Incidente Marina di Massa potenziale minaccia per il Santuario Pelagos

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 


Il 15% del traffico marittimo globale si concentra in Mediterraneo

L’incidente della nave cargo Guang Rong arenatasi su un pontile a Marina di Massa riaccende i riflettori su quanto il Mediterraneo sia un bacino estremamente delicato, scrigno di biodiversità, in cui si concentra il 15% del traffico marittimo mondiale. Ora l’attenzione è sullo sversamento del carburante che dalla nave cipriota potrebbe essersi riversato in mare con effetti inquinanti imprevedibili, ma potenzialmente molto impattanti per questo ecosistema molto delicato. Purtroppo il binomio tra eventi climatici sempre più intensi e traffico marittimo è esplosivo e destinato a creare sempre più alti livelli di rischio: a soffrirne le conseguenze sono le comunità che vivono delle risorse marine in buona salute come pesca, turismo, e la stessa biodiversità.

Il WWF segnala che la nave, secondo alcune fonti di stampa, era stata già fermata  nel 2023 dalla Guardia Costiera di Genova per gravi deficienze in violazione delle normative internazionali in materia di salvaguardia della vita umana in mare, protezione dell’ambiente marino e sicurezza della navigazione. Ci si chiede quindi se da allora siano state  recuperate le carenze e, in caso contrario, come queste siano collegabili all’ultimo incidente. 

EFFETTI SU BIODIVERSITA’ ED ECONOMIE

Microcredito

per le aziende

 

Un incidente di sversamento in Mediterraneo rischia di avere non solo conseguenze ambientali, ma e anche impatti pesanti sull’economia locale. Il settore della pesca, già minacciato dal sovrasfruttamento e dai cambiamenti climatici, rischia di subire perdite significative a causa della contaminazione delle acque e della moria di specie ittiche commercialmente rilevanti. Anche, il turismo costiero, una delle principali fonti di reddito per molte regioni mediterranee, potrebbe risentire di un drastico calo delle presenze dovuto al degrado ambientale, alla chiusura delle spiagge e alla percezione di un mare inquinato. Questi impatti combinati si possono tradurre in danni economici ingenti, con ripercussioni dirette su imprese, lavoratori e intere comunità che dipendono dalle risorse marine per la loro sussistenza.

IL TRAFFICO MARITTIMO NEL MEDITERRANEO

Sebbene copra appena l’1% degli oceani globali, il Mediterraneo è uno dei mari più trafficati al mondo. La presenza di navi è aumentata significativamente negli ultimi decenni, raggiungendo circa il 15% dell’attività marittima mondiale e il 20% del commercio marittimo globale, con circa 200.000 navi che attraversano le sue acque ogni anno. L’aumento del traffico marittimo unito all’aggravarsi delle condizioni climatiche comporta un rischio crescente di incidenti, come le  collisioni tra le navi e i grandi mammiferi marini.

LE RICHIESTE DEL WWF:

Per tutelare il nostro ambiente marino e rendere sostenibile l’intenso traffico marittimo , il WWF da diversi anni chiede   :

  1. : Ritiro delle petroliere prive di doppio scafo e costruite prima del 1982 da tutti i porti italiani, fissando una durata massima di attività per le navi che trasportano sostanze pericolose a 23 anni dal varo.
  • : Implementazione di zone off-limits e regole più severe per la navigazione nelle aree marine protette, come il Santuario dei Cetacei.
  • : Adozione di tecnologie avanzate per la prevenzione degli incidenti e la gestione degli sversamenti

: Collaborazione con armatori e compagnie di trasporto per ridurre le emissioni del settore, attraverso l’adozione di carburanti a basse emissioni e l’implementazione di misure incentivanti.

Chi inquina deve pagare: oggi questo può avvenire sia attraverso alcune previsioni normative contenute nel Testo Unico Ambientale (D.lgs. n. 152/2006) sia grazie alla legge n. 68/2015 sugli ecoreati che prevede tra i nuovi delitti anche l’inquinamento e il disastro ambientale.

foto ANSA

L’INQUINAMENTO IN MARE

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

Gli oceani e le acque costiere ricevono l’80% dei rifiuti e degli inquinanti da una molteplicità di fonti terrestri; il restante 20% proviene dall’industria navale, dalla pesca e da altre fonti marine. Ogni anno, circa 400 milioni di tonnellate di sostanze inquinanti vengono scaricate in mare. Il mare, infatti, oltre ad essere il collettore finale di tutto ciò che arriva dalla terra, è anche una delle “autostrade preferenziali” per il trasporto di sostanze chimiche. Si stima che circa 2.000 diverse sostanze chimiche utilizzate dall’uomo siano regolarmente trasportate via mare e sversamenti accidentali sono la principale causa di inquinamento chimico marino su larga scala. Negli anni se ne sono verificati molti, di cui in alcuni casi ne stiamo ancora pagando le conseguenze.

L’impatto di queste sostanze ha effetti incredibilmente dannosi per le specie marine, molte delle quali a rischio di estinzione.  Le sostanze tossiche possono persistere per anni, accumulandosi nella catena alimentare e causando danni irreversibili alla fauna, alla flora e alle comunità costiere che dipendono dal mare per il loro sostentamento. Cetacei, tartarughe marine e squali, al vertice della catena alimentare, sono particolarmente vulnerabili all’inquinamento chimico: possono ingerire sostanze tossiche attraverso le prede contaminate o subire danni diretti alla salute, compromettendo la loro capacità di riproduzione e sopravvivenza.

IL SANTUARIO PELAGOS

L’area dell’incidente ricade all’interno del Santuario Pelagos, un’area marina protetta di eccezionale valore ecologico, istituita per tutelare la straordinaria biodiversità del Mediterraneo. Qui trovano rifugio otto specie di cetacei regolari, tra cui il capodoglio, la balenottera comune, il raro zifio, la stenella striata e il tursiope, che popolano abitualmente queste acque insieme a una ricca megafauna marina. Tra le specie più vulnerabili figurano le tartarughe marine, diverse specie di squali e razze e la foca monaca, uno degli animali più minacciati del Mediterraneo. Un incidente in questa zona avrebbe conseguenze devastanti, compromettendo l’equilibrio dell’intero ecosistema marino e mettendo a serio rischio la sopravvivenza di specie già fortemente minacciate.




Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Source link