Negare al popolo il diritto a sciare, il nuovo slalom di sinistra dopo Roccaraso

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Lévi-Strauss non avrebbe schifato i tristi tropici dello sci napoletano. Invece la sinistra snob sì. La prossima volta Rep. farebbe prima a mandare Alain Elkann, sarebbe meraviglioso sentirgli raccontare i lanzichenecchi di Roccaraso


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Quando negli anni Trenta del secolo scorso Claude Lévi-Strauss scoprì i suoi “Tristi Tropici” e la vita quotidiana, piena di simboli, dei popoli autoctoni ne rimase folgorato. Ma lui era partito per allegria, con “smania d’evasione e desiderio di viaggiare”. Oggi i giornalisti si spingono fino a Roccaraso per gramo contratto, con la puzza dei mostri sotto il naso. E chi cerca mostri, mostri trova. “Tra trash e problemi con la giustizia”, il sommario di Rep., come sintesi della faccenda è un’espressione perfetta. Ma non per descrivere lo stato miserando che tutti i lettori, a questo punto, sono tenuti a immaginare delle piste da sci di Roccaraso, comunità montana dell’Alto Sangro, locus amoenus ma non proprio un patrimonio dell’Unesco come le Dolomiti che il patriarca Messner vorrebbe non a numero chiuso ma proprio chiuse per sempre.

No, è invece la sintesi perfetta dello snobismo con sottile senso di ribrezzo, al limite del razzismo, che molti commenti e cronache hanno espettorato contro la vil razza dannata dei napoletani povery in gita. Di cui è fulgido esempio l’articolo di Maria Novella De Luca, inviata, su Repubblica ieri.  “Quando il figlio Checco, ’a criatura, sedicenne grande e grosso caracolla sugli sci per la sua prima discesa a spazzaneve, cuore di mamma grida al ‘miracolo di Roccaraso’, piange lacrime di mascara, mette Geolier come fondale della commozione e TikTok esplode di ti voglio bene, un milione e settecentomila followers improvvisamente, pericolosamente, innamorati della neve”. Rita De Crescenzo è la tiktoker che sembra uscita da  un B Movie neomelodico, o meglio la veggente della Madonna di Trevignano in versione Madonnina delle nevi. “Voce arrochita del dialetto profondo, pelliccia e colbacco siberiano”. L’orrore. Tipo Marlon Brando in “Apocalypse Now”. Ma perché poi non potrebbero andarci, in gita per una mezza giornata di felicità, per il sogno di essere i Vanzina a Cortina o almeno i napoletani dei quartieri alti?

E’ qui che scatta il ribrezzo che Lévi-Strauss avrebbe catalogato antropologico, e condannato, ma in questo caso degli ski-lift della Val di Sangro sembra semplice caduta di quel freno inibitorio che si chiama rispetto democratico del popolo:  “Dodicimila persone partite da Napoli alle cinque del mattino di domenica scorsa”. “Trenta euro a testa, panini e frittata di pasta al sacco e il sogno dello sci finito in un incubo apocalittico”. “Fotografia angosciosa di quell’overtourism che ormai divora ogni angolo di bellezza italiana”. E dunque chi sono mai queste folle derelitte, raccontate con disprezzo? “Non siamo nemmeno riusciti a scendere dall’auto, bar e ristoranti ci cacciavano quando chiedevamo di andare al bagno, era tutto intasato, inagibile, i bambini si sono sentiti male, non torneremo mai più”. Quasi sia una colpa, quello sgangherato voler provare anche loro l’ebrezza. Invece sono i brutti sporchi e cattivi trasferiti dai colli baraccati vista Roma di Scola ai monti vista chalet dei napoletani ricchi. Giù  gli sci, via di qui. Se fossero migranti col barcone, invece che col torpedone, sarebbe già scattata l’accusa di mancata inclusione turistica, di abilismo da spazzaneve. La prossima volta Rep. farebbe prima a mandare Alain Elkann, sarebbe meraviglioso sentirgli raccontare i lanzichenecchi di Roccaraso.

C’è anche di peggio, e con meno leggerezza elkanniana. C’è l’abilista sciistico Francesco Emilio Borrelli, deputato di Avs, un  rieducatore classista che avevamo già pizzicato tempo fa, quando faceva la morale a “un’intera famiglia, sorpresa a bordo di un unico scooter” (che fossero povery, non lo ha pensato). Meglio sorvegliare e punire: “A questa gente, oltre ad essere multata pesantemente, va sequestrato il veicolo e inoltre urgono dei controlli da parte dei servizi sociali”. Poi dicono Salvini. Torquemada Borrelli è del partito elegante, anzi antropologicamente superiore, che ha sulla coscienza estetica figuri come Soumahoro e moglie con diritto al lusso e la squatter Ilaria Salis. Però, anziché tacere per decenza, ha fatto la predica al popolo trash di Roccaraso: “Non è né turismo, né socialità, né convivialità, è la sagra della maleducazione e del malcostume”. E lui che ne sa? Forse è solo il popolino che “just want have fun”, come cantava quella. Oppure il turismo, per il verde di sinistra, va riservato ai ricchi & laureati? “A Roccaraso sono andate in scena le invasioni barbariche del turismo social”, ha detto. Ma statevene nei Bassi, voi popolastro di Rita De Crescenzo “che fatica, soffre e ama come me” (si percepisce l’orrore sotto i polpastrelli di Maria Novella De Luca mentre picchia indignata sulla tastiera). Può darsi che i pullman all inclusive a trenta euri senza neanche la vendita pomeridiana delle pentole siano davvero un pasticciaccio della camorra e dei suoi addentellati, la paranza degli sciatori. Ma nel caso, visto che i Lévi-Strauss latitano, se ne occuperà la procura, un Lo Voi qualsiasi. Se gli avanza tempo fra un atto dovuto e l’altro.





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