Meglio tardi che mai: la retromarcia dell’Europa continua nella corsa, disperata, a rimediare a quegli errori Ue, fatali, che stanno mettendo kappaò l’economia del Vecchio Continente. Ieri la conferma è arrivata dalla Bce che ha scelto, ancora una volta, di tagliare il costo del denaro. I tassi di interesse sono calati di un altro quarto di punto. Il tasso sui depositi cala dal 3% al 2,75%. È il minimo da circa due anni a questa parte, per la precisione da febbraio 2023. Quando, all’epoca, si era in piena fase rialzista sulla scia della Fed americana e della lotta all’inflazione a colpi di aumenti ai tassi stessi. Una decisione che, alla lunga, s’è rivelata esiziale per l’Eurozona che, mai come in questi anni, sta segnando il passo. Del resto, i numeri parlano chiaro. I dati del Pil delle principali economie europee non hanno brillato. Ieri, per l’Italia, l’Istat ha comunicato che l’ultimo trimestre del 2024 è stato praticamente a crescita zero e che, l’anno scorso, il prodotto interno lordo è cresciuto di mezzo punto percentuale. Male, peggio, è andata alla Germania – il vero malato d’Europa – che ha visto concretizzarsi le più cupe aspettative: quelle legate alla recessione. Il Pil tedesco è calato dello 0,2% sia sull’anno che nell’ultimo trimestre 2024. La Francia non è andata chissà quanto meglio: i dati Insee riferiscono che il Pil negli ultimi tre mesi dello scorso anno è sceso di un decimale (-0,1%) mentre resta solida la crescita sull’anno a +1,1% anche grazie al volano delle Olimpiadi di Parigi. In controtendenza, invece, la Spagna che ha di che brindare: Madrid chiude l’ultimo trimestre con un positivo +0,8 per cento mentre il 2024 si è concluso con una crescita pari al 3,2 per cento, ben mezzo punto in più rispetto al 2023.
La situazione, dunque, è seria. Troppi errori Ue e Bce. E occorre fare qualcosa, adesso. Iniziare, quantomeno, a imparare dagli errori e tentare di porvi rimedio. “I rischi sulla crescita sono sbilanciati verso il rallentamento”, ha svelato Christine Lagarde in conferenza stampa. Ammettendo che le cose, in Ue, non stanno andando per il verso giusto. Quindi la governatrice ribalta la comunicazione sul tema dei tassi stessi. Se, fino a pochi mesi fa, la Bce teneva il broncio e non dava grosse aspettative, adesso dalla banca centrale europea sembra, invece, che la discesa sia solo cominciata: “Siamo ancora in territorio restrittivo e oggi sarebbe prematuro discutere il punto al quale dovremo fermarci”, ha dichiarato l’allodola Lagarde, marcando le distanze dai falchi che l’avevano tenuta incatenata. E che, forse, si sono resi conto del fatto che, per tenere il punto su una mossa ideologica si rischiava di mandare a ramengo tutta l’economia del Vecchio Continente: “Abbiamo tagliato complessivamente i tassi di 125 punti base rispetto al picco – ha svelato Lagarde -. Alla riunione di oggi non si è discusso se questa decisione fosse appropriata o no: è stata unanime”. E dopo aver affermato che la parabola dell’inflazione si raffredderà in “maniera sostenibile”, la governatrice ha dato il suo plauso alla bussola della competitività presentata, mercoledì, da Ursula von der Leyen. Che, nella mattinata di ieri, ha annunciato anche la presentazione, a marzo, di un piano per il rilancio dell’automotive: “La storia dell’automobile è nata in Europa – ha sentenziato la presidente della Commissione – e qui deve continuare”. Parole roboanti, impegni solenni e domande fatidiche per Ursula: “La domanda fondamentale a cui dobbiamo rispondere insieme è cosa ci manca ancora per liberare la forza innovativa delle nostre aziende e garantire un settore automobilistico solido e sostenibile”. Basterebbe stracciare un po’ di quella burocrazia che ha imbrigliato, sotto la minaccia di sanzioni salatissime, le energie europee tra decine di regolamenti, impegni ideologici e road map irrealizzabili. “La giornata di oggi segna l’inizio di un dialogo che ci aiuterà ad affrontare i cambiamenti futuri – ha proseguito von der Leyen – Il risultato di questo dialogo sarà un Piano d’azione completo, che presenteremo il 5 marzo. Questo piano d’azione traccerà un percorso chiaro per garantire”. Poco più di un mese. Per fare, ad esempio, una cosa semplicissima: togliere le multe alle case che non rispettano gli obiettivi legati alla decarbonizzazione. Intanto la Commissione, pur riconoscendo “l’urgente necessità di adottare misure che proteggano l’industria automobilistica europea e ne garantiscano la continua prosperità all’interno dell’Unione europea” avvierà una “consultazione pubblica” con gli stakeholder del settore. Il Dialogo Ue avviato ieri punta a trovare un futuro, oltre gli errori catastrofici, per l’ultimo comparto industriale in cui la Ue, tagliata fuori dalla competizione digitale, hitech e delle telecomunicazioni, può ancora dire la sua su scala globale. L’auto, oggi, vale 1000 miliardi in termini di Pil e dà lavoro a oltre 13 milioni di persone. Numeri che tradiscono l’importanza, decisiva, del settore. Non solo, e non più, economica e sociale ma anche politica.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link