focus “Ecosistemi acquatici 2025” • Legambiente

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Crisi climatica, innalzamento del Mediterraneo e siccità minacciano il futuro delle zone umide. Tra gli osservati speciali in Italia: Delta del Po, Lago Trasimeno, Lago di San Giuliano (MT) e Lago di Pergusa (EN).

Preoccupa la sparizione delle “piscine naturali” della Tenuta Presidenziale di Castelporziano (RM), ridotte del 43% dal 2000 ad oggi.

Crostacei decapodi, pesci d’acqua dolce e odonati tra le specie più a rischio estinzione a livello mondiale. 

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

L’associazione: “Il Governo, rispettando gli impegni della Strategia dell’UE sulla Biodiversità per il 2030 e della Nature Restoration Law, intervenga tutelando il 30% degli ecosistemi acquatici e zone umide, proteggendone il 10% in maniera integrale entro il 2030 e ripristinando il 20% di quelli degradati. Non sprechi l’occasione del “secondo tempo” della COP 16 (a Roma dal 25 al 27 febbraio) per un accordo comunitario sul finanziamento della protezione della natura nei Paesi poveri e le risorse per la biodiversità”

Dal 1° a 9 febbraio oltre 70 gli appuntamenti organizzati da oltre 70 Circoli e Regionali di Legambiente in 17 regioni italiane

 La crisi climatica minaccia il futuro delle zone umide e degli ecosistemi acquatici, scrigni di biodiversità e antidoti naturali contro gli eventi meteo estremi. A pesare, l’innalzamento del livello del Mediterraneo, che potrebbe portare alla sparizione di ampi tratti di costa che ospitano zone umide, come le lagune costiere alto-adriatiche (Delta del Po, Laguna di Venezia, Lagune di Grado-Marano e Panzano), il Golfo di Cagliari, la costa fra Manfredonia e Margherita di Savoia[i]. E l’aumento di frequenza e intensità di periodi di siccità, che nel 2024 hanno messo in ginocchio soprattutto il sud Italia, la Pianura Padana e diverse aree fra Toscana, Umbria e Marche.
Una minaccia importante se si pensa che l’Italia – che conta 57 zone umide d’importanza internazionale, distribuite in 15 Regioni – secondo uno studio pubblicato sulla rivista “Nature”[ii], negli ultimi 300 anni (dal 1700 al 2000) ha già perso il 75% delle zone umide. A livello globale, il report IPBES[iii] stima che l’85% delle zone umide è oggi a rischio scomparsa e con esse 4.294 specie su 23.496 animali d’acqua dolce iscritti nella Lista Rossa IUCN, tra cui il 30% dei crostacei decapodi (gamberi, granchi, gamberetti), il 26% dei pesci d’acqua dolce e il 16% degli odonati (libellule, damigelle)[iv].

A scattare la fotografia è Legambiente che, raccogliendo i più recenti dati di studi internazionali e nazionali e i contributi dei circoli territoriali, pubblica il focus Ecosistemi acquatici 2025”, a pochi giorni dalla Giornata mondiale delle Zone Umide del 2025[v] (quest’anno dallo slogan “Proteggere le zone umide per il nostro futuro comune – Valorizzare, proteggere, ispirare”).
Nel focus Legambiente individua gli “scrigni di cristallo”, ovvero le zone umide più minacciate dalla crisi climatica. Come il Delta del Po (Veneto-Emilia-Romagna), che sta facendo i conti con la siccità, registrando nel 2022 il peggior periodo di magra idrologica mai riportato[vi] e con l’innalzamento del livello del mare che sta provocando l’inquinamento delle falde acquifere da acqua salata (risalita del cuneo salino), con gravi ripercussioni sulla biodiversità, sull’agricoltura e sull’approvvigionamento idrico di intere comunità. Il Lago Trasimeno (Umbria) che, nell’estate 2024, ha visto ridurre del 40% la piovosità, con relativa diminuzione dei livelli delle falde e delle portate delle sorgenti, inferiori ai valori medi. In Basilicata, il Lago di San Giuliano (MT) che nel 2024 ha registrato una riduzione dei volumi d’acqua del 60-70%. In Sicilia, il Lago di Pergusa (EN), importante stazione di sosta per centinaia di specie di volatili durante il loro viaggio dall’Africa all’Europa e scrigno di ricchezze florofaunistiche, durante la scorsa estate completamente prosciugato. Altro ”osservato speciale”, nel Lazio, sono le “piscine naturali” della Tenuta Presidenziale di Castelporziano (RM): a causa dei drastici emungimenti in tutto l’agro romano e gli effetti della crisi climatica, dal 2000 persi già il 43% di questi importanti invasi d’acqua naturali chiusi[vii] (a riempimento periodico e/o saltuario e di modeste dimensioni); habitat fragilissimi, ricchi di macroinvertebrati, vertebrati e piante rare, che necessitano di investimenti su ricerca e analisi, nonostante lo sforzo di enti di ricerca che già collaborano con la Tenuta (ENEA e le Università La Sapienza di Roma e Roma Tre).

