Romagna: viaggio tra sapori ritrovati

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Procedura celere

 


Si chiama Il Famoso, ma è stato a un passo dall’oblio. Vitigno a bacca bianca, citato in un documento del 1437, ha rischiato di scomparire, come altri in terra romagnola, dal Bombino Bianco o Pagadebit al Grechetto Gentile o Rebola, quest’ultimo salvato dalla volontà di 15 vigneron riuniti nell’associazione Rimini Rebola. Guerrieri della terra che combattono per restituire piaceri e sapori in via di estinzione. Vitigni, ma anche ortaggi e frutta, dalla cipolla dell’acqua agli stridoli, dalla pera cocomerina a certe mele che risalgono al tempo degli Etruschi. E varietà di olive che crescono solo da alberi secolari, recuperati da agricoltori che coltivano anche vigne e campi vicino a borghi-gioiello. Dove fermarsi a degustare e fare provviste, scoprendo tesori d’arte.

Coriano e il Podere dei vitigni perduti

Coriano, a una decina chilometri da Rimini, in Valconca, è un borgo dominato da una torre fra i resti di un castello malatestiano (XII-XIV sec.), nonché meta di pellegrinaggio per i fan della moto, in visita al museo Marco Simoncelli, dedicato allo sfortunato pilota. Intorno si dipanano i filari del Podere Vecciano, curato da Davide Bigucci, vignaiolo biodinamico e pervicace nel recuperare vitigni perduti. Seduto sul trattore, racconta di quando era giovane e, presa in mano l’azienda, aveva sentito parlare della quasi scomparsa del Rebola/Grechetto Gentile, bianco dal sapore vellutato approdato in Emilia nel Trecento.

Recuperati i vitigni, Bigucci ha provato a vinificare: “Siamo stati la prima azienda a farlo, un investimento personale”. E ora produce il Grechetto Gentile anche in anfore, fatte arrivare da Georgia e Armenia, “secondo una tecnica antichissima”. Poi parla del Bombino Bianco, vitigno del Pagadebit, vino salvato e ora identitario della Romagna, e del Famoso, che definisce “un vino orfano: non si riesce a certificare il suo dna, forse dalla Malvasia. Piace molto per l’aperitivo”.

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Procedura celere

 

Al Podere Vecciano si compra, si degusta e le sue bottiglie sono nel menu della Trattoria da Savino, dal 1950 a Coriano, che Slow Food definisce il “baluardo della cucina popolare delle colline riminesi”. Qui vanno in scena gnocchi di zucca con formaggio di fossa, grigliate di carne e i sardonicini che vengono dal mare, erbe di campo selvatiche saltate in padella.

Da Coriano si raggiungono in undici chilometri i borghi arroccati di Monte Colombo e Montescudo, fusi ormai in un comune unico, e il castello di Albereto, con un ristorante panoramico dove il menu cambia ogni giorno. Da non perdere una passeggiata nel bosco di Albereto, appena proclamato area di riequilibrio ecologico, dalla natura incontaminata.

Il borgo di Saludecio e il museo Garibaldi

Sempre in Valconca, tra ulivi e vigneti si annida Saludecio, borgo malatestiano prospero sino all’Ottocento, come testimoniano i palazzi eleganti e la chiesa di San Sisto, con un dipinto di Guido Cagnacci, allievo del Guercino e maestro del Seicento. Nelle ex prigioni della rocca, il museo Giuseppe Garibaldi è nato dalla passione di Michele Ottaviani, che ha raccolto oltre duemila memorabilia rari come il carteggio fra il generale e lo scrittore Victor Hugo o la copertina che Harper’s Weekly dedicò all’Eroe dei due mondi nel 1882.

Ma a sorprendere è il tour fra i murales dedicati alle invenzioni ottocentesche: auto, locomotiva Bayard, cinema Lumière, il primo fumetto di The Yellow Kid, persino tutù e giarrettiere. Galleria all’aperto che si arricchisce ogni estate per Profumo di 800, festival dedicato al XIX secolo. C’è tanto da scoprire qui, anche l’olio bio premiato in Giappone, a New York, in Italia da Gambero Rosso e Slow Food della Tenuta San Giuseppe, produttori da quattro generazioni. Ora se ne occupa Francesca Casadei, mentre il marito Mauro segue la bella locanda Il Belvedere, con stanze dai colori riposanti e un ristorante dal menu stagionale con verdure ed erbe selvatiche dell’orto. La tenuta ha tremila ulivi e 400 alberi di Correggiolo, presidio Slow Food Olivi secolari, varietà rara già apprezzata, pare, dagli Etruschi, da cui si ricava il Centenario, olio evo monocultivar.

