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Un’escursione collettiva per difendere la montagna e promuovere un futuro più sostenibile. Domenica 9 febbraio 2025, il monte Bondone sarà teatro di una mobilitazione nazionale nell’ambito dell’iniziativa “La Montagna Non Si Arrende”, che coinvolgerà l’intero arco alpino e la dorsale appenninica. Un’azione congiunta di 24 associazioni ambientaliste e civili, tra cui l’Enpa del Trentino, che si riuniranno per protestare contro modelli di sviluppo considerati insostenibili e dannosi per l’ambiente montano.
Un’escursione per difendere il territorio
L’evento, organizzato con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di tutelare le montagne, prevede una passeggiata collettiva tra le Viote e Vason, con ritrovo fissato alle 10:00 al parcheggio delle Viote. Una manifestazione pacifica che vuole richiamare l’attenzione sull’impatto ambientale di alcuni progetti infrastrutturali in Trentino, che rappresentano una minaccia per il fragile equilibrio della montagna.
Un modello di sviluppo insostenibile
Le associazioni denunciano un modello economico basato su sfruttamento del territorio, grandi eventi e investimenti a breve termine che non tengono conto della crisi climatica in atto. Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato sulla Terra, e le Alpi stanno subendo un riscaldamento due volte più rapido rispetto alla media globale. Nonostante ciò, le amministrazioni pubbliche continuano a sostenere progetti che, secondo gli attivisti, non solo non risolvono i problemi ambientali ed economici della montagna, ma li aggravano.
Tra i progetti contestati in Trentino ci sono:
•nuovi bacini artificiali a Folgaria e in Val San Nicolò, destinati alla produzione di neve artificiale, nonostante le temperature in aumento rendano sempre meno sostenibile questa pratica.
•una nuova pista sul Cermis, che impatterà significativamente sull’ambiente circostante.
•il nuovo après-ski nella piana di Nambino, un’iniziativa che potrebbe compromettere un’area naturale di grande valore.
•la ciclovia del Garda, definita “devastante” per il territorio.
Il caso Bondone: bacino artificiale e funivia nel mirino
Uno dei punti chiave della protesta riguarda il progetto di costruzione di un bacino artificiale alle Viote, destinato esclusivamente alla produzione di neve artificiale. Un’infrastruttura che, secondo gli attivisti, comporterebbe un forte impatto ambientale senza garantire un futuro sostenibile al comprensorio sciistico locale. I costi della neve artificiale sono infatti in costante aumento: oggi richiedono fino a 80.000 euro e mezzo milione di litri d’acqua per ogni chilometro di pista innevata. Con l’aumento delle temperature, presto potrebbe diventare impossibile mantenere aperti gli impianti sciistici.
A destare preoccupazione è anche la recente variante tecnica approvata dal Comune di Trento, che prevede un’espansione delle aree sciabili sul Bondone da 87 ettari a 283 ettari. Questo provvedimento potrebbe favorire la costruzione di nuove infrastrutture, tra cui la contestata funivia del Bondone, che secondo il piano degli amministratori dovrebbe trasportare un milione di persone all’anno. Un progetto da oltre 80 milioni di euro di fondi pubblici, che però presenta gravi incognite economiche e ambientali, rischiando di trasformarsi in una “cattedrale nel deserto” e un’operazione di greenwashing senza reali benefici per la riduzione del traffico.
Un appello per una montagna sostenibile
Le 24 associazioni coinvolte, tra cui Enpa del Trentino, Legambiente, Italia Nostra, Mountain Wilderness Italia e WWF Trentino, chiedono un cambio di rotta nelle politiche ambientali e turistiche del territorio. L’obiettivo è promuovere un turismo più sostenibile, che valorizzi la montagna senza comprometterne la biodiversità e le risorse naturali.
“Abbiamo deciso di manifestare a monte Bondone passeggiando tra le Viote e Vason per ribadire che la tutela dell’ambiente deve essere la priorità per il futuro del turismo in Trentino”, dichiarano gli organizzatori. “Le scelte attuali rischiano di compromettere il nostro patrimonio naturale senza offrire reali soluzioni per l’economia locale.”
L’evento di domenica 9 febbraio rappresenta dunque un’occasione per cittadini e attivisti di far sentire la propria voce e ribadire che la montagna non si arrende di fronte alle sfide ambientali e alle politiche insostenibili.
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