Ue pronta a rivedere multe auto. Edilizia resiste a fine Superbonus ma è giallo su dati. Terna estende accordo Steg Tunisia

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Ue pronta a rivedere le multe ai produttori di auto inquinanti. L’edilizia resiste alla fine del Superbonus ma è giallo sui dati di Ance e Istat. Terna estende l’accordo con la tunisina Steg. La rassegna Energia

L’Unione Europea è pronta a fare parzialmente retromarcia sulle multe ai produttori di auto inquinanti. Infatti, nelle prossime settimane è previsto un intervento per rimodulare gli impegni, stando a quanto si legge nella “Bussola per la competitività”. Gli ultimi numeri mostrano che la fine del Superbonus non ha provocato il crollo dell’edilizia, almeno per ora. Infatti, se nel 2025 caleranno gli investimenti del 7% secondo le stime dell’Ance, dall’altro lato assisteremo a un boom degli investimenti pubblici (+21%) grazie ai fondi del Pnrr. Ma c’è incertezza sul futuro del settore e un piccolo mistero. Infatti, le elaborazioni dell’Istat raccontano tutta un’altra storia rispetto ai dati Ance: nel 2024 la produzione del settore delle costruzioni sarebbe cresciuta del 5,5 per cento, così come l’occupazione (+5,5 per cento) e le ore lavorate, come sottolinea Il Foglio. Terna ha esteso ieri l’accordo con Steg, società tunisina che realizzerà il cavo sottomarino Elmed, che permetterà lo scambio di energia tra Italia e Tunisia. Un’opera che rientra “nello spirito del Piano Mattei promosso dal presidente Meloni con una dotazione finanziaria di oltre 5 miliardi”, ha commentato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin. La rassegna Energia.

AUTO, IL PIANO UE: FLESSIBILITA’ SU MULTE

“Ecco la nuova «dottrina economica» dell’Unione europea. Le ricette per «riconquistare competitività». Il tutto però con pochi soldi, se non per niente. Ieri la Commissione Ue ha infatti presentato la “Bussola per la competitività” che di fatto traccia una sorta di road map dei prossimi cinque anni con le misure indicate da Mario Draghi nel suo rapporto. Con una piccola differenza: l’ex presidente della Bce spiegava che sarebbero serviti almeno 800 miliardi di euro l’anno per vincere la sfida. E almeno la metà da fondi pubblici, anche attraverso il ricorso al debito comune come il Next-GenerationEu. Ma per il momento non c’è alcun riferimento a queste soluzioni e si rinvia al prossimo Bilancio comunitario in via di definizione. Ci sarà un fondo ad hoc, ma che per il momento sarà finanziato in modo ordinario e, apparentemente, senza risorse in più: «Nel prossimo quadro finanziario pluriennale – si legge – , un fondo per la competitività sostituirà i molteplici strumenti finanziari Ue esistenti con obiettivi simili, fornendo supporto finanziario all’attuazione di azioni nell’ambito dello strumento di coordinamento della competitività». (…) soprattutto per il settore auto, si procederà con una rimodulazione degli impegni. In particolare sulle multe previste per quest’anno su cui ci sarà «nelle prossime settimane» un intervento. Il primo provvedimento Omnibus, previsto già a febbraio, consiste in una semplificazione burocratica. Secondo la Commissione l’innovazione è appesantita da un groviglio di procedure che rende le aziende meno concorrenziali e impedisce la nascita di start up. Lo studio di Palazzo Berlaymont prevede un risparmio di oltre 37 miliardi l’anno”, si legge su La Repubblica.

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“La crisi dell’auto è strettamente connessa alla Bussola. La presidente della Commissione non fa retromarcia sul Green Deal «ma vogliamo raggiungerlo meglio e più velocemente ». Tra i provvedimenti previsti c’è infatti anche il Clean Industrial Deal che punta a fornire una certa flessibilità in questo campo. Anche da quest’anno. Infatti in riferimento alle possibili multe (del valore di oltre 15 miliardi) nel 2025 per le aziende produttrici di veicoli che non rispettano i parametri del Green Deal, von der Leyen apre più di uno spiraglio: «Ovviamente ci deve essere equità nel sistema, perché alcuni hanno già investito e sono riusciti a raggiungere gli obiettivi. Ma serve anche flessibilità e pragmatismo ». (…) Le case automobilistiche dell’Ue, conferma il commissario all’Industria Stephane Sejournè «non dovrebbero essere penalizzate». Soddisfatto il ministro delle Imprese Adolfo Urso per l’approccio «pragmatico sullo stop alle multe, ma servono incentivi per le auto pulite». (…) Ma i giudizi non sono stati tutti positivi, Socialisti e Sinistra hanno già bocciato il quadro. La road map parte in salita”, continua il giornale.

LA FINE DEL SUPERBONUS NON AFFOSSA L’EDILIZIA GRAZIE AL PNRR, PER ORA

“Male ma non malissimo. Comunque meglio del previsto. La fine del Superbonus non ha causato il tanto temuto tracollo del settore delle costruzioni, per lungo tempo evocato come ragione per prorogare le agevolazioni edilizie. Secondo il rapporto congiunturale dell’Ance, l’associazione dei costruttori, nel 2024 – primo anno post Superbonus – gli investimenti sono scesi del 5,3 per cento in termini reali, mentre per il 2025 ci si attende un’ulteriore riduzione del 7 per cento. Dietro questo calo, si incrociano due trend opposti. Da un lato, gli investimenti in abitazioni hanno lasciato sul terreno il 19,8 per cento, soprattutto per il -22 per cento delle riqualificazioni (fine del Superbonus, appunto).Dall’altro lato, questa drastica riduzione è compensata da un debole incremento (+0,7 per cento) delle costruzioni non residenziali e, soprattutto, da un boom del 21 per cento degli investimenti pubblici (cioè il Pnrr). Le medesime tendenze dovrebbero proseguire nel 2025”, si legge su Il Foglio.

