Tutto quello che Meloni non dice sulla vicenda del torturatore libico Almasri

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 


La storia dell’arresto e la scarcerazione del capo della polizia giudiziaria di Tripoli, Osama Njeem Almasri, sta mettendo in difficoltà il governo.

Lo dimostrano le prime dichiarazioni rilasciate dai ministri dopo che Almasri è tornato a Tripoli da uomo libero e lo confermano le parole della premier Giorgia Meloni che sui suoi canali social ha annunciato in un video di aver ricevuto un avviso di garanzia con accuse di favoreggiamento personale e peculato per come è stata gestita la vicenda. Oltre a lei, destinatari dello stesso provvedimento, sono stati i ministri della Giustizia e dell’Interno, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega ai servizi segreti Alfredo Mantovano.

«Non sono ricattabile, non mi faccio intimidire», ha detto la premier attaccando, ancora una volta, la magistratura. Ma nella sua ricostruzione dei fatti ci sono omissioni e inesattezze.

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

(di Nello Trocchia, video di Lorenzo Sassi)

«Avviso di garanzia»?

«Il procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi lo stesso del – diciamolo – processo fallimentare a Matteo Salvini mi ha appena inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento personale e peculato». 

In realtà non si tratta di un vero e proprio avviso di garanzia, in quanto la procura si è limitata – dopo la denuncia dell’avvocato Luigi Li Gotti – di trasferire gli atti al tribunale dei ministri come prevede la legge costituzionale 1/1989.

Nel momento in cui il procuratore riceve notizia di reato connessa alle funzioni ministeriali ha 15 giorni di tempo per trasmettere gli atti al Tribunale dei ministri e avvisa i diretti interessati. Sul caso è intervenuta anche l’Associazione nazionale magistrati (Anm) secondo cui la procura di Roma «non ha emesso, come è stato detto da più parti impropriamente, un avviso di garanzia» ma «una comunicazione di iscrizione che è in sé un atto dovuto quando si presenta una denuncia contro un ministro».

Lo Voi e Li Gotti sono di sinistra?

Nel suo discorso la premier ha attaccato il procuratore capo di Roma Lo Voi, sottolineando che è lo stesso magistrato del «fallimentare» processo Open Arms, nel quale era imputato Matteo Salvini per sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio. Lasciando intendere che si tratta di un magistrato schierato contro il governo. Ma Lo Voi non è mai stato apertamente ostile all’esecutivo. È un magistrato mite, cauto e conservatore, ed è stato anche consigliere al Csm, eletto con Magistratura indipendente, la corrente di destra delle toghe. La stessa di Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto del ministro della Giustizia Nordio.

Poi le accuse all’avvocato Luigi Li Gotti: «Ex politico di sinistra, molto vicino a Romano Prodi, conosciuto per aver difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi». Li Gotti ha difeso alcuni esponenti di Cosa nostra, tra cui anche collaboratori di giustizia di grosso calibro come Tommaso Buscetta, Giovanni Brusca e Francesco Marino Mannoia. Sebbene abbia svolto il ruolo di sottosegretario alla Giustizia durante il secondo governo Prodi e nel 2008 è stato eletto come senatore per l’Italia dei Valori, la militanza politica di Li Gotti nasce nel Movimento sociale italiano e poi approda ad Alleanza nazionale fino al 1998, stesso partito dove è cresciuta Meloni.

La Corte penale internazionale

La premier ha attaccato anche il tribunale dell’Aia. «Dopo mesi di riflessione, emette un mandato di cattura internazionale nei confronti del capo della polizia di Tripoli», ha detto Emiliano, e «curiosamente lo fa proprio quando questa persona stava per entrare in territorio italiano, dopo che aveva serenamente soggiornato per circa 12 giorni in altri tre stati europei». Il mandato di cattura dell’Aia è stato emesso il 18 gennaio, dopo la decisione della Camera preliminare. Ma il procuratore aveva chiesto il suo arresto già il 2 ottobre.

