli attraversamenti alla frontiera, cresciuti molto nei primi anni dell’amministrazione Biden, sono diminuiti negli ultimi mesi dopo che l’ex presidente ha approvato una serie di provvedimenti per limitare l’accesso all’asilo e rendere più difficile per i migranti senza documenti restare nel paese. Ma la retorica dell’invasione serve a Trump a chiudere subito il confine e a porre le basi per un programma di espulsioni su larga scala.

Le misure decise da Trump sono contenute in ordini esecutivi, cioè provvedimenti attraverso cui il presidente degli Stati Uniti introduce delle modifiche all’attività del governo senza dover passare dal congresso. Volendo riassumerle in pochi paragrafi, quelle presentate in settimana sono un misto di politiche vecchie, cioè proposte e attuate già durante il primo mandato, e altre nuove che mostrano un approccio ancora più radicale che in passato. Nella prima categoria rientra la misura conosciuta come “Remain in Mexico”, che impone ai richiedenti asilo di aspettare in Messico che la domanda sia esaminata da un tribunale statunitense, l’imposizione di controlli molto più rigidi e discrezionali sulle persone che vogliono entrare legalmente nel paese e la ripresa dei lavori per la costruzione del muro alla frontiera.

Nella seconda categoria ci sono molte delle promesse della campagna elettorale del 2024: Trump ha cancellato di fatto la possibilità di presentare nuove richieste d’asilo (i giornali hanno raccontato la disperazione dei migranti appena saputo che gli appuntamenti prenotati nei mesi scorsi per presentare la domanda erano stati cancellati); ha mobilitato l’esercito in supporto della polizia di frontiera, ha annullato i programmi voluti da Biden per dare protezione temporanea a centinaia di migliaia di immigrati provenienti da paesi come Cuba, Haiti, Nicaragua e Venezuela. Poi c’è l’ordine esecutivo più simbolico e più estremo, quello che vuole annullare il diritto di cittadinanza per i figli di immigrati irregolari o per chi soggiorna temporaneamente nel paese.

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

In vista di un vasto programma di espulsioni, alcuni ordini esecutivi di Trump mirano a rafforzare la capacità delle strutture dove sono detenuti gli immigrati, a cercare la cooperazione con le forze dell’ordine locali, a espandere il ricorso alle espulsioni accelerate (che prevedono di espellere alcuni immigrati velocemente e senza che compaiano davanti a un giudice per l’immigrazione), a colpire le città e gli stati che si rifiutano di collaborare con gli agenti federali dell’immigrazione e a sanzionare i paesi che si mostrano riluttanti ad accettare i rimpatri dei loro cittadini.

Gli ordini esecutivi sono facili da approvare, ma sono anche facilmente contestabili. La maggior parte dei provvedimenti di Trump sull’immigrazione verrà contestata nei tribunali, quindi la portata e le conseguenze di questo giro di vite saranno determinate da mesi, e forse anni, di cause e diatribe legali. Durante il primo mandato di Trump i tribunali confermarono alcuni provvedimenti – per esempio la politica “Remain in Mexico” e le espulsioni accelerate – ed è probabile che lo facciano anche stavolta. Ma tanti altri ordini esecutivi furono bloccati dai giudici, che di fatto furono un argine contro i tentativi del presidente di stravolgere il sistema migratorio.

Oggi ci sono elementi nuovi che potrebbero avvantaggiare Trump. Per prima cosa, i suoi collaboratori dovrebbero aver capito come non scrivere un decreto (il divieto d’ingresso per i cittadini di alcuni paesi era così eclatante e redatto così male da essere inevitabilmente giudicato incostituzionale). In secondo luogo Trump potrebbe trovare un sistema giudiziario più favorevole a convalidare le sue politiche migratorie, proprio perché durante il primo mandato ha riempito le corti d’appello, e anche la corte suprema, di giudici conservatori.

Tuttavia ci sono elementi degli ordini esecutivi di Trump che secondo gli esperti sembrano chiaramente illegali o almeno molto discutibili. È il caso soprattutto del decreto sullo ius soli. Il 14° emendamento della costituzione prevede che chiunque nasca in territorio statunitense sia automaticamente cittadino statunitense. In base all’ordine esecutivo di Trump, che dovrebbe entrare in vigore il 19 febbraio, il dipartimento di stato dovrà smettere di consegnare passaporti alle persone nate negli Stati Uniti da immigrati irregolari, e le istituzioni statunitensi dovranno smettere di riconoscere questi neonati. Secondo alcune stime, nel 2022 negli Stati Uniti c’erano circa 4,4 milioni di minori e 1,4 milioni di adulti nati nel paese e con almeno un genitore senza permesso di soggiorno.

