Nel 2024 il valore mondiale dei pagamenti digitali “ha superato di poco i 17 mila miliardi di dollari americani” e “per il 2025 le proiezioni indicano una crescita fino a oltre 20 mila miliardi, per arrivare a sfiorare i 37 mila miliardi nel 2029“, secondo alcune stime. A snocciolare i dati è stata la vice direttrice generale della Banca d’Italia, Alessandra Perrazzelli, intervenendo in video collegamento all’European Women’s Payments Network Italy Event che si è tenuto nella sede di EY a Milano. Ha aggiunto: “Nel primo semestre del 2024, a livello globale, l’industria dei pagamenti ha attirato investimenti per oltre 21 miliardi di dollari, rappresentando la destinazione principale dei capitali raccolti dal settore fintech“. Presenti all’incontro: Gigliola Falvo, Board Member Matica Fintech, Barbara Nicoli, Nexi Marketing Director for Cards and Digital Payments, Maria Teresa Minotti, Country Sr Director PayPal, Laura Furlan, GM Poste Pay, Rita Camporeale, ABI Head of Payments.
Per la vice dg di Bankitalia “il settore dei pagamenti ha, oggi più che mai, una valenza strategica. Le frizioni geopolitiche apparse a livello globale si riverberano non solo sulle catene di approvvigionamento e sul commercio: l’acuirsi delle tensioni internazionali e dei conflitti rischia di accrescere la frammentazione dei sistemi di pagamento, in particolare cross-border, attraverso l’emergere di nuove soluzioni con limitata o nulla interoperabilità, riducendo i benefici che da questa discendono”. Tali “criticità sono all’attenzione del G20 e della comunità internazionale”, ha sottolineato Perrazzelli. E ha aggiunto: “Il mercato dei pagamenti, per la sua vicinanza ai bisogni delle persone e dell’economia, ha la caratteristica di innovarsi nel continuo, proponendo soluzioni aggiornate ai tempi. Negli ultimi anni, su questo processo, hanno inciso in larga misura tre forze: la tecnologia, la regolamentazione e la domanda dei consumatori, specie quelli appartenenti alle generazioni più giovani, maggiormente orientati verso soluzioni digitali”.
E non ha mancato di sottolineare la grande questione: “Mancano le soluzioni di pagamento paneuropeo e su questo è necessario intervenire al più presto. Anche perchè, occorre ricordarlo sempre, l’inclusione finanziaria inizia dai pagamenti“. Qui il riferimento va anche e soprattutto al ruolo della donna, oggetto predominante del panel: “Bisognerebbe migliorare la cultura tecnologica delle donne. Se non lo si fa, il rischio è dell’esclusione. In Italia la cultura tecnologica e dunque finanziaria delle donne è tra le più basse in Europa da sempre e continua ad esserlo”.
Già, perchè la relazione esistente tra donne e pagamenti è un aspetto relativamente poco indagato. “Nel complesso, la situazione delle donne italiane presenta luci ed ombre, tuttavia si notano progressi”, fanno sapere le interlocutrici del panel. In Italia, in particolare, “in un quadro tutto sommato positivo, restano comunque margini di miglioramento, soprattutto nell’utilizzo degli strumenti più innovativi. Il 62% delle donne possiede soluzioni di pagamento mobile, percentuale che sale al 67%” e “il 34% delle donne è poco o per nulla informata sui pagamenti istantanei, uno degli elementi fondanti della strategia dei pagamenti al dettaglio dell’Eurosistema, rispetto al 31% degli uomini”. Per la vice dg di Bankitalia “è plausibile che queste differenze siano una diversa manifestazione del ben più consistente divario di genere registrato in altri ambiti dell’attività economica, come la minore partecipazione femminile al mercato del lavoro e il differenziale negativo nelle retribuzioni a parità di mansioni” e “intervenire è possibile, affinché gli avanzamenti tecnologici beneficino tutti e sia scongiurato il rischio che la digitalizzazione diventi una fonte di esclusione”.
E a che punto siamo in Italia con l’utilizzo del contante? Gli italiani restano “ancora affezionati” ai pagamenti tramite contante, ma l’adozione di strumenti digitali è in “forte crescita”, ha precisato Alessandra Perrazzelli. “I dati sulle abitudini degli italiani mostrano ancora l’affezione per modalità tradizionali di pagamento”, ma è “evidente che la domanda di soluzioni digitali sia in forte crescita, complice anche la pandemia, che ha favorito la diffusione di strumenti cashless.
Secondo recenti rilevazioni condotte dall’Eurosistema, in Italia oltre il 60% delle transazioni al dettaglio al punto di vendita fisico sono effettuate utilizzando il contante, quasi un terzo tramite carte di pagamento e quasi il 5% impiegando soluzioni mobile. Rispetto a soli cinque anni fa, l’incidenza del contante si è ridotta del 20%, quella delle carte è raddoppiata e gli strumenti più innovativi continuano a guadagnare terreno”.
Secondo Perrazzelli l’Italia si muove in linea con le tendenze affermatesi nel resto del mondo. A livello globale, “oltre il 70% delle interazioni tra cliente e banca avviene ormai attraverso canali digitali”, ha ricordato e ha sottolineato come “l’aumento dei pagamenti peer-to-peer e di quelli elettronici contribuisce all’ulteriore riduzione dell’uso del contante”. Secondo la vice dg della Banca d’Italia “l’adozione di metodi di pagamento innovativi è influenzata da una serie di fattori, tra cui il livello di maturità digitale della popolazione, il quadro normativo, la competitività del mercato e la fiducia dei consumatori verso le nuove soluzioni. Tale contesto non fa venir meno l’impegno delle banche centrali per preservare la disponibilità del contante, assicurando che esso rimanga sempre un’opzione di pagamento: la libertà di scegliere come pagare è infatti essenziale per assicurare l’inclusione finanziaria di tutti i gruppi della società”.
Quanto alle stablecoin, “è opportuno mantenere un atteggiamento prudente e valutare attentamente i rischi legati all’adozione diffusa delle stablecoin, diverse dalla moneta elettronica tokenizzata, come mezzo di pagamento”, è quanto emerso nel corso della discussione. Le stablecoin sono un tipo di criptovalute il cui valore è ancorato a un altro asset, come una valuta fiat o l’oro, per mantenere un prezzo stabile. Perrazzelli ha ricordato che tra i “significativi” provvedimenti promossi dalla Commissione europea “volti adeguare il framework normativo alle innovazioni tecnologiche”, la “Markets in Crypto-Assets Regulation (MiCA), che definisce le regole per l’emissione e l’offerta di servizi relativi alle cripto-attività nell’Ue” prevede “un quadro normativo specifico per le stablecoin, definendo ad esempio requisiti di riserva e di trasparenza, per garantire la stabilità del sistema finanziario”.
Infine, ha fatto sapere Maria Teresa Minotti, country senior director di PayPal, l’evoluzione dei pagamenti digitali “richiede una maggiore consapevolezza sulla condivisione dei dati e sulla loro protezione. I dati condivisi durante il processo di pagamento devono essere protetti e sicuri. È vero c’è stata un’apertura a processi di acquisto e pagamento da parte di operatori non propriamente finanziari. Credo che dal punto di vista dell’accessibilità e dell’interoperabilità la protezione dei dati e la prevenzione delle frodi siano fondamentali. Il poter effettuare pagamenti in tempi molto rapidi è qualcosa che già sta avvenendo, ma non tutti siamo pronti a questo”.
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