Dalle armi agli insediamenti illegali in Palestina: la Bei sotto accusa

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La Banca europea per gli investimenti (Bei) ha concesso prestiti per un totale di oltre 847 milioni di dollari a Israele dall’inizio dell’ultima invasione della Palestina. Una guerra che è stata avviata nell’ottobre del 2023, che ha causato la morte di non meno 47mila palestinesi, di cui la maggior parte civili e che si è conclusa con un difficile accordo soltanto pochi giorni fa. Diverse realtà hanno accusato la Bei di aver sostenuto il conflitto, nonostante le accuse di crimini contro l’umanità piovute su Tel Aviv e sul suo esercito. La testata online The Electronic Intifada ha evidenziato come la Bei starebbe violando in particolare la Convenzione sul genocidio approvata dall’Organizzazione delle Nazioni Unite nel 1948.  

Quella di genocidio è per ora solo un’accusa. È stata però mossa non soltanto da organizzazioni non governative come Amnesty International e Human Rights Watch, ma ipotizzata anche dalla Corte internazionale di giustizia. In molti, per questo, hanno chiesto nei mesi scorsi alla Bei di sospendere il proprio sostegno economico a Israele. «In quanto istituzione ufficiale dell’Unione europea e importante attore finanziario internazionale, la Bei non dovrebbe essere esentata dalle proprie responsabilità», scrive David Cronin, associate editor di The Electronic Intifada. «Finora, tuttavia, la banca con sede a Lussemburgo ha affrontato poche critiche per il suo sostegno economico a Israele».

La risposta della Banca europea per gli investimenti

Cronin ha interpellato la Bei per sapere se fosse al corrente che la Corte internazionale di giustizia, lo scorso anno, aveva accolto la richiesta presentata dal Sudafrica di indagare su un possibile genocidio commesso a Gaza. Ma invece di rispondere nel merito, un portavoce si è limitato a sottolineare che i prestiti sono destinati a progetti che coinvolgono «investimenti aziendali per minoranze svantaggiate».

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Sono stati citati in questo senso un impianto di desalinizzazione dell’acqua, un sistema di metropolitana leggera a Tel Aviv e lo sviluppo di un vaccino contro l’influenza. «I beneficiari e le controparti finanziarie per questi progetti sono società private e banche. E questo finanziamento è pienamente in linea con le leggi dell’Unione europea e il diritto internazionale», ha aggiunto il portavoce.

La Bei finanzia attraverso prestiti anche la Bank Leumi

È vero che la banca ha erogato finanziamenti anche a progetti guidati da soggetti palestinesi. Tuttavia, si tratta di circa 760 milioni di dollari dal 1995, anno in cui ha iniziato a supportarli. Molto di più, invece, è stato destinato ai progetti israeliani: 2,6 miliardi di dollari dal 1981. E, come riporta Cronin, alcuni di questi finanziamenti avrebbero violato il diritto internazionale.

Sotto la lente di The Electronic Intifada c’è l’intermediario della Bei per questi prestiti, la Bank Leumi di Israele. Essa sostiene da tempo la costruzione e l’espansione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est. Tutti questi insediamenti sono illegali secondo il diritto internazionale. Per questo motivo la banca è stata inserita nell’elenco delle Nazioni Unite delle società che sostengono e traggono profitto dalla colonizzazione illegale del territorio palestinese da parte di Israele. 

Leumi Bank finanzia le occupazioni illegali

Inoltre, la missione diplomatica dell’Unione europea a Gerusalemme ha dichiarato di essere particolarmente preoccupata per l’avanzamento di alcuni progetti di insediamenti nel corso del 2021. In particolare, «la costruzione di un gran numero di nuove unità abitative per i coloni ebrei ad Atarot disconnetterebbe i palestinesi di Gerusalemme Est dalle principali aree urbane della Cisgiordania, come Hebron e Ramallah». In questo caso, Bank Leumi ha approvato un prestito a Mivne Group. Il gruppo immobiliare che ha portato avanti l’insediamento di Atarot.

Ma sono molti i progetti negli insediamenti illegali sostenuti finanziariamente da Bank Leumi. E sono tutti elencati dal centro di ricerca Who Profts. Le attività di insediamento di Israele in Cisgiordania costituiscono crimini di guerra. Perché violano sia la Quarta Convenzione di Ginevra che lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale. Concedere agevolazioni alle banche che violano queste convenzioni è una violazione a sua volta. In questo modo, secondo Cronin, la Bei contribuisce a perpetuare un’occupazione illegale.

La Bei chiamata al confronto

Pur avendo un basso profilo pubblico, la Bei sembra dare molta importanza alla propria immagine. Dopo essere stata criticata dagli ambientalisti (in particolare da Friends of the Earth) per i suoi prestiti a progetti legati ai combustibili fossili ha cercato nel 2019 di rilanciare la propria reputazione. Presentandosi come leader nella lotta ai cambiamenti climatici.

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Ma questa nuova immagine è stata compromessa dal fatto che, successivamente, la stessa Bei ha iniziato a concedere prestiti a produttori di armi. E oltre a prosperare sull’oppressione e sugli abusi dei diritti umani, l’industria degli armamenti è una grande fonte di inquinamento. Inoltre, i prestiti a tale industria facilitano le operazioni militari di Israele. Tra le aziende che beneficiano dei prestiti, infine, c’è l’italiana Leonardo, che ha fornito armi integrate nelle navi militari israeliane. Armi che sarebbero state usate per attaccare i palestinesi nella Striscia di Gaza.

Diverse organizzazioni, tra cui Counter Balance, hanno sollecitato per tutto ciò la Bei a interrompere i finanziamenti: «Con i loro stipendi elevati e vari privilegi, i dirigenti della Bei sembrano vivere in una bolla», denuncia ancora Cronin. «È essenziale che questa bolla venga infranta. E che la banca sia chiamata a confrontarsi con le conseguenze devastanti dei crimini che ha contribuito a facilitare».



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