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Lo scorso 6 novembre è stato firmato il protocollo d’intesa tra il Comune di Salerno (ente capofila), l’Università degli Studi di Salerno, la Soprintendenza e la Fondazione Scuola Medica Salernitana: lo scopo è varare tutta una serie di progetti coordinati che dovrebbero portare, entro il 22 marzo 2021, alla presentazione all’UNESCO della candidatura ufficiale della Scuola Medica Salernitana come Patrimonio Immateriale dell’Umanità.

Un passo importante, di cui chiediamo conto all’assessore alla cultura del Comune di Salerno, Antonia Willburger, di origine austriaca, alle spalle un lungo curriculum come organizzatrice di eventi. “Il nostro obiettivo è sì parlare di Storia, ma parlarne al presente. La Scuola Medica Salernitana rappresenta l’identità della nostra città, soprattutto per i valori di interculturalità e di inclusione, anche verso le donne, di attenzione al benessere, di sostenibilità che porta con sé”.

L’idea di candidare Salerno a Patrimonio Immateriale dell’Umanità è nata l’anno scorso durante la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum, grazie all’incontro di Erminia Pellecchia, giornalista del “Il Mattino” e storico dell’arte, con il prof. Luca Cerchiai, docente di Etruscologia e Archeologia Italica all’Università di Salerno.

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“Me ne parlarono, e io fui subito entusiasta dell’idea – racconta la dott.ssa Willburger – Era un’occasione da non perdere sia per la valorizzazione del patrimonio culturale del territorio sia perchè è un’opportunità di sviluppo economico della città, ma avrebbe potuto realizzarsi solo creando una rete tra le varie realtà che contraddistinguono Salerno, dall’Ordine dei Medici, l’Archivio Storico e tante associazioni culturali. Da austriaca di nascita, è per me quasi automatico il paragone con la realtà di Salisburgo, che sul semplice fatto che proprio lì sia nato un grande compositore come Mozart ha saputo creare un intero indotto non solo turistico ma anche economico. A Salerno invece c’è un grande vuoto”.

Antonia Willburger è convinta che la Scuola Medica sia un patrimonio per la cittadinanza non solo in senso storico e culturale, ma anche civico: “Dobbiamo adattare la Storia al presente, estrapolandone i valori. E per fare questo non è sufficiente riunire le istituzioni, ma è necessario creare una comunità, perché le istituzioni sono fatte di persone; e in questa comunità bisogna anche attrarre le associazioni che sulla tematica della Scuola Medica Salernitana hanno sempre lavorato, mettendole in rete”.

L’idea della dott.ssa Willburger è trovare anche degli agganci fuori da Salerno, magari creando un Festival, come si sta facendo per il progetto “Medieval Times” di Gaetano Stella che, attraverso la rievocazione storica della leggenda di Isabella, ha portato la Scuola Medica e la Dieta Mediterranea ad Hannover: il concetto è, comunque, che la Scuola Medica Salernitana debba uscire dall’Università, scendere tra la gente, parlare di contaminazioni.

“Abbiamo già previsto, appena le chiusure per la pandemia lo permetteranno, un ciclo di conferenze nei luoghi della Scuola Medica; a gennaio, poi, inizieremo a coinvolgere le scuole, con una ricerca sulla toponomastica; abbiamo in programma attività di ricerca universitaria con studenti e laureandi, e la creazione di prodotti ‘pop’ come un gioco da tavolo e un libro di fiabe. L’obiettivo è quello di creare fermento e coscienza tra i cittadini che questo passato è ancora attuale e può rendere Salerno una città culturalmente viva”.

Uno dei possibili candidati ad entrare in questa rete è sicuramente la Biblioteca Provinciale di Salerno, la quale, per l’occasione, si sta “rifacendo il look”, guidata dal Presidente della Provincia, Michele Strianese: “A causa della riforma Delrio del 2014, che fra l’altro toglieva le competenze sui beni culturali alle Province, la Biblioteca Provinciale mancava da anni di adeguate risorse, sia finanziarie, sia umane – spiega Strianese – e anche la struttura aveva bisogno di lavori urgenti di risistemazione. Ed era un vero peccato, perché la biblioteca custodisce testi di primo piano, anche per quanto riguarda la Scuola Medica Salernitana, come il manoscritto duecentesco della Practica Brevis di Giovanni Plateario.

Come Provincia ci siamo mossi su più fronti per farla ripartire. Anzitutto abbiamo avuto il sostegno della Regione, che ci ha concesso fondi per i lavori di ristrutturazione, e abbiamo stipulato una convenzione con il Comune di Salerno e la SCABEC (Società Campana per i Beni Culturali) che fornirà assistenti di sala per tenere aperta la biblioteca e provvederà anche nell’immediato ai necessari lavori di manutenzione.

Sempre attraverso SCABEC – conclude Strianese – provvederemo alla digitalizzazione di parte del patrimonio librario. E con un finanziamento MIBACT il nostro settore Pianificazione strategica e sistemi culturali, diretto da Ciro Castaldo, ha appena acquistato volumi di storia, arte e letteratura riguardanti l’Italia Meridionale con particolare riferimento al nostro territorio e alla Scuola Medica”.

Sono stati infatti acquistati volumi come la collana dedicata alla Scuola Medica Salernitana edita dalla SISMEL, i volumi di Erika Maderna pubblicati dalla Aboca, le pubblicazioni a cura del Centro Studi sull’Alto Medioevo di Spoleto, e quelle dello storico della medicina Giorgio Cosmacini. Ci si fermerà qui oppure la Biblioteca Provinciale intende davvero entrare nella rete che auspica l’assessore Willburger? Forse basterà aspettare per scoprirlo.

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