la Folla di Roccaraso come il motoscafo tra i faraglioni. E’ tempo di una nuova educazione civica di massa al turismo responsabile e sostenibile
( in foto c’è una modalità di fruizione dei luoghi educata e sostenibile del turismo lento, alternativa a Roccaraso e al motoscafo tra i faraglioni)
Le immagini e la “genesi socialmediatico-imprenditoriale” della massiva trasferta napoletana di Roccaraso, se per alcuni notisti riportano in auge solo il tema della parte negativa, sguaiata, eccessiva e volgare della napoletanità, fanno in realtà riflettere di quando sia indietro l’educazione al turismo responsabile e di quanto anche la fruizione turistica italiana ( non solo campana) viva di quella bolla di immunità comportamentale che avvolge di solito le curve dello stadio. Questa sguaiatezza distruttiva di ciò che tocca, da parte di certe manifestazioni di cittadini dell’area napoletana è cosa che pure esiste da sempre, fa il paio con fenomeni anche inquietanti, e si affianca alla Napoli della cultura, del bello, dell’arte.
Le due Napoli in conflitto, però, da tempo non ricalcano più per forza gli stilemi della ancestrale diseguale divisione sociale ed economica, ma intrecciano fortemente con il tema dell’accessibilità alla cultura, dei sistemi relazionali ed educativi cui, il mondo fuori Napoli, dall’Usa di Trump, ( con il suo machismo, disattenzione all’ambiente, cultura del kitch e delle armi come stile di vita) alle star dei social mondiali, non aiuta certamente ad avanzare nel senso di una migliore civiltà come fatto in passato recente; anzi in questi anni postcovid va registrata una regressione nell’attenzione a stili di vita diversi, più consapevoli di cosa ci circonda, sta ritornando il peggio della” cafoneria” ma questa volta 4.0 e raggiunge palcoscenici indefiniti e globali, proprio perchè massa, diventando anche leader di fenomeni di costume, diventa ovviamente musica rap, travolge anche il cibo e lo snatura. Si accompagna tutto questo al ritorno, con forza, di un pressante problema economico nel soddisfare sia la legittima giornata di svago sia la imitazione plastica dell’eroe o eroina social del momento.
L’insostenibilità dei costi dei beni primari fa selezione in alcuni luoghi, ma giusto sui numeri, dato che il modello Roccaraso, con la frittata di maccheroni in mano a danzare urlando sulla neve, è replicato anche nei resort, magari con le bottiglie da 1000 € e il sushi più colorato. Esso ha le stesse sguaiatezze, gli stessi termini, gli stessi identici gusti musicali, a volte persino gli stessi abbigliamenti….
No la decadenza è culturale più che sociale, e Napoli vive, come tutto il mondo metropolitano occidentale, l’eclissi della distintività accogliente, sfoca i suoi estetismi, affievolisce la visibilità dell’approfondimento nella capacità artistica e culinaria, per far guadagnare spazio al trash sdoganato dovunque, dove la violenza si annida non solo in curva ma anche nelle parole delle canzoni tra fidanzati, nelle giornate da passare in famiglia, nel rapporto malato con gli animali da compagnia, sempre più grossi e arrabbiati come le auto a benzina dovunque, vero must have per la decadenza culturale mediterranea da generazioni, affiancato allo spregio per l’utilizzo, pur avviato nel recente passato da una società davvero civile ( e per questo minoritaria e sofferente) di una nuova mobilità dolce.
Eppure sul web ci sono tante alternative gratis da cercare, come modelli e come informazioni, ma è il faro della socialcafona del momento che fa identificare grandi masse facendole divenire potere, una oclocrazia ( governo della folla) che è molto diversa pure da quelle masse partenopee che un tempo accorrevano ai concerti di Mario Merola traendone poesia e non volgarità nella sua semplicità, ma anche nelle Camere del Lavoro, anche nei percorsi di emancipazione, di crescita collettiva. Terminata ogni mediazione positiva, ogni educazione possibile come ascensore sociale, dilaga sul web ( ma ripetiamo, c’è tanto altro ed è volutamente ignorato dalle masse) il lato peggiore del nostro popolo. Il brutto è che questo lato attira, tra critici e spettatori compiaciuti una fetta importante del popolo del web e della tv di ogni latitudine
Ma la nostra riflessione, dilungata oltre il dovuto su una sociologia da analizzare ogni giorno ( purtroppo) vuole evidenziare ora come sia necessario, per chi vuole combattere con fatica questi modelli relazionali e salvaguardare l’ambiente circostante, puntare su una educazione di massa al turismo responsabile e sostenibile. Le 10000 persone tutte insieme senza un programma e una logistica, allo stato brado della sfrenatezza è tutto il contrario del turismo responsabile e sostenibile che serve a rendere utile il turismo per i territori che ospitano e le persone che lo fanno, lo stesso vale per il lusso sfrenato dei vip in barca che sfrecciano in mezzo ai faraglioni, si perchè il problema non è ( solo) economico-sociale ma culturale, di senso della vita e quello che sporca il manto nevoso facendosi massa a Roccaraso o è spiaggiato a Mappatella beach è uguale in tutto e per tutto al motoscafista pirata dei farglioni, che ha solo una differenza, impatta lo stesso ma si vede meno, il suo numero scarso lo aiuta a distinguersi, in una esclusività che vuole, nella favella turboliberista dell’oggi, vedere il ricco o simil tale poter far tutto, anche essere accettato se fa figli in modalità di “reato universale” o spara le stesse cafonerie nei locali di Briatore invece che nel lido di Ischitella.
