Sviluppo, l’appello di Confindustria Trento: «Investire di più in ricerca e sviluppo»

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Agricoltura

 


di
Mario Parolari

Il vicepresidente di Confindustria Trento Alfredo Maglione: «Puntare sulla sostenibilità ambientale ma anche sociale e di governance»

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«Il Trentino, diversamente da quanto si possa pensare, ha un investimento privato in ricerca e sviluppo dello 0,67% del valore aggiunto, un dato inferiore alla media nazionale». Per Alfredo Maglione, vicepresidente di Confindustria Trento con delega all’innovazione tecnologica, quello in r&s è «un investimento vitale».

Vicepresidente Maglione, perché è così importante investire in ricerca?
«In un’economia progredita e in un territorio come il Trentino è una delle azioni più importanti. L’investimento nel futuro serve a rendere i servizi delle aziende sempre competitivi, con giuste marginalità negli anni successivi. Ci serve per rimanere sul mercato con buoni livelli di produttività».




















































Perché allora i privati investono così poco?
«Fino a 15 anni fa il Trentino aveva percentuali significative di investimenti privati. Oggi siamo indietro rispetto a regioni virtuose come l’Emilia Romagna. Per non parlare delle regioni europee più avanzate. Una ragione sono le tensioni macroeconomiche e geopolitiche, intensificate negli ultimi anni, che hanno spostato il focus degli investimenti sulla quotidianità, cercando di mantenere la competitività. Quello in r&s è un investimento a lungo termine. Inoltre, il Trentino ha questa predisposizione: 20 anni fa era un territorio all’avanguardia che voleva investire tanto in r&s, più del 2% del pil. Oggi siamo all’1,4%. Abbiamo progressivamente perso attenzione».

Come può reagire il nostro sistema industriale?
«Siamo impegnati per trasmettere questa necessità ai nostri associati. Dobbiamo alzare il livello di investimento delle nostre imprese. Abbiamo fatto partire uno studio per capire quanto investe in Trentino il solo settore manifatturiero, che a livello nazionale supera il 3%».

E come territorio?
«Abbiamo chiesto anche al pubblico di investire facendo sinergia, per lo sviluppo del territorio stesso. C’è una ricaduta dimostrata della ricerca e sviluppo sul territorio, su cui si creano posti di lavoro e fiscalità. Questo è importante in Trentino, dove il bilancio provinciale beneficia per il 90% dell’attività economica delle imprese. In occasione del prossimo Fourm provinciale della ricerca porteremo le nostre istanze».

In quali settori è più importante finanziare ricerca e sviluppo?
«Innanzitutto nella digitalizzazione, in linea con i decreti nazionali Industria 4.0 e Transizione 5.0. Significa investire in sicurezza informatica, intelligenza artificiale, sensoristica e big data. Sono tecnologie che in pochi anni permettono alle aziende di incrementare la produttività, il valore aggiunto, e quindi ricavi e competitività. Si innesca un circolo virtuoso che porta a valorizzare di più le risorse umane».

E poi?
«Serve puntare sulla sostenibilità ambientale ma anche sociale e di governance. Negli ultimi trimestri alcune economie stanno tornando indietro rispetto agli investimenti green: sono scelte che non condividiamo. L’investimento in sostenibilità dimostratamente nel medio periodo permette all’azienda di avere prodotti premiati sui mercati dai consumatori occidentali. La sostenibilità economica permette alle aziende di reagire meglio ai periodi di crisi. È anche un dovere etico di progresso».

In questo campo le aziende trentine hanno un vantaggio?
«Il Trentino è in una posizione privilegiata, perché ha sempre avuto grande attenzione per l’ambiente e la sostenibilità. Molti nostri settori forti, come il turismo, puntano sulla grande qualità ambientale di acque, valli e montagne. I turisti vengono qui anche perché si respira aria pulita. E sulla sostenibilità c’è attenzione anche da parte delle aziende, dei manager e dei cittadini».

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