Una veduta aerea di Santarcangelo

La cipolla di Santarcangelo

Sul colle di Giove, entroterra riminese, si erge Santarcangelo, riconosciuta Città d’arte per le atmosfere medioevali, il labirinto delle sue misteriose e antichissime Grotte tufacee, la Collegiata con un’opera del Cagnacci e un crocefisso della scuola di Giotto. Il borgo è famoso anche per le tovaglie decorate a ruggine della Stamperia Marchi. E per una cipolla locale, la zvòla da aqua. Ortaggio sopravvissuto “grazie alla volontà di pochi agricoltori, che l’hanno tramandata sino ai giorni nostri”, enfatizza Slow Food, che ne ha fatto un presidio nella sua Arca del Gusto.

È una bionda dalle dimensioni giganti, un tempo coltivata nei solchi d’acqua del fiume Marecchia, “una cipolla dolce, da mangiare cruda, in padella, cotta, o gratinata al forno, perfetta con la salsiccia”: parola di Miriam Francisconi dell’azienda agricola di famiglia L’Arcangelo, che la coltiva a lotta integrata (cioè con una drastica riduzione di fitofarmaci), oltre a erbe e altri prodotti dell’orto dimenticati, come la zucca violina e il carciofo moretto, “e poi gli scarpigni, erba selvatica di campo molto depurativa”, continua Francisconi, “e gli strigoli, un po’ amarognoli, ma con foglie squisite come sugo per le tagliatelle”. Vendita diretta in azienda sin dalle 8: vale la pena di fare qualche acquisto.

Per gustare una zuppa sopraffina con la cipolla dell’acqua, poi, bisogna varcare la soglia della celeberrima Sangiovesa, tempio della cucina regionale, osteria cara a Federico Fellini e Tonino Guerra, con opere di Cagnacci alle pareti. Molti ingredienti vengono dalla Tenuta Saiano, di proprietà, compresi frutti a rischio scomparsa come la pesca buco incavato, così chiamata per il solco profondo, servita in marmellata con la ricotta di capra.

Una bella veduta del paesaggio collinare intorno a Pennabilli.

L’Orto dei frutti dimenticati a Pennabilli

Un’autentica antologia botanica è l’Orto dei frutti dimenticati a Pennabilli, borgo che si dispiega ad anfiteatro nell’Alta Val Marecchia e che ospita la Casa dei mandorli, dove ha vissuto per 23 anni Tonino Guerra, artista, poeta, sceneggiatore. È stato lui a ideare e volere questo museo della memoria vegetale con 19 varietà di mele, 20 di pere, 23 di nocciole, e poi susine, pesche, fichi, ciliegie: percorso botanico e galleria d’arte open air, con installazioni di Guerra, dello scultore Gio Urbinati (1946-2023), le cui opere sono esposte anche nei Musei Vaticani, della ceramista Muki, nome d’arte di Wanda Berasi, musa di Renato Guttuso.

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Un altro vero impegno di archeologia rurale è quello di Valmarecchia Bio Natura, cooperativa di agricoltori biologici che producono grani e cereali antichi quali il farro spelta, citato nella Bibbia, il grano del miracolo (Triticum ramosum) segnalato da Plinio il Vecchio o la calbigia di Romagna, grano tenero scomparso dopo la Seconda guerra mondiale e ritrovato in una banca di germoplasma a San Pietroburgo. Qui si acquistano paste, farine lavorate a pietra, cereali. A Pennabilli persino lo chef Riccardo Agostini, stella Michelin dal 2009 (e quest’anno anche stella verde della sostenibilità), pratica il foraging, raccolta di erbe selvatiche da usare nelle ricette.