Ricordando i ritardi dell’Italia nell’applicazione della Strategia dell’UE sulla Biodiversità per il 2030 e della Nature Restoration Law, Legambiente chiede al Governo un serio impegno non solo nella messa a punto di risorse economiche e interventi su prevenzione, mitigazione e adattamento alla crisi climatica, ma anche nella protezione e nel ripristino degli ecosistemi acquatici e delle zone umide. Tre le priorità: 1) tutela del 30% degli ecosistemi acquatici e delle zone umide e protezione del 10% in maniera rigida entro il 2030, accelerando l’istituzione di nuovi parchi e riserve fluviali, a partire da quelli già previsti da leggi nazionali e regionali; 2) gestione unitaria tra le aree naturali protette e la rete Natura 2000, affidando la gestione dei siti fluviali della Rete natura 2000 ai parchi e alle riserve esistenti; 3) ripristino almeno del 20% degli ecosistemi acquatici degradati, dando priorità a interventi Nature-based Solutions.
Inoltre, sulla scia dei fallimenti della COP 29 a Baku e della COP 16 a Cali, il Cigno Verde chiede al Governo di non sprecare il “secondo tempo” della COP 16 (a Roma dal 25 al 27 febbraio) per arrivare ad un accordo sul finanziamento della protezione della natura nei Paesi poveri e, più in generale, su come mobilitare le risorse finanziarie per la biodiversità, per una piena ed efficace attuazione degli obiettivi di Kunming-Montreal (COP 15).

“In piena crisi climatica, il valore delle zone umide e degli ecosistemi acquatici cresce considerevolmente: oltre a conservare la biodiversità, immagazzinano grandi quantità di carbonio, assorbono le piogge in eccesso arginando il rischio di inondazioni, rallentano l’insorgere della siccità e riducono al minimo la penuria d’acqua dichiara Stefano Raimondi, responsabile biodiversità Legambiente –. Il Governo italiano recuperi i ritardi nell’attuazione della Strategia per la biodiversità al 2030 e della Nature Restoration Law; una riforma, quest’ultima, che ha fortemente osteggiato ma fondamentale, che impone all’esecutivo di presentare, entro il 1° settembre 2026, un piano nazionale di ripristino alla Commissione europea per riportare da cattive a buone condizioni almeno il 30% degli habitat coperti dalla legge entro il 2030 e il 90% entro il 2050. Fondamentale anche per affrancarsi dal numero alto di richiami che riceve dall’UE per il mancato rispetto delle direttive sulla biodiversità (come la direttiva Uccelli e il regolamento REACH)”.

