La schiavitù della paura della morte

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“Poiché dunque i figli hanno in comune sangue e carne, egli pure [Gesù] vi ha similmente partecipato, per annientare con la sua morte colui che aveva il potere della morte, cioè il diavolo, e liberare tutti quelli che dal timore (o dalla paura) della morte erano tenuti schiavi per tutta la vita” (Eb 2:14-15).

Nel libro della Genesi, dopo aver dato all’uomo l’ordine di non mangiare del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, Dio conclude: “perché nel giorno che ne mangerai, certamente morirai” (Ge 2:17). È dunque qui che nella Bibbia compare per la prima volta la morte, nella forma del verbo morire. 

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Poco più avanti compare per la prima volta la paura. Ed è sulla bocca di Adamo, che dopo aver peccato dice a Dio: “Ho udito la tua voce nel giardino e ho avuto paura” (Ge 3:10).

 Sta dunque qui l’origine della paura: la voce di Dio. Quella voce ricorda ad Adamo quello che poco prima aveva sentito dalla stessa voce: “Nel giorno che ne mangerai, certamente morirai”. La sua paura è la sgradevole sensazione provocata dall’attesa del compiersi di quella parola di Dio, che da avvertimento si è trasformata ora in giudizio.

Si dirà che le paure sono di tanti tipi e hanno le cause più diverse; per noi questo oggi è vero, ma in ogni caso l’origine è sempre la stessa: paura della morte, come compimento del giudizio di Dio. 

È questo il motivo per cui l’illuminato uomo occidentale si oppone così tenacemente alla permanenza in ogni legislazione della condanna a morte: perché non sopporta l’idea che la morte possa essere intesa come giudizio per il peccato. Secondo lui la morte è un triste destino o uno spiacevole incidente che si deve cercare in tutti i modi di allontanare o evitare, ma mai e poi mai una morte deve essere intesa come condanna per il peccato. E se Dio lo fa, se ne deduce che noi uomini siamo più buoni di Dio. 

“Che cos’è la morte?” ha chiesto una volta un predicatore a un funerale, e ha dato poi la risposta biblica: è l’esecuzione di una sentenza: “La persona che pecca è quella che morirà” (Ez 18:20).

Va detto allora, e sottolineato, che il tema centrale della fede e della predicazione cristiana ruota intorno alla morte, avendo al centro la morte di Gesù Cristo. È questo che si sottolinea nel passaggio della lettera agli Ebrei citato all’inizio, dove il termine morte compare ben tre volte.

I due gesti fondamentali con cui i credenti in Cristo esprimono pubblicamente la loro fede sono battesimo e cena del Signore, ed entrambi fanno riferimento esplicito alla morte:

“O ignorate forse che tutti noi, che siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Siamo dunque stati sepolti con lui mediante il battesimo nella sua morte, affinché, come Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita” (Ro 6:3,4).

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“Poiché ogni volta che mangiate questo pane e bevete da questo calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga».” (1Co11:26).

Il messaggio cristiano consiste proprio nell’annuncio della buona notizia che il problema della morte è stato risolto con la morte e la risurrezione di Gesù Cristo. Nella spiegazione di questo fatto e delle sue conseguenze consiste tutta la predicazione cristiana agli increduli e l’insegnamento ai credenti. 

Qui ci limiteremo a esaminare le possibilità del diavolo in relazione alla morte. 

Dopo l’originaria caduta dell’uomo e prima di Cristo, il diavolo aveva il potere della morte (Ebrei 2:14) perché con il suo peccato Adamo aveva dato autorità alla parola del diavolo in opposizione a quella di Dio. Il diavolo poteva dunque rivolgersi a Dio e fargli giuridicamente osservare che l’uomo aveva scelto di ascoltare lui, quindi doveva restare sotto il suo potere. La decisione definitiva sul morire e vivere di ogni uomo resta comunque nelle mani di Dio, perché sta scritto che “Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire” (1Sa 2:6). Satana però mantiene un potere sugli uomini che, come lui, permangono nella ribellione a Dio e può contrattare col Signore la possibilità di colpire con la morte coloro che sono sotto la sua autorità. Dio può concederglielo, se lo ritiene opportuno per i suoi piani. Un esempio si trova nel libro di Giobbe, quando Dio concede a Satana il potere di far morire tutti i suoi figli (Gb cap. 1).

