“Nessun Manifesto può essere efficace se non affronta il problema del riequilibrio di potere tra le città capoluogo della Basilicata”

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Logiche incomprensibili nella gestione della scaletta degli interventi non mi hanno consentito di intervenire al momento dovuto per cui consegno a questo comunicato brevi considerazioni sull’iniziativa di lancio del Manifesto per Matera. 

Ringrazio chiaramente gli organizzatori per l’invito e mi complimento per l’iniziativa. Sicuramente non nuova per il Circolo La Scaletta in quanto da sempre non ha mai fatto mancare la sua posizione in concomitanza delle competizioni elettorali. Anche per le prossime si sono attivate alcune riunioni con le prime considerazioni. Nel passato si è cercato più volte di coinvolgere per un discorso comune le varie associazioni (Rota ne è testimone) ma tant’è dopo i primi incontri non si è riusciti ad avere una continuità. Ma non demordiamo cercheremo anche questa volta di lavorare e condividere valutazioni comuni.

Il Manifesto? Come si fa a non condividere le analisi e le considerazioni sulla situazione politica attuale? Ma qualche valutazione va fatta. 

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Non molto tempo fa abbiamo promosso un incontro con i consiglieri regionali del territorio. Il tema dell’incontro “la questione Matera/Basilicata”. Perché quel titolo? Perché riteniamo che il futuro di Matera sia indissolubilmente legato al destino della Basilicata e viceversa. Per cui come contenuto nel Manifesto è vero che occorre il Piano strategico, il Piano strutturale, il Museo Dea la Zes cultura e quant’altro ma occorre soprattutto e prima di tutto aprire un fronte e confronto serrato insieme con Potenza, qualunque schieramento vinca,  con la Regione. Potenza che non deve e non può sottrarsi se vogliamo far sopravvivere non solo i capoluoghi ma anche tutti i territori della Regione. Non è più possibile tollerare una politica basata sulla competizione e sulla umiliazione. Questa porta solo alla dissoluzione.

Il Manifesto in molti passaggi afferma che Matera deve essere la città dell’arte e della cultura ma, di grazia, come può diventarlo se le vengono scippati i presidi culturali che le erano stati giustamente assegnati in direzione e gestione. Sorprende che nel Manifesto non siano menzionati l’APT, la Film Commission, l’ufficio Cultura trasferiti da Matera e la sproporzione sui ruoli di direzione negli enti che penalizzano chiunque sia nato a ovest del Basento.

Nulla si dice dell’istituzione del Centro Sperimentale di Cinematografia che si è fatto fallire e che qualcosa con un quasi uguale titolo si è istituito a Tito. Ed ancora i fondi che non si stanziano per la Biblioteca Provinciale sperando che ci siano e che siano continui per la fondazione Matera 2019 che va rilanciata nelle sue funzioni. Occorre affermare con forza, perché occorrono, la realizzazione di alcuni collegamenti e di alcuni servizi non per Matera ma per il territorio e per l’occupazione. Occupazione, unico fattore che può arginare l’emigrazione e lo spopolamento delle aree interne ma anche dei capoluoghi. La Murgia Pollino è determinante non solo per facilitare i collegamenti ma soprattutto perché può rendere competitive le aree industriali che collega. La ZES unica altrimenti, per noi, sarebbe un ulteriore disastro. La logica della condivisione di direzione e gestione di alcune funzioni, che chiaramente si applica quando la beneficiaria è Matera, è deleteria e non deve essere più tollerata. Una perversa logica ripresa anche nella recente riorganizzazione dell’Unibas. I dipartimenti, come si apprende, sono stati ridotti a tre. Due a Potenza uno a Matera ma condiviso con Potenza. Giovedì scorso La Scaletta è  stata audita in commissione consiliare regionale e si sono  evidenziati, con chiarezza, i motivi perché il dipartimento che Matera divide con Potenza nella direzione e con i docenti non può svolgere compiutamente le sue funzioni; tutto a discapito della formazione. Si è ribadito quanto sia importante fare una riflessione sui circa 40 corsi di laurea. Insostenibili per costi ma soprattutto molti non ancorati alle realtà produttive ed occupazionali della regione. Si sono suggeriti corsi di laurea che possano essere attrattivi non solo per il resto di Italia ma anche per i paesi del Mediterraneo. La Basilicata ma tutto il sud deve lavorare in questo senso, diventare riferimento culturale e di sviluppo per l’intero bacino del Mediterraneo. L’occasione che ci è data nel 2026, Matera capitale della Cultura del Mediterraneo, non può essere sprecata come in parte è successo dopo il 2019.   

 



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