Il presidente Usa ha attribuito le responsabilità dell’incidente alle politiche inclusive di Biden: «La FAA ha assunto disabili gravi, solo le persone con l’intelletto più elevato possono fare i controllori». I precedenti e la rabbia delle associazioni
Durante la conferenza stampa tenuta giovedì a Washington, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha attribuito le responsabilità del disastro aereo che ha causato la morte di 67 persone alle politiche di diversità e inclusione del suo predecessore Joe Biden. «La Federal Aviation Administration sta attivamente assumendo lavoratori che soffrono di gravi disabilità intellettuali, problemi psichiatrici e altre condizioni mentali e fisiche nell’ambito di un’iniziativa di assunzioni per la diversità e l’inclusione» ha detto.
Dopo aver elencato le condizioni oggetto delle assunzioni («disabilità uditive e visive, amputazioni, paralisi parziali e totali, epilessia, gravi disabilità intellettuali, disabilità psichiche e nanismo») il Presidente degli Stati Uniti ha chiarito quali caratteristiche devono avere, secondo lui, i controllori del traffico aereo: «Solo le persone con le più alte attitudini possono fare questo mestiere. Devono essere le persone con l’intelletto più elevato e psicologicamente superiori ad essere ammesse a qualificarsi come controllori».
La rabbia delle associazioni e il pilota amputato
Le dichiarazioni di Trump sono state considerate offensive e discriminatorie dalle associazioni per i diritti delle persone con disabilità, e non solo. La American Association of People with Disabilities ha dichiarato che in questo modo il Presidente promuove un’agenda contro la diversità che renderà l’America meno sicura. «Le persone disabili sono presenti in tutti i settori della società. Fanno lavori in settori tecnologicamente avanzati, sono molto attente ai dettagli e lavorano probabilmente meglio di tante altre persone. Essere su una sedia a rotelle non ti impedisce di fare un ottimo lavoro» è stato il commento Maureen Devaney, co-direttore esecutivo della ong Vision For Equality.
«Il capro espiatorio delle persone con disabilità per questa tragedia non è coerente con i fatti», ha dichiarato Katie Neas, amministratore delegato di The Arc of the United States. «È molto triste che lo stigma nei confronti delle persone con disabilità continui a essere usato come motivo per cui le persone qualificate non possono essere assunte». La Pva, associazione che riunisce i veterani di guerra paralizzati, ha definito le parole di Trump «vergognose».
Mentre Miles O’Brien, pilota aereo con un’amputazione parziale al braccio sinistro, ha raccontato alla Cnn il lungo processo che gli ha consentito di ottenere nuovamente la licenza di volo dopo l’incidente. «Ho affrontato esami di ogni tipo per poter ottenere nuovamente l’abilitazione al volo. Di certo la FAA (Federal Aviation Administration, ndr) non penalizza la sicurezza per includere nel sistema persone con disabilità». O’Brien considera le frasi del presidente irrispettose per le vittime e inaccettabili: «Commenti del genere sono inappropriati nel contesto della terribile tragedia che le famiglie delle vittime stanno affrontando. Per tutte le persone disabili, e in particolare per chi lavora nell’aviazione, è come ricevere un pugno» ha detto.
Trump e la disabilità: i precedenti
Non è la prima volta che Donald Trump affronta, direttamente o indirettamente, il tema della disabilità. Durante un comizio nel 2015, Trump polemizzò con il giornalista del New York Times Serge Kovaleski imitando il suo tono di voce e i suoi gesti. L’episodio fu interpretato come una presa in giro della disabilità di Kovaleski, che soffre di artrogriposi (una malattia genetica che limita il movimento delle articolazioni). Il video con i gesti di Trump diventò virale e generò l’indignazione generale e duri attacchi da parte del New York Times; lui si difese sostenendo che non conosceva personalmente il giornalista e non lo stava imitando.
