“Ci sono alcune regioni che hanno già provveduto con una norma regionale, non c’è una norma nazionale che possa dare parametri”, Jacopo Morrone, presidente Commissione ecomafie.
Si trovano nei vestiti, nelle padelle anti-aderenti e adesso anche nelle acque potabili in Italia. Stiamo parlando dei PFAS, un ampio gruppo di sostanze chimiche di sintesi, prodotte unicamente dalle attività umane e che non esistono in natura.
A dirlo è Greenpeace in seguito all’indagine “Acque Senza Veleni” in 235 diverse città italiane. Con i campioni raccolti ha realizzato la prima mappa della contaminazione da PFAS nelle acque potabili in Italia.
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“Lo scenario che emerge è preoccupante. Dei 260 campioni che abbiamo analizzato, ben il 79%, praticamente 4 su 5, sono positivi alla presenza di una delle 58 molecole che abbiamo analizzato. – spiega a TeleAmbiente, Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento Greenpeace Italia – Il quadro che ne emerge è di una contaminazione diffusa, che interessa soprattutto le regioni del Centro e del Nord Italia“.
Queste sostanze vengono chiamate “inquinanti eterni”. Una volta dispersi nell’ambiente si degradano in tempi lunghissimi e possono contaminare fonti d’acqua e coltivazioni. Purtroppo l’esposizione ai PFAS è stata associata a una serie di effetti negativi sulla salute, tra cui problemi alla tiroide, diabete, danni al fegato e al sistema immunitario, cancro al rene e ai testicoli e impatti negativi sulla fertilità.
Nonostante l’Italia ospiti alcuni dei più gravi casi di contaminazione dell’intero continente europeo (in parti del Veneto e del Piemonte) a oggi i controlli sui PFAS nelle acque potabili sono per lo più assenti o limitati a poche aree geografiche.
Abbiamo sentito sul tema PFAS Jacopo Morrone, presidente Commissione ecomafie: “Ci sono alcune regioni che hanno già provveduto con una norma regionale, non c’è una norma nazionale che possa dare parametri. – spiega a TeleAmbiente Morrone – Ci auguriamo, con la nostra attività d’indagine e d’inchiesta, che si occupa dai rifiuti all’agroalimentare, di fornire una documentazione utile e a disposizione delle istituzioni e degli enti. Abbiamo raccolto nel primo anno oltre 56mila pagine di documenti, un lavoro enorme, a disposizione di tutti quelli che pensano all’ambiente e al territorio“.
PFAS presenti nelle Regioni Marche e Umbria
Nelle Marche sono risultati positivi 10 campioni su 12: i risultati peggiori a Civitanova e Fermo, negativi quelli di Macerata e Falconara. In quasi tutti i casi, la presenza dei Pfas è però molto bassa. Ancona l’unico comune marchigiano nella top 3 italiana per quanto riguarda una di queste sostanze, i PFOS, potenzialmente cancerogeni, con 5.3 nanogrammi al litro.
Marta Ruggeri, Consigliera regionale Marche, in seguito ai dati diffusi da Greenpeace, ha depositarto un’interrogazione in Consiglio regionale per accendere un faro su questo tipo di inquinamento ambientale, ancora poco percepito dalla popolazione.
In Umbria, invece, Umbra Acque ha smentito “integralmente” i dati diffusi. “Dalle analisi effettuate dall’ARPA, soggetto preposto ai controlli che utilizza metodi di campionamento affidabili e certificati, dal 2018 non è mai stata rilevata la presenza di PFAS nell’acqua distribuita ai nostri utenti”, si legge in un comunicato stampa diffuso da Umbra Acque.
Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento Greenpeace Italia, ha risposto che “è opportuno sottolineare, in base alle nostre conoscenze e competenze su queste sostanze maturate negli anni, che una serie di dati in cui i PFAS sono assenti non costituiscono una garanzia dell’assenza di contaminazioni passate o future“.
Cosa sono i PFAS
Le sostanze per- e polifluoroalchiliche vennero sintetizzate per la prima volta alla fine degli anni ’30, dall’azienda chimica DuPont. I PFAS sono nati per errore, da una reazione chimica che generò una strana polverina dalle capacità incredibili. Queste sostanze infatti hanno proprietà idrorepellenti e oleorepellenti, oltre ad essere molto resistenti alle alte temperature. Per questo i PFAS iniziarono ad essere impiegati in moltissimi rami dell’industria e negli anni sono diventati composti onnipresenti in una grande varietà di prodotti.
Il gruppo di sostanze chimiche denominate PFAS è molto vasto e non di tutte queste molecole si conoscono gli effetti su ambiente e salute. Ciò che è noto è che gli inquinanti eterni sono così definiti per un motivo: si accumulano nell’ambiente. Ciò comporta l’inquinamento di terreni e acqua, che finiscono per alterare gli ecosistemi e per contaminare anche l’organismo umano.
La ricerca condotta dalla Keck School of Medicine della University of South California (USC) e pubblicata sul Journal of exposure science & environmental epidemiology, evidenzia come le comunità esposte ad acqua potabile contaminata da Pfas abbiano un’incidenza più alta – fino al 33% in più – di alcuni tipi di cancro.
Un’inchiesta “The Forever Pollution Project”, realizzata da 14 giornalisti europei, ha mostra che l’inquinamento da Pfas è più alto di quanto in realtà si sappia pubblicamente. I giornalisti hanno raccolto 100 set di dati per costruire una mappa unica nel suo genere sulla contaminazione da PFAS in Europa.
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