Armature della Rocca Malatestiana di Cesena

Bertinoro e l’Albana di Romagna

Si cambia provincia, Forlì-Cesena, per salire a Bertinoro, borgo panoramico votato al vino con la Riserva storica dei Sangiovesi. E terra dell’Albana, bianco simbolo di Romagna che risale a fine Quattrocento, difficile da trovare fuori dalla regione se non passito. Ottimo quello prodotto da un’ex vulcanologa convertita all’enologia, Giovanna Madonia, cantina del Settecento ed etichette per le bottiglie disegnate da Altan. E poi c’è l’Albana maturato su bucce di La Via del Colle, azienda di 34 ettari certificata bio, parte del progetto Sviluppo Rurale Emilia Romagna, passata dai genitori (madre bracciante, padre operaio) ai figli Chiara e Francesco Bandi, laureati rispettivamente in scienze farmaceutiche e in economia civile.

Ed è Francesco a raccontare dei loro vini a fermentazione naturale; di albicocche rare, della pera cocomerina, della passata con pomodori mai coltivati con acqua per ottenere filetti iperasciutti; della scelta di food forest, ecosistema di piante diverse che collaborano fra loro nel produrre frutti. Per esempio, noccioli e tigli favoriscono i terreni da tartufi, una specialità dell’azienda, mentre tigli e piante mielifere, come la rara inula, servono alla loro attività apiaria, basata su 300 alveari. Chiara Bandi invece si occupa di grani antichi e di panificazione: biscotti, pani che durano a lungo, grissini.

Gli ulivi della Turchi Farm

A 13 chilometri da Cesena, dove non bisogna perdere la Rocca e la Biblioteca Malatestiana, Turchi Farm è un frantoio di Balignano, periferia agricola del borgo medioevale di Longiano, che richiede un prequel storico. A metà Quattrocento approdò fra questi colli Amin Saud, mercante turco convertito al cristianesimo, che donò la sua flotta al papa in cambio di terreni. Iniziò quindi a coltivare ulivi, producendo un olio arrivato fino a noi.

Quello della Turchi Farm, appunto, 1.500 piante, di cui 300 plurisecolari, che danno varietà antiche come il Moraiolo, di origine etrusca o romana, ricca di antiossidanti, o la Rossina, propria delle piante centenarie. L’azienda è frantoio e negozio dove acquistare olio, aceto, un amaro preparato con 40 piante selvatiche, sugo a base di strigoli. E poi c’è la loro Locanda della Luna, nove camere fusion fra design e dettagli ottomani, con un ristorante dove trionfano i sapori romagnoli, dai ravioli al filetto avvolto nel guanciale di Mora.

Longiano, il Castello e il teatro

Gloria di Longiano è il Castello Malatestiano, custode della straordinaria raccolta della Fondazione Tito Balestra, cinquemila opere esposte a rotazione, da Sironi a Guttuso, da Morandi a Mafai, da Goya a Chagall. E c’è l’attivissimo Teatro Petrella, che ha visto in scena Gassman e Dario Fo. Accanto, apre nei weekend la Galleria della Maschere, 31 sculture in bronzo dei personaggi della Commedia dell’arte, da Arlecchino a Pulcinella, opera dell’artista e imprenditore locale Domenico Neri.

L’itinerario si conclude al margine dello straordinario ecosistema delle Foreste Casentinesi, che coprono l’80 per cento dell’Appennino tosco-romagnolo. Vicino a Bagno di Romagna, con le sue terme già frequentate dai Romani, c’è la Fattoria dell’autosufficienza, costruita con criteri di bioedilizia e risparmio energetico. Al ristorante dell’agriturismo si consuma quello che producono: ortaggi, frutta, legumi, semi, miele, uova, erbe aromatiche. E grani antichi, come l’orzo mondo o distico Leonessa, recuperato negli anni Ottanta.

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Hanno anche camere e appartamenti nella natura e nel silenzio, perché è un luogo di vacanze detox ma attive, dove praticare equitazione, trekking, Qi Gong, mountain bike. E vicino c’è Remedia, fattoria e laboratorio dove piante e fiori officinali diventano tisane, sali, cosmetici, oli essenziali. Un bell’esempio di intelligenza rurale, che di artificiale non ha proprio nulla.