Dio può addirittura usare spiriti satanici per far morire qualcuno:

“Micaia replicò: «Perciò ascoltate la parola del SIGNORE. Io ho visto il SIGNORE seduto sul suo trono, e tutto l’esercito del cielo che gli stava a destra e a sinistra. E il SIGNORE disse: “Chi sedurrà Acab, re d’Israele, affinché salga contro Ramot di Galaad e vi perisca?” Ci fu chi rispose in un modo e chi rispose in un altro. Allora si fece avanti uno spirito, il quale si presentò davanti al SIGNORE, e disse: “Lo sedurrò io”. Il SIGNORE gli disse: “E come?” Quello rispose: “Io uscirò, e sarò spirito di menzogna in bocca a tutti i suoi profeti”. Il SIGNORE gli disse: “Sì, riuscirai a sedurlo; esci, e fa’ così”. E ora, ecco, il SIGNORE ha messo uno spirito di menzogna in bocca a questi tuoi profeti; ma il SIGNORE ha pronunciato del male contro di te»” (2Cr 18:18-22).

Quando il diavolo dice a Gesù nel deserto: «Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni; perché essa mi è stata data, e la do a chi voglio» (Lu 4:6), dice una mezza verità, perché Gesù stesso lo riconosce come “il principe di questo mondo” (Gv 12:31, 14:30), ma dice anche che “il principe di questo mondo è stato giudicato” (Gv 16:11). Però, fino al compimento della sua piena disfatta che condurrà al suo confinamento definitivo nello stagno di fuoco (Ap 20:10), al diavolo è permesso di colpire l’uomo in vari modi, anche mortali.

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In conclusione, si può dire che Satana mantiene un ampio potere su tutti quelli che glielo permettono, consapevoli o no. L’unico modo per sottrarsi a questo dominio è porsi sotto le ali della “chioccia” Gesù, accogliendo il suo invito al pentimento e alla fede. Al di fuori di questa possibilità, nessuno s’illuda di poter resistere alle pressioni e agli adescamenti di Satana. È lui che, usando il suo potere di morte, può spingere l’uomo a decidere di porre fine alla sua esistenza con un colpo di pistola alla tempia o con la “libera scelta” di invitare medici disponibili a praticare quella particolare forma di omicidio consenziente che si chiama suicidio assistito o eutanasia. È un potere che Dio concede ancora oggi a Satana, il quale certamente vorrà usarlo fino all’ultimo istante che gli sarà concesso.

Il desiderio più grande del diavolo però non è di far morire le persone, e neppure di mandarle all’inferno, anche perché vede che all’inferno le persone ci vanno da sole senza problemi. Più che all’eternità, che non gli riserva grandi soddisfazioni (lo sa anche lui, perché conosce la Bibbia), Satana è fortemente interessato alla gestione del presente, alle cose di “questo secolo”, alla politica insomma, nel senso più ampio del termine: vuole sfruttare fino in fondo il tempo che gli resta nel tentativo di ottenere quello che aveva chiesto a Gesù: essere adorato: “Di nuovo il diavolo lo portò con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria, dicendogli: «Tutte queste cose ti darò, se tu ti prostri e mi adori»” (Mt 4:8,9).

L’adorazione richiede un popolo che si prostri davanti al sovrano e lo innalzi come un dio. Per ottenere questo a livello mondiale, Satana sa che bisogna lavorare su popoli, nazioni e governi; in altre parole, bisogna fare politica. E nessuno, fra le creature, sa farlo meglio di lui. 

I metodi usati dal principe di questo mondo sono sostanzialmente due: seduzione e paura, che corrispondono a due movimenti: attrazione e repulsione, abilmente alternati.

Tutto ha inizio nell’Eden. La seduzione prodotta dalle parole del serpente produce attrazione: “La donna osservò che l’albero era buono per nutrirsi, che era bello da vedere, e che l’albero era desiderabile per acquistare conoscenza; prese del frutto, ne mangiò, e ne diede anche a suo marito che era con lei, ed egli ne mangiò” (Ge 3:6). A ciò segue nell’uomo la paura che produce repulsione della presenza di Dio: “… ho avuto paura… e mi sono nascosto” (Ge 3:10). Da quel momento la paura, che nella sua essenza è paura del giudizio di Dio, è stata assunta da Satana come strumento di dominio sugli uomini.