Trattandosi di accuse molto gravi, Almasri è infatti imputato di crimini di guerra e crimini contro l’umanità perpetrati da febbraio 2015 a Tripoli, per forza di cose i tempi sono lunghi. Oltretutto il mandato di cattura è stato diramato non solo all’Italia ma ad altri sei stati, come specificato in una nota pubblicata due giorni dopo il rilascio di Almasri da parte della Corte penale internazionale. Dall’Aia hanno anche affermato di aver offerto aiuto alle autorità italiane «nel caso in cui dovessero individuare problemi che potrebbero ostacolare o impedire l’esecuzione» dell’arresto. In quel caso, da Roma avrebbero dovuto «consultare la Corte senza indugio per risolvere la questione».

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

«Il 21 gennaio 2025, senza preavviso o consultazione con la Corte, Osama Almasri Njeem sarebbe stato rilasciato e riportato in Libia», si legge nella nota. Cosa è accaduto, se lo domandano anche all’Aia: «La Corte sta cercando, e non ha ancora ottenuto, una verifica da parte delle autorità sui passi che sarebbero stati compiuti».

Il ruolo di Nordio

«La richiesta (di arresto di Almasri, ndr) non è stata trasmessa al ministero della Giustizia, e per questo la Corte d’appello di Roma decide di non procedere alla sua convalida». Tutto vero, la Corte non poteva far altro che scarcerare Almasri come richiesto dai suoi legali per un vizio di forma. La premier però non spiega che della vicenda ne era stato informato il ministro Nordio il 20 gennaio, il giorno dopo l’arresto di Almasri e un giorno prima della sua scarcerazione.

È quello che emerge anche dall’ordinanza della Corte d’appello di Roma, nello specifico dal parere del procuratore generale: il «ministro interessato da questo Ufficio in data 20 gennaio, immediatamente dopo aver ricevuto gli atti dalla questura di Torino, e che, ad oggi (21 gennaio, ndr), non ha fatto pervenire nessuna richiesta in merito. Per l’effetto non ricorrono le condizioni per la convalida e, conseguentemente, per una richiesta volta all’applicazione della misura cautelare».

Il ministro Nordio poteva sanare l’errore procedurale. Aveva i poter per ordinare una nuova incarcerazione del torturatore libico e non è stato fatto. È stata presa una decisione politica tutelata dalla decisione dei giudici della Corte d’appello di Roma.

Il volo di stato

L’accusa di peculato riguarda invece l’utilizzo di un volo di stato per il rimpatrio di Almasri atterrato a Tripoli il 21 gennaio a bordo di un Falcon 900 operato dalla Cai, azienda legata ai servizi segreti in capo a Mantovano. Nel video postato sui social la premier Meloni ha detto: «Piuttosto che lasciarlo libero, noi decidiamo di espellerlo e rimpatriarlo immediatamente, per motivi di sicurezza, con un volo apposito come accade in altri casi analoghi». La stessa versione che aveva fornito il ministro Piantedosi in Senato la scorsa settimana. Ma due questioni non tornano. Come mai se il governo considerava Almasri un soggetto ad alta pericolosità non ha fatto intervenire Nordio per superare il vizio di forma, arrestarlo, e consegnarlo alla Corte penale internazionale? Inoltre non è vero che i cittadini espulsi dal suolo italiano vengono rimpatriati con un volo di stato.

Di solito i rimpatri avvengono attraverso voli noleggiati dal Viminale e i migranti vengono fatti salire in aereo con le mani fascettate e scortati dagli agenti di polizia italiana. Per Almasri, invece, il trattamento è stato molto diverso. Il volo che lo ha accompagnato a Tripoli era partito da Ciampino in direzione Torino nella mattinata del 21 gennaio, fornendo di fatto un servizio taxi al torturatore libico accusato di crimini di guerra e crimini contro l’umanità da parte della Corte penale internazionale.

© Riproduzione riservata

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link