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La rete “Patti digitali” nasce dalla collaborazione tra l’Università Bicocca, Aiart, Mec e Sloworking. Già 100 le iniziative realizzate e oltre 40 in preparazione – Icp online
Sì alla tecnologia, ma nei tempi giusti e con le regole necessarie. Si potrebbe riassumere così l’idea da cui è nata la Rete nazionale dei Patti digitali, che ha l’intento di promuovere alleanze tra genitori per condividere alcune regole di base sull’educazione digitale dei propri figli. Sono ormai più di 6mila le famiglie che nella propria comunità (scuola, oratorio, società sportiva, o qualsiasi altro contesto educativo) hanno deciso di provarci, di non lasciarsi dettare da altri – le piattaforme social e gli altri big di Internet in primis – modi e tempi per introdurre i propri figli agli strumenti digitali, diventando così protagonisti di una sfida appassionante, quella d’impegnarsi insieme per un uso più sano della tecnologia. Lo strumento è un vero e proprio “patto” che, nelle sue linee essenziali si trova sul sito www.pattidigitali.it, ma che poi ogni gruppo può adattare alle sue esigenze.
Nata dalla collaborazione tra Università Bicocca, col Centro Benessere digitale diretto da Marco Gui, e tre associazioni attive nella promozione di un uso più consapevole della tecnologia (Aiart, Mec e Sloworking), la Rete dei Patti digitali riunisce oggi oltre cento iniziative di questo tipo sparse in diverse regioni e una quarantina in via di realizzazione: progetti nati “dal basso”, dall’intraprendenza di qualche genitore che non si rassegna a regalare al proprio figlio uno smartphone troppo presto, già in prima media, o addirittura a fine elementari, opponendosi a un’anticipazione che pare inarrestabile. O meglio sembrava.
Da quando è nato il progetto, nel 2022, il clima nei confronti della tecnologia è cambiato: sono ormai evidenti gli aspetti critici delle dinamiche commerciali di Internet e si stanno moltiplicando in varie parti del mondo le iniziative legislative che si propongono di porre regole e limiti a un uso indiscriminato dei social dai più giovani. Se è vero che “per educare un bambino ci vuole un villaggio”, ormai questo villaggio sta crescendo grazie alla consapevolezza della necessità di rendere il Web un luogo più sicuro per i minori.
Proprio “Il villaggio cresce” è il titolo del secondo Meeting nazionale della Rete dei Patti digitali di comunità, venerdi 31 gennaio all’Università Bicocca di Milano. L’incontro, aperto a tutti su iscrizione presso il sito dei Patti digitali, visibile anche in streaming, sarà introdotto dalla rettrice Giovanna Iannantuoni e da Valentina Amorese di Fondazione Cariplo, che sostiene i Patti, e sarà l’occasione per un aggiornamento dei progetti in corso. Nel “villaggio” ideale ognuno fa la sua parte: così se ad attivare il processo ci hanno pensato i genitori ora è il momento di coinvolgere anche la scuola accanto alle famiglie per appoggiarle in questo percorso.
Una delle iniziative che verranno presentate all’incontro milanese è proprio un “Decalogo per le scuole del primo ciclo”, che indica alcune buone pratiche per l’uso della tecnologia in classe e nei rapporti scuola-famiglia. Tra le proposte, un limite orario alla pubblicazione delle comunicazioni sul registro elettronico, mentre viene fortemente sconsigliata la pratica di affidare compiti a casa da svolgere online senza la supervisione di un adulto. La giornata sarà anche l’occasione per un confronto con le istituzioni. È prevista infatti una tavola rotonda con i proponenti di alcuni disegni di legge su minori e tecnologia: Lavinia Mennuni, Marianna Madia, Gilda Sportiello e Devis Dori, che spiegheranno gli aspetti chiave delle loro proposte, focalizzate sull’innalzamento dell’età minima per autorizzare a trattare i propri dati personali (da 14 a 15 anni), sulla verifica dell’età di chi si collega e sulla regolamentazione dei “baby influencer”. Anna Scavuzzo, vicesindaca di Milano e assessora all’Istruzione, illustrerà le Raccomandazioni di Milano, per un uso più sano del digitale tra le famiglie, e il pedagogista Daniele Novara illustrerà la petizione, lanciata insieme ad Alberto Pellai, per innalzare l’età minima per usare smartphone e social.
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