Un anno dopo, Trump fece arrabbiare le associazioni dei veterani di guerra dichiarando che i veterani con problemi di salute mentale avrebbero dovuto essere separati da quelli «forti». Molti ex soldati considerarono la distinzione offensiva e inappropriata, ma anche in questo caso Trump sostenne di essere stato frainteso.
L’ultimo caso riguarda la campagna elettorale del 2024. In un comizio in Pennsylvania, Trump affermò che la vicepresidente Kamala Harris, poi candidata alla presidenza per i Democratici, era «mentalmente disabile». «È triste, ma onestamente credo che Kamala Harris sia nata così» disse. Queste affermazioni, ripetute più volte, suscitarono forti critiche anche da parte di alcuni membri del Partito Repubblicano.
I provvedimenti presi nel primo mandato
Durante il suo primo mandato da presidente, Trump e la sua amministrazione hanno avuto un atteggiamento contraddittorio riguardo alla disabilità. Da un lato hanno promosso iniziative per aumentare l’occupazione delle persone con disabilità e firmato una legge che ha migliorato l’accesso alle cure sanitarie per i veterani, inclusi i veterani con disabilità. Dall’altro ha più volte affermato di voler tagliare Medicaid, il programma di assistenza sanitaria che fornisce cure a milioni di persone con disabilità, e ha cercato di abrogare l’Affordable Care Act (Obamacare) che tutela le persone con condizioni preesistenti.
Una serie di provvedimenti, inoltre, hanno peggiorato la qualità della vita delle persone con disabilità negli Stati Uniti. Dal 2018 il Dipartimento di Giustizia non ha più obbligato le aziende a rendere i loro siti web accessibili alle persone con disabilità visive o motorie; l’amministrazione Trump ha cercato di ridurre i finanziamenti federali per i programmi educativi destinati agli studenti con disabilità; sono state indebolite, poi, le normative per l’accessibilità delle persone disabile agli aerei e ai mezzi di trasporto pubblici.
Il secondo mandato e la distanza da Obama
Tra i primi ordini esecutivi firmati da Trump all’inizio della sua seconda presidenza, c’è anche quello con cui ha smantellato i programmi di diversità, equità e inclusione istituiti dall’amministrazione Biden, che miravano a promuovere la diversità e l’inclusione nel governo federale e nelle forze armate. Questa decisione ha avuto un impatto diretto sui dipendenti federali impegnati in questi programmi, che sono stati messi in congedo retribuito in attesa del licenziamento, e ne avrà uno indiretto sull’accesso ai servizi sanitari, all’istruzione e alle forze armate delle persone con disabilità.
Con le parole pronunciate ieri a Washington, Trump è andato oltre: attribuendo la responsabilità del disastro aereo alla presunta incapacità dei controllori del traffico aereo con disabilità, il presidente certifica che ci sono lavori che le persone disabili non possono fare. Riportando indietro il dibattito sul tema di almeno 35 anni, visto che la legge contro la discriminazione delle persone con disabilità sul lavoro è stata approvata negli Stati Uniti nel 1990.
Trump si pone così in netta contrapposizione sia rispetto al predecessore Biden, sia a Barack Obama che all’inizio del suo primo mandato prese una decisione altamente simbolica. Nel 2009 Obama scelse infatti come «special assistant» Paul Steven Miller, avvocato con acondroplasia (la forma più comune di nanismo) che per un decennio aveva presieduto la Commissione per le pari opportunità sul lavoro e valutato decine di migliaia di casi di discriminazione sul lavoro di persone con disabilità.
«Solo perché essere diversi è più difficile, questo non significa voler cancellare questa differenza. Come gli afroamericani non vanno in giro desiderando di essere bianchi, le persone in sedia a rotelle non passano le loro giornate sperando di alzarsi in piedi e camminare» disse Miller per spiegare quali fossero i suoi punti di contatto col presidente Obama. Da allora sono trascorsi 16 anni, ma ascoltando le parole pronunciate ieri da Donald Trump l’impressione è quella di essere tornati molto indietro.
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