La digitalizzazione ridefinisce anche il modo in cui gli individui e le imprese interagiscono con il denaro. L’adozione di tecnologie come il cloud computing, blockchain e l’AI apre nuove possibilità per i pagamenti digitali. La crescente domanda di strumenti di pagamento online, mobile e istantanei dimostra che i consumatori sono sempre più orientati verso esperienze senza soluzione di continuità e on-demand. Tuttavia, questa transizione comporta anche rischi significativi, tra cui quello legato alle vulnerabilità informatiche, alla dipendenza da infrastrutture tecnologiche esterne e la concentrazione di potere in mani non europee. Che sia necessario integrare l’euro digitale per favorire il mercato unico dei servizi di pagamento è oramai opinione condivisa, per capire come seguiamo le tracce emerse di recente in occasione della recente Crypto Asset Lab Conference, a Milano.
Due fattori principali stanno trasformando il panorama dei pagamenti e della finanza. Il primo è appunto la digitalizzazione. Lo sviluppo accelerato delle tecnologie digitali ha creato nuovi mercati, ma continua a generare una domanda crescente di soluzioni di pagamento innovative. Le abitudini dei consumatori si stanno rapidamente spostando verso il digitale, con un impatto significativo sulle modalità di interazione economica. Il secondo punto è la frammentazione geopolitica, perché in un contesto globale sempre più polarizzato, l’assenza di un’infrastruttura paneuropea per i pagamenti rende i Paesi della zona euro vulnerabili alle soluzioni offerte da attori esterni, inclusi i principali schemi internazionali e le stablecoin. Sono i fattori che, secondo Piero Cipollone, membro del Comitato Esecutivo della Banca Centrale Europea, “stanno ridefinendo il mandato della Bce, che è chiamata a bilanciare innovazione, stabilità e sovranità monetaria”.
Lo deve fare in un contesto di rapida evoluzione delle abitudini di pagamento dei consumatori europei. Secondo l’indagine Space della Bce, la quota dei pagamenti online è raddoppiata tra il 2019 e il 2024, passando dal 18% al 36% del valore totale dei pagamenti giornalieri non ricorrenti. Anche i pagamenti con carta, sia online che in negozio, dominano il mercato, mentre il contante continua a perdere terreno (dal 54% nel 2016, al 39% nel 2024).
Un altro dato significativo è l’incremento nell’uso di soluzioni mobili, che rappresentano una parte sempre più rilevante dell’ecosistema dei pagamenti.
Tuttavia, questa transizione digitale avviene in un quadro in cui l’Europa non dispone ancora di una soluzione di pagamento digitale unificata. Che è di fatto il vero problema. Oggi infatti non esiste una soluzione di pagamento digitale europea che copra l’intera area dell’euro.
La dipendenza dagli schemi internazionali è evidente: 13 dei 20 Paesi della zona euro non hanno un proprio “schema nazionale” per le carte di pagamento, affidandosi invece a reti straniere che gestiscono il 65% delle transazioni elettroniche. Questa situazione non solo rappresenta una vulnerabilità economica, ma solleva anche preoccupazioni in termini di sovranità monetaria. Inoltre, la penetrazione di soluzioni di pagamento straniere, insieme al crescente interesse per le stablecoin e le valute digitali private, evidenzia l’urgenza di sviluppare alternative europee. Un esempio concreto è rappresentato dalla crescente adozione di stablecoin per gli acquisti online, che minaccia di erodere ulteriormente il controllo dell’Europa sulle proprie infrastrutture monetarie.
La strategia della Bce per i pagamenti
Proprio per affrontare queste sfide, la Banca Centrale Europea avrebbe definito una strategia che da un lato mira a promuovere soluzioni di mercato paneuropee, per cui sostiene iniziative private che soddisfano criteri rigorosi per creare soluzioni di pagamento unificate e governate a livello europeo. Insieme a questo, la diffusione dei pagamenti istantanei rappresenta una priorità chiave per aumentare la velocità e l’efficienza dei trasferimenti di denaro. Una strategia che vorrebbe mirare a far sì che i consumatori europei possano accedere a strumenti di pagamento moderni e competitivi, senza compromettere la sicurezza e la stabilità del sistema. Rientra all’interno di questa strategia anche il progetto di Euro Digitale, cui abbiamo accennato già in altre occasioni. Questo strumento digitale è concepito per complementare il contante e rappresenta un passo avanti nella digitalizzazione della moneta della banca centrale. I principali vantaggi del digitale euro sarebbero la disponibilità a tutti i cittadini europei, con un design che garantisce il massimo rispetto della privacy, la possibilità di utilizzare la valuta anche senza connessione Internet, aumentandone la versatilità, ma soprattutto la costruzione del progetto interamente su tecnologie e infrastrutture europee.
Attualmente, il progetto è nella fase di preparazione (2023-2025), durante la quale la Bce sta definendo le regole operative, selezionando i fornitori di servizi e sviluppando piani di test e implementazione. L’eventuale emissione del digitale euro sarà considerata solo dopo l’approvazione del processo legislativo dell’Unione Europea ma i primi use case dovrebbero vedere la luce già a partire da novembre 2025.
Intanto la Bce sta esplorando anche sistemi avanzati come la distributed ledger technology (Dlt) per i pagamenti wholesale. Questa tecnologia avrebbe il potenziale di incrementare l’efficienza attraverso la combinazione di trading, regolamento e custodia in un’unica piattaforma, operativa 24/7 e con regolamenti istantanei, ridurre le barriere di ingresso favorendo l’accesso delle piccole e medie imprese ai mercati dei capitali ed automatizzare i processi grazie anche all’utilizzo degli smart contract.
Nel campo dei pagamenti transfrontalieri, infine, la Bce sta lavorando su iniziative per migliorare l’interconnessione tra i sistemi di pagamento. Tra queste, il potenziamento del sistema Tips (Target Instant Payment Settlement) – basato sul più conosciuto sistema Sepa – per supportare pagamenti multivaluta e la creazione di uno schema di pagamenti istantanei “one-leg out” per le transazioni al di fuori dell’area euro.
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