“(…) Dopo l’avvio del Pnrr e la fine dei bonus, l’offerta si è riposizionata: quelle stesse imprese sono tornate al loro core business. (…) c’è un piccolo giallo: mentre infatti l’analisi dell’Ance sull’andamento degli investimenti segue la dinamica descritta, le elaborazioni dell’Istat raccontano tutta un’altra storia. Secondo l’Istituto di statistica – che per le sue analisi si basa sulle comunicazioni delle casse edili – nel 2024 la produzione del settore delle costruzioni è addirittura cresciuta del 5,5 per cento, così come l’occupazione (anch’essa +5,5 per cento) e le ore lavorate (+4,2 per cento). Come si spiega questo disallineamento nei dati? Sebbene l’Istat guardi a un aggregato più ampio rispetto all’Ance (in quanto la produzione contiene anche le manutenzioni ordinarie, che non sono classificate come investimenti), normalmente i due indicatori si muovono assieme. E’ possibile che, in questo caso, i dati dell’Istat non catturino pienamente le dinamiche del settore, caratterizzato da una forte presenza di piccole e micro-imprese (il 61,8 per cento ha un solo addetto e un altro 33,2 per cento ne ha meno di dieci). Queste ultime non sempre applicano il contratto degli edili ed è lì che si annida più frequentemente il nero. Poiché le imprese di maggiori dimensioni sono prevalenti nei lavori pubblici, la crescita di questi ultimi trainata dal Pnrr ha fatto emergere un aumento occupazionale non compensato dalla diminuzione nelle piccole imprese edili, che non necessariamente l’Istat riesce a catturare. (…) è positivo che il settore stia uscendo tutto sommato indenne dal “boom and bust” del Superbonus: il punto di partenza, cioè i livelli di produzione e investimenti raggiunti nel 2023, coincideva infatti con un record storico. (…) Assumendo che la dinamica nel 2025 sarà quella attesa dall’Ance, il comparto chiuderà l’anno con un volume di investimenti superiore a quello degli ultimi quindici anni (con l’esclusione, appunto, del 2022-23 dopato dai bonus)”, continua il giornale.

ENERGIA, ACCORDO TERNA-STEG PER PIANO MATTEI

“Tunisi Obiettivo «energy sharing». L’Unione Europea si è posta il target di arrivare ad almeno il 15% di interscambio di energia. Proprio ieri è stato fatto un passo avanti nell’interconnessione elettrica. Alla presenza del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, ieri a Tunisi la ceo di Terna Giuseppina di Foggia ha esteso l’accordo di cooperazione nella transizione energetica e digitale con Steg, Société Tunisienne de l’Électricité et du Gaz. Si tratta della società locale che con Terna realizzerà Elmed, il cavo sottomarino che approderà a Partanna (Trapani) e che permetterà di scambiare energia tra Italia e Tunisia e di conseguenza tra Europa e Nord Africa. L’opera ha ricevuto le autorizzazioni delle autorità italiane e tunisine e, una volta assegnati i contratti d’appalto (le gare sono in corso), dovrebbe essere realizzata entro il 2028. È la prima infrastruttura con un Paese terzo ad aver ricevuto il riconoscimento di progetto di interesse strategico da parte dell’Unione Europea, che ha assegnato a fondo perduto 307 milioni degli 850 milioni necessari. La quota restante è suddivisa tra Terna e Steg. «Terna — ha dichiarato al Corriere l’ad Di Foggia — fornirà le competenze tecnologiche necessarie per gestire il primo ponte energetico in corrente continua tra i due Continenti. Attraverso la condivisione di tali competenze, Terna e Steg potranno gestire in sinergica la complessità legata all’integrazione delle rinnovabili, che sono intermittenti, non programmabili e diffuse e che richiedono reti intelligenti e digitalizzate. (…) A questo proposito, ieri è stato lanciato il Terna Innovation Zone per rafforzare le competenze della Tunisia. «Il progetto — ha commentato Pichetto — si collega all’impegno globale dell’Italia per una transizione sostenibile in cui formazione e innovazione sono essenziali per sistemi energetici più sicuri e decarbonizzati. Questo nello spirito del Piano Mattei promosso dal presidente Meloni con una dotazione finanziaria di oltre 5 miliardi». (…) L’interconnessione con la Tunisia servirà principalmente a portare l’energia solare prodotta in Nord Africa”, si legge su Il Corriere della Sera.

“«Le interconnessioni con gli altri Paesi — spiega Di Foggia — sono necessarie per diversificare gli approvvigionamenti in un’ottica di sicurezza energetica. Più connessioni, infatti, permettono di gestire eventuali criticità determinate da situazioni che possono interrompere o diminuire i flussi di energia». (…) Un altro vantaggio delle interconnessioni è quello di avere un mercato più efficiente, che non spreca energia: quando il vento soffia forte nel mare del Nord, la Germania può esportare eolico (e non avere prezzi zero o addirittura negativi), così come quando c’è sole il Nord Africa potrebbe esportare fotovoltaico. Tutto questo attraverso l’Italia e praticamente in tempo reale, visto che la corrente via cavo viaggia alla metà della velocità della luce che è pari a 300 mila chilometri al secondo”, continua il giornale.



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