Perché Giorgia Meloni è indagata: la differenza con l’avviso di garanzia

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di Capital Web

La giurista Vitalba Azzollini, ospite di Edoardo Buffoni e Doris Zaccone al TG Zero, chiarisce tutti i punti poco chiari della denuncia fatta alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ai Ministri Piantedosi e Nordio e al Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Alfredo Mantovano, che sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla Procura di Roma, nell’ambito del caso del rimpatrio del libico Almasri.

Cosa è successo

La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni con un video sui social media ha annunciato che c’è un’indagine a suo carico e a carico del Ministro della Giustizia Nordio, degli Interni Piantedosi e del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano per quanto riguarda il famoso caso del Generale libico Almasri, che era stato arrestato e poi liberato e ora è tornato con un volo di Stato in Libia. Con la giurista Vitalba Azzolini chiariamo i passaggi formali e quello che è realmente successo, al di là della propaganda.

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L’avviso di garanzia

Edoardo Buffoni: “Nel video postato sui social network, Giorgia Meloni dice di aver ricevuto un avviso di garanzia. È così? E se non è così, cosa ha ricevuto?”

Vitalba Azzolini: “No, non ha ricevuto un avviso di garanzia. Meloni, Piantedosi, Nordio e Mantovano, hanno ricevuto la comunicazione di essere stati iscritti nel registro delle notizie di reato. Cosa vuol dire? Significa che c’è una denuncia a loro carico e che quindi sono stati iscritti a questo registro, come si deve fare quando arriva una denuncia. L’avviso di garanzia è cosa diversa: serve infatti agli imputati, una volta iniziate le indagini affinché ne possano venire a conoscenza e quindi nominare un difensore per essere tutelati nel momento della raccolta delle prove o altro, che può essere molto delicato. Tra l’altro, il Procuratore della Repubblica non poteva che iscriverli nel registro degli indagati delle notizie di reato, quindi non mandare avvisi di garanzia, perché a lui non compete fare alcuna indagine, questo lo dice chiaramente la legge. Quindi non può essere un avviso di garanzia.”

La denuncia dell’avvocato Ligotti

Edoardo Buffoni: “Quindi l’avvocato Luigi Ligotti ha denunciato la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e gli altri, la Procura di Roma la preso in carico questa denuncia e ne ha dato comunicazione ai diretti interessati. Adesso, questo incartamento andrà al tribunale competente che è il Tribunale dei Ministri, giusto?”

Vitalba Azzolini: “Esattamente. Si tratta di ipotesi di reati (peculato, favoreggiamento) commessi dai Ministri e da Giorgia Meloni nell’esercizio delle loro funzioni ed è questo che è previsto dalla Costituzione e dalla legge. I fatti devono essere valutati da questo collegio di giudici che è denominato “Tribunale dei Ministri”. Questo tribunale ha adesso 90 giorni per valutare se andare avanti o archiviare.”

Il Procuratore della Repubblica Lo Voi ha fatto un atto dovuto?

Doris Zaccone: “Se il Procuratore della Repubblica Lo Voi non avesse inviato questa comunicazione, che non è un avviso di garanzia, avrebbe violato la legge, era obbligato a farlo? Questo significa “atto dovuto”?

Vitalba Azzolini: “Sì, questo vuol dire “atto dovuto”. Il diritto fa un sorta di vivisezione degli atti, attenzione: qui dobbiamo ancora di più scindere, dividere e valutare nelle varie fasi l’atto compiuto dal Procuratore Lo Voi. Abbiamo detto che Lo Voi riceve la denuncia dell’avvocato Ligotti che, ai sensi del Codice di Procedura Pensale, prende questa denuncia e la legge per fare una valutazione minimale e cioè verificare che sia rappresentato un fatto determinato e non inverosimile, che gli interessati siano specificamente lì indicati e che sia indicato anche il reato riscontrabile. Abbiamo detto prima che il Procuratore non può fare indagini, quindi è proprio una valutazione minimale la sua, quindi: se lui reputa che non ci siano cose fantasiose e che il resto sia sufficientemente indicato con precisione, decide a quel punto di trasmetterlo al Tribunale dei Ministri ed è tenuto, è obbligato a darne notizia agli interessati.”

