Elezioni comunali in Trentino, il Csx va verso la vittoria al tavolino contro il Cdx

Con tutta probabilità, le elezioni comunali del 4 maggio 2025 in Trentino Alto Adige (salvo rinvio in caso di accoglimento dei ricorsi presentati da alcuni sindaci che lamentano il mancato compimento canonico dei cinque anni di legislatura) saranno vinte praticamente al tavolino dalla coalizione di centro sinistra che, seppur non troppo eterogenea ed amalgamata, almeno sa unirsi e superare quei contrasti sulla gestione degli assetti di potere che viceversa hanno squassato e stanno tuttora squassando il centro destra trentino, tanto che la possibile, probabile vittoria alle comunali di Rovereto, sciolto anticipatamente per il carrierismo politico dell’ex sindaco, è stata regalata su un piatto di platino – l’oro sarebbe troppo poco! – al centro sinistra, nonostante fosse reduce da una legislatura e tre quarti non all’insegna della buona amministrazione, con tanto di plurima condanna per danno erariale proprio dell’ex sindaco carrierista. E nonostante la prova d’appello del ballottaggio, dove proprio le diverse anime del centrodestra roveretano e trentino non hanno saputo trovare la convergenza necessaria, superando i particolarismi, spesso di origine personale.

Ora lo scenario va ripetendosi alle elezioni comunali 2025, specie nelle realtà maggiori chiamate al voto, a partire dal capoluogo di provincia (e di regione) Trento, dove il non irresistibile sindaco Franco Ianeselli potrà trotterellare indisturbato al rinnovo del mandato proprio in carenza di un candidato spendibile e, soprattutto, credibile tra le fila del centro destra, coalizione che sembra sempre più una Penelope moderna intenta a tessere alleanze di giorno, salvo smontarle di notte.

Ancora prima di Natale 2024, Lega Salvini e Patt sembravano sicure di avere come candidato sindaco l’imprenditore artigiano e patron del Calcio Trento Mauro Giacca, una figura che avrebbe facilmente potuto fungere da acchiappavoti, su cui si sono spesi personalmente anche i vertici dei partiti e delle istituzioni provinciali, a partire da Maurizio Fugatti. Peccato solo che settimana dopo settimana, termine ultimo dopo termine ultimo, Giacca, tirato da troppe parti, ha preferito legittimamente – e comprensibilmente – di non giocarsi la propria credibilità imprenditoriale e sportiva sull’altare di una gara politica che, in caso di sconfitta, lo avrebbe sicuramente penalizzato.

Mentre Lega Salvini e Patt non si danno ancora per vinti su Giacca, Fratelli d’Italia ha tentato di prendere in mano il pallino della situazione in stallo a quasi 4 mesi dalle elezioni comunali, proponendo anch’esso un candidato imprenditore nel settore della ristorazione come la cinquantenne Ilaria Goio che ha al suo attivo anche una candidatura alle scorse Provinciali tra le fila di Progetto Trentino, formazione poi squagliatasi come neve al sole prima ancora di incontrare le urne.

Ammesso e non ancora concesso che sia Goio l’alfiere del centrodestra alle comunali di Trento, la corsa sarà tutta in salita e sarebbe già un successo evitare che Ianeselli fosse incoronato bi-sindaco già al primo turno, così come accaduto cinque anni fa, quando l’alfiere del centro destra fu cambiato in corsa, sostituendo l’avvocato Alessandro Baracetti con un altro legale, rodato in anni di pugne sugli scranni comunali, Andrea Merler, che però vide il ballottaggio solo nei suoi sogni (e del centro destra).

Il problema tutt’ora irrisolto del centro destra trentino è la carenza di candidati interni spendibili, con la tendenza a ricorrere spesso a papi esterni nell’illusione che siano vincenti, finendo però con il deludere gli iscritti dei vari partiti che in anni di militanza hanno fatto crescere le rispettive forze politiche e che, legittimamente, ambirebbero ad un dovuto riconoscimento per il loro impegno personale, spesso coronato anche da risultati tangibili nella difesa degli interessi dei cittadini di fronte, come nel caso di Trento, alla diffusa sciatteria dell’amministrazione comunale uscente. D’altronde da parte di un Ianeselli sindaco che si è autodefinito un po’ maranza non era lecito aspettarsi di meglio. E qualche consigliere comunale uscente, come Daniele Demattè, una lunga militanza nella Lega Nord poi Salvini, uscito – come molti altri leghisti Doc trentini – per contrasti con i vertici provinciali per approdare a Fratelli d’Italia, qualche merito e possibilità ce l’avrebbe, tanto da essere stato lanciato come candidato sindaco, ma non con la dovuta convinzione proprio dai vertici di Fratelli d’Italia, che si sono scontrati ancora una volta con il “nein” ottuso della Lega verso coloro che hanno mollato il fallimento salvinista.

Se a Trento il centrodestra naviga nella nebbia, a Riva del Garda un po’ di chiarezza inizia ad esserci, con l’annunciata marcia indietro del sindaco leghista Cristina Santi, finita coinvolta nella storiaccia degli intrallazzi speculativi immobiliari che ha visto protagonista il magnate austriaco René Benko e i suoi proconsoli in regione Heinz Peter Hager e Paolo Signoretti, complice il mancato appoggio alla sua ricandidatura da parte di Fratelli d’Italia che pare essere intenzionata ad una corsa solitaria se non si riesce a trovare un accordo per una candidatura condivisa con Lega Salvini e Patt, oltre alle liste civiche minori. Anche in riva al Garda Trentino il centro sinistra si prepara a riconquistare la città dopo la meteora Santi.

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