Ventidue stati governati dai democratici e alcune associazioni per i diritti civili hanno già presentato i primi ricorsi e il 23 gennaio un giudice di Seattle ha bloccato temporaneamente il provvedimento. È probabile che l’obiettivo dell’amministrazione Trump sia portare la questione davanti alla corte suprema, che ha una maggioranza solidamente conservatrice, ma gli esperti fanno notare che nella storia degli Stati Uniti nemmeno i giudici più conservatori, compresi quelli che hanno sostenuto la segregazione razziale alla fine dell’ottocento, sono riusciti a trovare un argomento legale valido per aggirare le disposizioni del 14° emendamento.

Il 24 gennaio la Casa Bianca ha diffuso le foto di immigranti incatenati che vengono imbarcati su un aereo per essere espulsi

In un altro ordine esecutivo, quello che definisce “organizzazioni terroristiche” i cartelli del narcotraffico e le bande criminali, si cita l’Alien enemies act, una legge del 1798 che consente al presidente di detenere e deportare cittadini di paesi in guerra con gli Stati Uniti. La legge è stata usata l’ultima volta durante la seconda guerra mondiale per arrestare persone di origine giapponese, tedesca e italiana. Nonostante la retorica sull’invasione, gli Stati Uniti non sono in guerra e gli esperti sostengono che Trump non ha titolo per usare quella legge per espellere gli immigrati.

Un altro punto critico riguarda la mobilitazione dell’esercito: una maggiore presenza al confine di militari in servizio attivo, invece che di truppe della Guardia nazionale, potrebbe violare la legge federale che limita l’azione dell’esercito sul territorio nazionale.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Al di là degli aspetti giudiziari, c’è anche una questione “operativa”. Il governo degli Stati Uniti è lontano dall’avere il tipo di organizzazione logistica che servirebbe per attuare il programma di espulsioni di cui parla Trump. Il 24 gennaio la Casa Bianca ha diffuso orgogliosamente le foto di immigranti incatenati che vengono imbarcati su un aereo per essere espulsi. La portavoce della Casa Bianca ha commentato: “La più grande operazione di deportazione di massa della storia è ben avviata”. In realtà il numero di persone arrestate ed espulse in questi giorni è piuttosto basso, simile al dato registrato dopo l’insediamento di Trump nel 2017 e anche più basso rispetto al dato medio giornaliero del 2024. Durante la prima amministrazione Trump furono espulse 1,5 milioni di persone, dato identico a quello registrato durante il mandato di Biden e molto più basso di quello del primo mandato di Obama (2,9 milioni).

Per realizzare i piani di Trump dovrebbero essere stanziate enormi risorse – da destinare all’agenzia che si occupa del controllo delle frontiere (Ice), alla creazione di nuovi centri di detenzione degli immigrati e ai tribunali per l’immigrazione – per cui servirebbe una legge del congresso, che ha appena approvato un altro provvedimento sull’immigrazione molto costoso e potrebbe essere riluttante a stanziare altri fondi su questo tema.

Ma c’è un’altra differenza rispetto al primo mandato di Trump, forse anche più importante di quelle citate poco fa. Oggi l’opinione pubblica tende a essere più allineata con il suo programma. Giorni fa il New York Times ha pubblicato i risultati di un sondaggio che danno indicazioni interessanti, a cominciare dal fatto che il consenso per le politiche di Trump supera quello per lui come presidente, segno che anche molti americani che non lo amano pensano che servano misure drastiche per problemi percepiti come urgenti o fuori controllo. È il caso soprattutto dell’immigrazione.

Cosa pensano gli statunitensi di alcune proposte sull’immigrazione. Sondaggio condotto dal New York Times tra il 2 e il 10 gennaio, percentuali.

(The New York Times)

Il 55 per cento degli americani è favorevole all’espulsione di tutti gli immigrati senza documenti (circa 13-14 milioni di persone), cioè anche persone come Jaime Cachua. Quasi due terzi di tutti gli statunitensi – tra cui il 54 per cento degli ispanici e il 44 per cento degli elettori democratici – sono favorevoli all’espulsione delle persone entrate illegalmente nel paese negli ultimi quattro anni, dopo che Biden ha annullato molte delle restrizioni che erano state imposte da Trump durante il primo mandato. Il 41 per cento concorda con quest’affermazione: “Gli immigrati oggi sono un peso per il nostro paese”. Il New York Times spiega che la percentuale di americani che la pensano così è in crescita dopo il calo registrato nell’ultimo decennio.

Questo testo è tratto dalla newsletter Americana.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo.
Scrivici a: posta@internazionale.it





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Source link