Le “buone pratiche”. Tra le storie di successo di conservazione e gestione sostenibile delle zone umide Legambiente cita il progetto europeo Grew che, attraverso un’App e un sistema di monitoraggio, studia gli effetti dei cambiamenti climatici sulle aree umide, lagune e paludi transfrontaliere di Italia e Croazia. I progetti per favorire il ripopolamento delle specie, come quello nell’Oasi naturale di Cascina Oschiena (VC) per ripristinare la presenza delle Pittime Reali (raro uccello migratore) e quello nel Parco del Delta del Po che, secondo i dati dell’Associazione ornitologi dell’Emilia-Romagna, ha portato ad un aumento dei fenicotteri, passando da 9.927 esemplari censiti nel 2023 a 10.795. E ancora, la definizione delle Linee Guida per la conservazione della trota mediterranea, rivolte agli enti gestori delle aree protette e dei Siti Natura 2000, alle Regioni e alle Autorità di Distretto Idrografico, elaborate nell’ambito del progetto LIFE STREAMS[viii] attraverso il processo di coinvolgimento di tutti gli stakeholder interessati e pubblicate da ISPRA. Infine, la gestione virtuosa degli ecosistemi acquatici in Valnerina (Umbria): grazie a Legambiente Umbria, numerose le attività di vigilanza ittica, di controllo e monitoraggio del territorio (della fauna ittica, della qualità delle acque) e di comunicazione e informazione (rivolte alle comunità, sindaci, pescatori e turisti) per una fruizione corretta e sostenibile degli ecosistemi fluviali.

Gli appuntamenti alla scoperta delle zone umide. Dal 1° a 9 febbraio oltre 70 gli appuntamenti (escursioni, visite guidate e incontri) organizzati da oltre 70 tra Circoli e Regionali di Legambiente coinvolti in 17 regioni italiane. Tra gli appuntamenti di sabato 1° febbraio, nel Lazio, a Sabaudia (LT), l’escursione e il birdwatching   alla scoperta delle zone umide del Parco nazionale del Circeo e dell’avifauna con l’ornitologo Nick Henson, organizzata da Legambiente Larus Sabaudia; in Sardegna, ad Assemini (CA), la visita guidata – organizzata dal Legambiente Sardegna e Legambiente Assemini – alla scoperta delle bellezze archeologiche e naturalistiche delle Nuraghe Cuccuru Ibba nella Laguna di Santa Gilla. Tra le iniziative di domenica 2 febbraio, in Lombardia la passeggiata alla Riserva Pian di Spagna e Lago Mezzola, organizzata dal Circolo Legambiente Lario Sponda Orientale in collaborazione con LIFE Climax Po[ix]. In Sicilia le 3 escursioni, a Palermo e provincia, nella valle del fiume Oreto con il circolo Legambiente Mesogeo; in Lombardia, a Monte Marenzo (LC), la visita guidata (accompagnata da ornitologi e botanici) e l’attività di pulizia della Palude di Brivi con Legambiente Lecco, Legambiente Merate, e Parco regionale Adda Nord; in Umbria, a Cerreto di Spoleto (PG), il monitoraggio scientifico del fiume Nera e Corno e dei nidi di riproduzione della trota mediterranea con Legambiente Umbria. Infine, domenica 9 febbraio, in Emilia-Romagna, Legambiente Delta del Po organizza una visita guidata a Codigoro (FE) alla scoperta della Valle Porticino-Canneviè.

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[i] fonte: uno studio pubblicato da Conservation Biology

[ii] fonte https://www.nature.com/articles/s41586-022-05572-6

[iii] Fonte: https://www.ipbes.net/global-assessment

[iv] fonte https://www.nature.com/articles/s41586-024-08375-z

[v]  Ricade ogni 2 febbraio per celebrare la Convenzione di Ramsar sulle zone umide di importanza internazionale

[vi] fonte: Rivista Science Advances

[vii] Carta delle Piscine modificata da Manganello E. (2024), ricavata da Tinelli, A., Folletto, A., Manfredi Frattarelli, F., Maffei, L., Musicanti, A. & Recanatesi, F (2012)

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[viii] Progetto finanziato dalla Comunità europea, con partner Legambiente, che ha come obiettivo principale il recupero e la conservazione delle popolazioni di trota nativa mediterranea.

[ix] progetto cofinanziato dall’Unione Europea, di cui Legambiente è partner, che mira a promuovere l’adattamento ai cambiamenti climatici nel distretto del fiume Po attraverso una gestione “climaticamente intelligente” delle risorse idriche

 





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