Un dessert del Castello di Albereto, ristorante ospitato in un magnifico borgo fortificato

Come arrivare

In auto: da Milano a Rimini, autostrada A1, da Roma A24 e A14. Da Rimini si prosegue su strade statali e provinciali per Bagno di Romagna, Saludecio, Pennabilli, Bertinoro, Longiano, Santarcangelo.

In treno: Freccia Rossa e Ic di Trenitalia, fermata Rimini (trenitalia.com), poi bus, info su Start Romagna (startromagna.it).

Dove dormire

1 La Graziosa

Un agriturismo che produce olio, vino, ortaggi, confetture, con ristorante regionale. Le camere Tiglio e Ulivo sono in stile rurale.
Indirizzo: via il Colle 80, Ospedaletto di Coriano (Rn) Tel. 0541.65.77.51 Web: lagraziosa.it Prezzi: doppia b&b da 90 a 140 €

2 Locanda Belvedere

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Mobili di arte povera e design e bioarchitettura per questa locanda tra gli ulivi della Tenuta San Giuseppe. Al ristorante si gustano i prodotti del loro orto o di aziende locali.
Indirizzo: via San Giuseppe 736, Saludecio (Rn) Tel. 0541.98.21.44 Web: belvederesaludecio.it Prezzi: doppia b&b da 100 a 140 €

3 B&b Maison Biagetti

Nel centro storico, tre camere eleganti dai colori chiari. Bel salotto con terrazza.
Indirizzo: Palazzo Biagetti, via Mazzini 16, Santarcangelo (Rn) Tel. 333.44.60.036 (Nicola) Web: bebmaisonbiagetti.it Prezzi: doppia b&b da 80 a 140 €

4 Casa Flora Pennabilli

B&b di gran charme con mobili firmati nell’antica dimora di famiglia, proprio nel cuore di Pennabilli.
Indirizzo: via al Prato 6, Pennabilli (Rn) Tel. 339.22.10.135 Prezzi: doppia b&b da 90 a 110 €

Dove mangiare

5 Trattoria Da Savino

“Baluardo della cucina popolare delle colline riminesi” per Slow Food. Ottimi il piatto di salumi e formaggi con la loro giardiniera, le tagliatelle, le grigliate di carne, le erbe di campo in padella. Vini del territorio.
Indirizzo: via Cavallino 32, Coriano (Rn) Tel. 0541.65.62.06 Web: trattoriadasavino.com Prezzo medio: 35 €

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6 Castello di Albereto

Ristorante in un borgo-castello Luogo del Cuore Fai. Il menu cambia ogni giorno, con grande attenzione agli ingredienti locali.
Indirizzo: via Castello 14, Montescudo-Monte Colombo (Rn) Tel. 0541.86.31.98 Web: castellodialbereto.it Prezzo medio: 40 €, tre menu degustazione da 55, 65 e 90 €

7 Casa Nobili

Qui trionfa il pesce, mai congelato o di allevamento. Il menu cambia secondo il pescato del giorno. Vini regionali e naturali.
Indirizzo: via dei Nobili 12, Santarcangelo (Rn) Tel. 0541.31.34.74 Web: casanobili.it Prezzo medio: 50 €

8 Il Piastrino

Nell’ecoparco Begni, ristorante una stella Michelin dal 2009 e stella verde di cucina sostenibile. Lo chef Riccardo Agostini ha adottato anche il foraging.
Indirizzo: via Parco Begni 9, Pennabilli (Rn) Tel. 0541.92.81.06 Web: piastrino.it Prezzo medio: menu degustazione da cinque portate 75 €, da otto portate 95 €, da dieci portate 125 €

9 Fattoria dell’autosufficienza

Cessione crediti fiscali

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Agriturismo rigorosamente bio e sostenibile, che propone un menu romagnolo stagionale a metro zero: si mangia quello che si produce qui, ortaggi, frutta, farine, uova, miele. Camere (da 112 a 144 €) e monolocali (da 123 a 155 €), escursioni a cavallo, mountain bike, trekking, Qi Gong.
Indirizzo: località Paganico, Bagno di Romagna (Fc) Tel. 335.81.37.979 Web: autosufficienza.it Prezzo medio: 35 €

