Perché la candidatura del Taburno Camposauro a Global Geopark UNESCO è così importante?

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Benevento, Campania – Con un’estensione di 12.000 ettari e una straordinaria ricchezza naturalistica, il Parco Regionale Taburno Camposauro ospita una grande varietà di ecosistemi che spaziano da pascoli montani a foreste rigogliose ed è testimone di secoli di storia e cultura con i suoi eremi, sentieri utilizzati dai pastori e mulini. Habitat per rapaci, lupi e svariate specie di anfibi e insetti, il paesaggio è arricchito da imponenti faggete, sorgenti d’acqua cristallina e spettacolari fenomeni carsici.

Qualche giorno fa è stata ufficialmente annunciata la candidatura del Parco Regionale Taburno Camposauro a Global Geopark UNESCO, un titolo che in Italia posseggono ad esempio l’Alta Murgia, la Majella e il Geoparco Cilento, Vallo di Diano e Alburni in provincia di Salerno, in Campania. Per approfondire il valore e le prospettive del Parco Regionale Taburno Camposauro abbiamo intervistato il presidente dell’Ente Parco, Costantino Caturano: tante le sfide legate alla gestione di questo territorio, altrettante le potenzialità; ricchezza naturalistica e storica, ma anche il ruolo cruciale che questa iniziativa può avere per il futuro delle comunità locali e per l’ente parco stesso e per la promozione di uno sviluppo sostenibile.

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Notturna al Parco Regionale Taburno Camposauro
GLOBAL GEOPARK UNESCO

«Il riconoscimento di Global Geopark viene dato alle aree protette di tutto il mondo che hanno determinate caratteristiche non solo ambientali, ma anche geomorfologiche. Nel Parco Regionale Taburno Camposauro abbiamo censito 44 geositi, alcuni dei quali d’interesse internazionale come le cave site nel Comune di Cautano e Vitulano, dalle quali nel 1756 l’architetto Luigi Vanvitelli estrasse il famoso marmo rosso utilizzato per lo scalone della Reggia di Caserta», afferma il presidente dell’Ente Parco.

Una candidatura, quella del Parco Regionale Taburno Camposauro, che ha ricevuto il sostegno di diverse istituzioni e organizzazioni di rappresentanza tra le quali la Regione Campania, la Federparchi – la Federazione Italiana dei Parchi e delle Riserve Naturali, la Coldiretti Nazionale, l’Associazione Guide Ambientali Escursionistiche, Legambiente e Il Touring Club. «Aver riconosciuto come il Parco Regionale Taburno Camposauro pregno di potenzialità è per noi motivo d’orgoglio», sottolinea Caturano.

Parco regionale taburno Camposauro

«Aver ricevuto l’attenzione sul territorio da parte non solo del mondo dell’associazionismo, ma anche delle istituzioni – 14 sono i Comuni che comprende il nostro parco – e dalle scuole ci ha spinto a credere che tutto questo fosse possibile. Il coinvolgimento e il fare rete è un lavoro che abbiamo cominciato alcuni anni addietro, e che stiamo continuando a fare: non solo sui nostri canali social o attraverso escursioni, incontri e attività di formazione; attualmente stiamo iniziando anche diverse attività di manutenzione, messa in sicurezza dei sentieri, rafforzamento della segnaletica».

GEO-TURISMO AL PARCO REGIONALE TABURNO CAMPOSAURO

Quello del geo-turismo è una forma di turismo sostenibile che pone al centro il patrimonio geologico, culturale e naturale di un territorio: un’esperienza di viaggio che non si limita alla semplice osservazione, ma che fa in modo che il visitatore comprenda appieno i processi naturali e la storia geologica. Un tipo di turismo che non prevede soltanto la visita a siti di interesse geologico, ma che include la promozione delle tradizioni locali, dell’agricoltura, dell’architettura e di tutte le espressioni culturali legate al paesaggio.

Credere nel Parco Regionale Taburno Camposauro vuol dire credere e investire nella propria terra

«Il territorio del Parco Regionale Taburno Camposauro è un’area dove gli aspetti ambientali e le bellezze naturalistiche convivono con una realtà agroalimentare molto forte: l’Aglianico del Taburno e la Falanghina del Sannio ne sono un esempio», continua Costantino Caturano. «I borghi di diversi comuni dell’area parco, come ad esempio quelli di Sant’Agata dei Goti, Montesarchio, Tocco Caudio, Solopaca, o la presenza del “Vaso più bello del mondo” – opera di Assteas, artista pestano del IV secolo a.C. – a Montesarchio, presso il Museo Archeologico Nazionale del Sannio Caudino, favoriscono una presa di posizione forte nei confronti del parco».

REQUISITI, DUBBI E OPPORTUNITÀ

Per ottenere il riconoscimento come Global Geopark UNESCO i criteri da rispettare sono molteplici e spaziano dalla presenza di un forte patrimonio geologico sino alla promozione del turismo sostenibile, fino alla sensibilizzazione e al coinvolgimento della comunità locale. «Qualora dovessimo ottenere questo riconoscimento saremmo a livello italiano il primo parco regionale a essere Global Geopark UNESCO: un’opportunità per tutto il territorio sia dal punto di vista economico, che sociale».

Parco regionale taburno Camposauro
Escursionisti al Parco Regionale Taburno Camposauro

«È bene far sapere che il titolo di Global Geopark UNESCO non è definitivo, quale può essere la dichiarazione di Patrimonio UNESCO per un bene materiale o immateriale: a cadenza quadriennale infatti ci sarà un riesame del funzionamento e della qualità del Gaoparco per verificare se si rispettano ancora gli standard richiesti dall’UNESCO; allo stesso modo non è un titolo che si conquista in poco tempo. Sono anni che lavoriamo alla stesura del dossier di candidatura», conclude il presidente dell’Ente Parco Taburno Camposauro.

L’asso nella manica per divenire un Global Geopark UNESCO è la capacità di integrare il patrimonio geologico del Taburno Camposauro con una strategia di sviluppo sostenibile che coinvolga le comunità locali e gli stakeholders del territorio. Gli elementi chiave sono l’offerta di esperienze turistiche sostenibili e autentiche e la capacità di utilizzare il geo-turismo come motore di una crescita economica pur tenendo ben salde le radici al patrimonio culturale e naturale. «Credere nel Parco Regionale Taburno Camposauro vuol dire credere e investire nella propria terra, dove si è deciso di vivere, e come Ente Parco ci stiamo provando!».

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