Dopo circa 12 anni di dibattiti e polemiche si potrĂ produrre vino analcolico anche in Italia. Il Masaf recepisce finalmente una norma europea e con il decreto ministeriale n° 672816 del 20 dicembre 2024, autorizza i produttori italiani a realizzare e commercializzare vino alcol free, in linea con il regolamento UE 1308/2013. Attraverso la redazione di BuoneNotizie.it scopri di piĂ¹ sul vino analcolico e dove trovarlo.
La firma del decreto da parte del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida trova l’approvazione e il plauso delle maggiori associazioni di settore come Federvini, Uiv, e Assoenologi.
Vino analcolico: sì, ma con regole chiare
Conformemente alle modalità stabilite dal decreto, anche in Italia sarà possibile ridurre parzialmente o totalmente il tenore alcolico dei vini, ottenendo così un vino analcolico, un prodotto nuovo che ha una componente alcolica che va da 0 a 0,5% (dealcolati), e da 0,5% a 8,5% (parzialmente dealcolati). Sono esclusi dal procedimento i vini Igt, Doc e Docg.
La maggior parte delle associazioni dell’intera filiera di settore, divise per anni tra oppositori e sostenitori, esprimono positivitĂ verso la scelta del provvedimento. Â«Ăˆ un risultato significativo per il comparto vitivinicolo italiano, in una cornice normativa che non lasciava molti margini di manovra» afferma la presidente di Federvini Micaela Pallini.
«Molte grandi aziende, cooperative, ma anche imprese private, sono interessate a dotarsi di un impianto di dealcolazione ora che in Italia è consentito, prima, infatti, erano costrette ad andare all’estero e questa è una conquista» ribadisce Paolo Castelletti, segretario generale di Unione Italiana Vini. Anche Assoenologi si apre alla novità perché «il mondo del vino è chiamato a esplorare nuovi mercati» dichiara Riccardo Cotarella, ma «servono regole chiare. I no alcol non devono essere confusi con i vini tradizionali» conclude lo stesso presidente di Assoenologi.
Vino dealcolato: un’opportunità e un’alternativa al mercato tradizionale
Superare un vuoto normativo lungo oltre un decennio, fare di necessitĂ virtĂ¹, e soprattutto far cadere un tabĂ¹ nel Paese culla della dieta mediterranea, nonchĂ© maggior produttore al mondo di vino. Grazie al decreto, infatti, l’Italia cede alle pressioni europee.
Secondo Castelletti «in Italia c’è un’intera vendemmia di vino invenduto che giace nelle cantine, circa 40 milioni di ettolitri. La dealcolazione è una possibilità per ridurre le giacenze. Nonché un’alternativa per tutti quelli che non bevono o non possono bere alcol, circa il 70% della popolazione mondiale». Nonostante numerosi produttori continuino a opporsi, il vino analcolico potrebbe aiutare a diminuire giacenze di cantina importanti. A causa delle ultime tendenze, infatti, secondo i dati forniti dall’Analisi Osservatorio Uiv/Ismea, risulta un -12% di vendite di vino fermo nel 2024 rispetto al 2019.
La possibilità di produrre e vendere vino analcolico in Italia e all’estero è utile per perseguire le trasformazioni del mercato globale del vino, che si stanno attestando su prodotti con contenuto alcolico basso o nullo. Ma la vera sfida da cogliere secondo Cotarella è quella di garantire la qualità : «Produciamo pure vini alcol free, ma facciamolo con la qualità e l’attenzione che contraddistinguono i nostri prodotti».
Vino analcolico: dove trovarlo
Se fino a qualche anno fa non lo era, in Italia oggi è semplice reperire informazioni sul vino analcolico e dove trovarlo. Dal supermercato all’enoteca, dal ristorante al negozio on line sono in grado di fornire prodotti di aziende italiane e non. In rete esistono siti interamente dedicati alla vendita di vino dealcolato bianco, rosso, rosato o spumantizzato. Tra i tanti ricordiamo le piattaforme decĂ¡ntalo.it, alternativazero.com, zeroalcol.com, myalcolzero.it, vinello.it, tannico.it e amazon.it.
Anche la grande distribuzione organizzata, tra tutti Conad e Coop, ha fatto passi da gigante dedicando aree organizzate e piccoli corner nei punti vendita, o dando la possibilità di trovare il vino analcolico direttamente sul sito internet aziendale. Tra le aziende produttrici apripista, fino ad oggi costrette a produrre all’estero, ricordiamo, invece, Argea, Doppio Passo, Hofstatter, Mionetto, Schenk, Varvaglione e Zonin. Anche queste offrono i loro prodotti on line e nelle loro reti commerciali.
Una novitĂ , insomma, che riguarda tutti, anche i consumatori che scelgono di bere moderatamente o di astenersi completamente dall’alcol a causa del nuovo Codice della strada. Il decreto rappresenta un punto di svolta nel panorama vitivinicolo italiano. Apre nuove prospettive per i produttori e soddisfa le esigenze di un pubblico sempre piĂ¹ vasto e diversificato come quello dei piĂ¹ giovani.
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