10 La Sangiovesa

Una delle più famose osterie di cucina romagnola, alle pareti opere di Guido Cagnacci e Tonino Guerra. Hanno botteghe e l’azienda agricola Tenuta Saiano, con camere, che produce anche olio e vino (tenutasaiano.it).
Indirizzo: piazza Simone Balacchi 14, Santarcangelo (Rn) Tel. 0541.62.07.10 Web: sangiovesa.it Prezzo medio: 50 €

11 Da Gorini

Ristorante stellato di Gianluca Gorini, giovane chef che usa erbe e piante spontanee.
Indirizzo: via Verdi 5, San Piero in Bagno (Fc) Tel. 0543.19.08.056 Web: dagorini.it Prezzo medio: percorsi degustazione, 78-98 €

Alcuni tavoli de Il Piastrino di Riccardo Agostini, chef che, dal 2009, ininterrottamente, vanta una stella Michelin.

Dove comprare

12 Podere Vecciano

Cantina biodinamica: Pagadebit, Rebola, Il Famoso e vini in anfora.
Indirizzo: via Vecciano 23, Coriano (Rn) Tel. 0541. 65.83.88 Web: poderevecciano.it

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

13 Tenuta San Giuseppe

Olivicoltori alla quarta generazione, con tremila ulivi e 400 alberi secolari di varietà Correggiolo. Olio extravergine di oliva premiato.
Indirizzo: via San Giuseppe 736, Saludecio (Rn) Tel. 339.62.01.267 Web: tenutasangiuseppe.com

14 Stamperia Marchi

Dal 1633, tessuti e biancheria per la tavola stampata a mano.
Indirizzo: via Cesare Battisti 15, Santarcangelo (Rn) Tel. 0541.62.60.18 Web: stamperiamarchi.it

15 Azienda agricola L’Arcangelo

Qui si coltiva a lotta integrata. Vendita diretta di ortaggi rari, come cipolle dell’acqua, rosole, stridoli, carciofi violetti, erbe speraine, liscari, scarpigni.
Indirizzo: via dell’Urso 876, Santarcangelo (Rn) Tel. 0541.62.23.91 Web: agricolalarcangelo.it

16 La Via del Colle

Vigneti, oliveti, boschi adibiti alla raccolta di tartufo, seminativo, ortofrutta e 300 alveari. Grano saraceno e grani antichi, prodotti da forno, vini a fermentazione spontanea.
Indirizzo: via Colllinello 1501, Bertinoro (Fc) Tel. 0543.44.52.83 Web: laviadelcolle.it

17 Cantina Giovanna Madonia

Azienda vinicola di una ex vulcanologa: Sangiovese doc Superiore e Riserva, Albana docg secco e passito.
Indirizzo: via De’ Cappuccini 130, Bertinoro (Fc) Tel. 0543.44.43.61 Web: giovannamadonia.it

18 Valmarecchia Bio Natura

Cooperativa di agricoltori bio che producono varietà di grani perduti e li lavorano in un mulino a pietra.
Indirizzo: strada Marecchiese 3, Pennabilli (Rn) Tel. 353.47.10.130 Web: valmarecchiabionatura.com

19 Turchi Farm

Azienda agricola e frantoio: uliveto con 1.500 piante, di cui 300 plurisecolari, che danno varietà antiche come il Moraiolo e la Rossina. Nel negozio anche sughi a base di erbe spontanee, marmellate, aceti, liquori. Si dorme nella loro Locanda della Luna (doppia b&b da 80 a 110 €), con ristorante di cucina romagnola (prezzo medio 35 €): per prenotazioni, tel. 0547.66.55.66.
Indirizzo: via Balignano 956, Balignano di Longiano (Fc) Tel. 0547.66.55.55 Web: turchifarm.com

20 Remedia

Azienda bioenergetica con campo e giardino visitabili (in inverno su prenotazione), dove crescono tremila specie di piante e di fiori utilizzati per una linea di cosmetici naturali e per infusi.
Indirizzo: via Laghetti 38, Quarto di Sarsina (Fc) Tel. 0547.95.352 Web: remediaerbe.it





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