Le regioni in genere e da noi la Regione Campania, mai ha fatto una campagna di educazione sul turismo responsabile e sostenibile, mai ha consigliato in uno dei tanti progetti finanziati che c’è una modalità dolce di fruizione nei luoghi, mai le istituzioni si sono poste il problema che si deve saper essere turisti responsabili, soprattutto nelle nostre regioni meridionali, ricche di bellezze naturalistiche, dal Mare alla montagna in cui non si può e non si deve andare come si va ad uno stadio o a un concerto ( a proposito anche i concerti stiano lontani dai luoghi della natura). Una educazione civica del turismo e della fruizione è necessaria.
L’Organizzazione Mondiale del Turismo definisce il turismo sostenibile come quella forma di turismo che «soddisfa i bisogni dei viaggiatori e delle regioni ospitanti e allo stesso tempo protegge e migliora le opportunità per il futuro»: è necessario dunque prendere in considerazione l’impatto etico che esso produce sulla popolazione locale e l’impatto ambientale che genera sul territorio. Tutt’oggi, l’Onu ha inserito il turismo sostenibile tra i 17 obiettivi dell’Agenda 2030: gli obiettivi 8, che incentiva una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, 12, che incoraggia l’uso di modelli sostenibili di produzione e di consumo, e 14, che promuove l’uso sostenibile delle risorse marine e degli oceani, si sostanziano nel traguardo relativo all’elaborazione e all’attuazione di «politiche volte a promuovere il turismo sostenibile, che crei posti di lavoro e promuova la cultura e i prodotti locali» .
In ogni caso, ciascuno di noi può attuare viaggiando buone pratiche di turismo responsabile e sostenibile, più lento, meno rumoroso, per esempio evitando di utilizzare l’aereo per brevi distanze, prediligendo le strutture che attuano politiche ecofriendly ( tante anche in Campania ed in Abruzzo, in montagna o al mare) o gestite da gente locale e utilizzando con moderazione le risorse naturali, come l’acqua e l’energia.
Vivere le nostre gite di un giorno o più con sostenibilità significa fare piccole azioni; portare con noi una bustina per i rifiuti e smaltirli regolarmente quando siamo tornati, non andare in troppi in luoghi o con mezzi che possono nuocere alla natura circostante ( meglio un trekking che il quad nei sentieri, meglio la bici che la moto). Dedicare del tempo per trovare produttori del posto capaci di dare cibo e artigianato al prezzo buono e giusto, non per forza il più caro e trendy è il migliore, pensare che si può trarre molto da una vacanza fatta fuori dai giorni dei grandi picchi di flussi e in luoghi meno alla moda del momento ma capaci di donare sensazioni migliori che ricordiamo anche dopo.
Pensiamo che si può vivere una gita lasciando una impronta ecologica minimale, e tutto questo non è da ricchi, tutt’altro, ma è per gente che vuol vivere meglio. Quanto danno fa la demonizzazione del “politicamente corretto” ? Volete abolire il politicamente corretto, le culture woke da…ztl… eccovi serviti, non vi resta che sorbirvi i bus di Roccaraso, la grezza sui social e pure il motoscafo tra i faraglioni. In definitiva vorremmo che istituzioni educative culturali, man anche il mondo dell’ associazionismo imprenditoriale che non vuole solo ragionare di quantità, si dedichino di più ad una educazione quotidiana del Turismo sostenibile e responsabile, rivolta alle imprese ma anche e soprattutto alle persone tutte. E che ogni cosa sia ripensato in una chiave popolare, accessibile per tutte e tutti.
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