Alla Fondazione Ifel – Istituto per la finanza e l’economia locale – si parla di finanza dei Comuni e non poteva mancare il Presidente Anci e sindaco di Napoli Gaetano Manfredi.
Che punge la Ue a proposito del Pnrr e la tagliola delle consegne dei cantieri tra marzo e giugno dell’anno prossimo: «Definanziare i progetti che non si possono realizzare e salvare quelli che si possono realizzare ma che sono in ritardo, procedendo con una proroga selettiva».
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Quindi la stoccata: «L’Europa non crolla se c’è una proroga, soprattutto se pensiamo che l’opera da prorogare è essenziale per il cittadino. I problemi ce li hanno tutti in Europa e non solo l’Italia». Manfredi avverte anche il Governo e traccia la roadmap post legge di Bilancio: «Tra sindaci e governo – ragiona il Presidente dell’Anci – le frizioni sono state gestibili nel nome del bene comune e del senso di responsabilità. Tuttavia, da subito bisogna metterci intorno a un tavolo noi e il Governo perché la contrazione della spesa degli enti locali ormai è ingestibile e con il ritorno del “Patto di stabilità” sarà difficile garantire anche i servizi».
È l’incipit di un ragionamento che, come è consuetudine di Manfredi, non è un abbaiare alla luna, ma è riempito di proposte tecniche e politiche. Il sindaco – nella sostanza – propone soluzioni. Sono tre le leve su cui puntare secondo l’ex rettore: la compartecipazione fiscale, norme nuove per agevolare la riscossione e garantire le risorse per investimenti agli enti locali «che sono quelli che spendono di più» per allentare la morsa del “Patto di stabilità”.
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A oggi, tutti i ragionamenti che dal Governo dal Parlamento si fanno per migliorare le finanze degli enti locali hanno un solo sbocco: fare aumentare le tasse ai Municipi. Manfredi non ci sta e ribalta la questione. «Io credo che aumentare la tassazione locale è molto difficile, noi abbiamo già un livello di tassazione locale molto alto, poi l’idea che i comuni aumentino le tasse e il governo centrale le riduce non è che mi sembra molto interessante.
Direi che invece sarebbe interessante lavorare sul tema della compartecipazione, che non è un tema solamente tecnico, è anche un tema politico». Fa l’esempio della sua città il sindaco: «A Napoli abbiamo molto turismo, ma dell’imposta di soggiorno nelle nostre casse arriva poco e nulla. Chi crea ricchezza deve avere un ritorno della ricchezza. Proponiamo una compartecipazione della riscossione sulle attività produttive. Non è un tema solo tecnico ma anche politico. Si devono prendere decisioni e fare delle scelte senza nascondersi dietro la questione tecnica. C’è l’equilibrio dei conti dello Stato da difendere, ma ci sono poi i cittadini con i loro bisogni».
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Il miglioramento delle entrate passa per la riscossione e quindi dall’efficienza della stessa e da riforme normative. Manfredi punta su due richieste: «Ci sono due temi da affrontare per rendere l’Agenzia delle entrate più efficace. Il primo è separare i grandi evasori dai piccoli, servono agenti riscossori specifici per i piccoli evasori. In secondo luogo una nuova norma che può ridurre l’evasione. Ovvero molte attività produttive ogni due anni cambiano ragione sociale per non pagare le tasse e i comuni inviano milioni di cartelle esattoriali sapendo che non riscuoteranno nulla. Serve una norma che blocchi i cambi di attività».
Manfredi non lesina una critica più politica al sistema politico. «A volte si ha la sensazione – dice – che noi comuni vogliamo far pagare le tasse mentre altri invece dicono cose diverse, serve equilibrio ed unità. E poi l’Italia non è tutta uguale esistono divari territoriali enormi: se abbiamo le differenze di reddito tra le più grandi città e regioni senza meccanismi perequativi significa amplificare al massimo i divari».
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«Il “Patto di stabilità” è legato al controllo della spesa che serve a garantire il livello di crescita del Paese. Ma se non garantiamo gli investimenti non ci sarà crescita in film già visto: il Paese dal 2008 al 2013 è stato messo in ginocchio». Per Manfredi per evitare questo meccanismo «bisogna allocare le risorse su opere e investimenti certi non su opere che non si faranno mai». E ha chi gli ha chiesto se alludesse al Ponte sullo stretto di Messina Manfredi ha risposto così: «Non penso assolutamente al Ponte».
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