L’arresto del Generale Almasri

Edoardo Buffoni: “Dunque, l’avvocato Luigi Ligotti accusa il governo di favoreggiamento e peculato. Il nodo della questione è che forse il governo avrebbe potuto, al contrario di quanto dice, arrestare il Generale Almasri, sulla base della Corte Penale Internazionale?”

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Vitalba Azzolini: “Non solo avrebbe potuto, ma avrebbe dovuto. Siamo obbligati come Governo Italiano, come Italia, con la sottoscrizione dello Statuto di Roma che regola la giurisdizione della Corte Penale Internazionale, siamo obbligati a sottostare alla giurisdizione della Corte e a cooperare con essa. In particolare, i rapporti con la Corte, sono mantenuti dal Ministro della Giustizia. La legge, quella che determina la procedura dell’arresto, prevede che il provvedimento cautelare sull’indagato sia richiesto dal Ministro della Giustizia. In questo caso, sappiamo che l’irritualità dell’arresto del Generale Almasri era causata dal fatto che era avvenuto senza una preventiva richiesta del Ministro della Giustizia Carlo Nordio ma il Ministro, dopo l’arresto, è stato immediatamente informato. Dall’atto della Corte d’Appello sappiamo che la Digos lo aveva informato il 19 di gennaio, due giorni prima della liberazione. Addirittura il 20 gennaio, anche il Procuratore della Repubblica lo aveva informato, pur non essendo tenuto a farlo. Quindi c’è una prima informativa il 19 gennaio, una seconda il 20 gennaio e un’altra informativa ancora, secondo quello che dice la Corte Penale Internazionale in un comunicato divulgato il 22 gennaio: l’aver trasmesso il mandato di arresto per Almasri a sei Paesi tra cui l’Italia e addirittura di aver svolto un’attività volta ad accertare la corretta ricezione dell’atto. Per ben 3 giorni il Governo aveva l’informazione decidendo di non fare niente.”

Ascolta l’intervista integrale:

L’ordine della Corte Penale Internazionale

“Tra l’altro, la Corte Penale Internazionale ha chiesto al Governo Italiano un’apposita informativa sul perché non sia stato adempiuto l’ordine di catturare il Generale libico Almasri, ed è la prima volta che ciò accade in Europa, che un ordine della Corte Penale Internazionale sia disatteso.”

Ascolta il podcast “Radiosveglia” di Edoardo Buffoni sulla vicenda:

Perché Giorgia Meloni è indagata

Il caso Almasri esploso in queste ore, riguarda il suo arresto in Italia. Il Generale libico è stato arrestato ma rimandato il Libia dopo soli tre giorni, nonostante su di lui pendesse un mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale dell’AIA. Questa Corte, dopo 13 anni di indagini, ha deciso che Almasri deve essere processato perché ha ucciso o fatto uccidere, torturato e abusato, decine di migranti rinchiusi nelle carceri libiche, sotto il suo comando. Molte testimonianze inchiodano il Generale Almasri, ma lui è potuto tornare il Libia senza essere trasferito all’AIA. Perché? Perché il governo Meloni ha deciso di non eseguire il mandato d’arresto, con la scusa che i giudici non l’avevano convalidato in tempo. Ma la legge è chiara: è nei poteri del Ministro della Giustizia far arrestare un ricercato internazionale. Sicuramente Giorgia Meloni avrà avuto i suoi motivi per non far arrabbiare la Libia, ma il 28 gennaio è arrivata la notizia che lei, con i Ministri Nordio e Piantedosi e Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano sono indagati perché un avvocato italiano, Luigi Ligotti, ha sporto una denuncia. Ma questo non vuol dire che ci sarà un processo contro Meloni e i Ministri perché hanno lasciato libero Almasri, la denuncia di un cittadino non vuol dire nemmeno che si indagherà sul caso. Ma la Premier ha voluto utilizzare questa denuncia come un’arma per accusare i magistrati di volerla perseguitare.



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