Dopo il diluvio, nel patto con Noè, Dio ha previsto la costituzione di autorità umane a cui concedere condizionate deleghe di potere in forma di governo e punizioni; questo implica un ineliminabile e salutare elemento di paura nei governati. Lo spiega bene l’apostolo Paolo nel noto capitolo 13 della sua lettera ai Romani:

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  1. Ogni persona sia sottomessa alle autorità superiori; perché non vi è autorità se non da Dio; e le autorità che esistono sono stabilite da Dio.
  2. Perciò chi resiste all’autorità si oppone all’ordine di Dio; quelli che vi si oppongono si attireranno addosso una condanna;
  3. infatti i magistrati non sono da temere per le opere buone, ma per le cattive. Tu, non vuoi temere l’autorità? Fa’ il bene e avrai la sua approvazione,
  4. perché il magistrato è un ministro di Dio per il tuo bene; ma se fai il male, temi, perché egli non porta la spada invano; infatti è un ministro di Dio per infliggere una giusta punizione a chi fa il male.
  5. Perciò è necessario stare sottomessi, non soltanto per timore della punizione, ma anche per motivo di coscienza.
  6. È anche per questa ragione che voi pagate le imposte, perché essi, che sono costantemente dediti a questa funzione, sono ministri di Dio.
  7. Rendete a ciascuno quel che gli è dovuto: l’imposta a chi è dovuta l’imposta, la tassa a chi la tassa; il timore a chi il timore; l’onore a chi l’onore.

Si può dire allora che la Scrittura si oppone a qualunque anarchismo “spirituale” che in nome di Dio contesti l’esistenza stessa di un’istituzione che ponga limiti alla volontà del singolo o di una comunità. Ma poiché si parla di “ministri di Dio”, è ovvio che dovrà essere la mia comprensione di chi è Dio a determinare la misura in cui sono disposto, o devo essere pronto, a sottomettermi a quell’autorità. E di questo naturalmente dovrò alla mia coscienza e a Dio.

Poiché Dio delega alcuni aspetti della sua autorità a istituzioni gestite da uomini, e poiché gli uomini si trovano ancora sotto il potere del principe di questo mondo, è chiaro che le autorità umane sono sempre sotto il tiro di Satana, il quale tenta continuamente di inserirsi nel loro potere per far muovere gli uomini nella direzione da lui voluta. I suoi metodi standard che propone alle autorità sono la seduzione e la paura, praticate con armi di menzogna e intimidazione.

Fino a qualche anno fa, le autorità civili avevano un atteggiamento benevolo verso le varie comunità religiose, in certi casi offrendo loro anche possibilità di ottenere agevolazioni sottostando a particolari condizioni di comportamento. Il rischio a cui i credenti sono stati esposti è quello della seduzione. Niente di grave, per carità, tutto a norma di legge, legittimo desiderio di avere consenso elettorale da una parte, legittimo desiderio di avere agevolazioni di servizio dall’altra, ma davanti a questioni di coerenza con la propria fede qualche volta possono essere emersi problemi di coscienza.

Da un po’ di tempo però il clima generale sta cambiando. Il terremoto “sanitario” degli ultimi anni ha fatto avvertire sulla pelle che le autorità civili possono anche decidere di usare come strumento di governo il metodo della paura. Vale la pena allora di riflettere sulle autorità anche sotto questo aspetto.

Dicendo che “il magistrato è un ministro di Dio per il tuo bene”, Paolo presenta il quadro entro cui Dio vuole che si svolga la vita sociale tra gli uomini, senza entrare nella discussione, comunque inevitabile, di come si deve agire quando il magistrato non si comporta come ministro di Dio, ma piuttosto come strumento di Satana. Il testo dice che bisogna essere sottomessi “anche per motivo di coscienza”, e la mia coscienza non può essere consegnata a scatola chiusa nelle mani dell’autorità civile, perché essa stessa dovrà un giorno rispondere allo stesso Dio a cui io sono tenuto a rispondere.

L’autorità ha il compito di lodare chi fa il bene e punire chi fa il male, ma poiché è un ministro di Dio, il senso ultimo di quello che significano bene e male resta nelle mani di Dio, non del ministro. Bisogna dunque sempre chiedersi qual è l’attuazione che di fatto il ministro umano sta facendo della volontà di Dio. Per un credente in Cristo quindi non è soltanto lecito, ma anzi è doveroso interessarsi ed essere consapevole di quello che avviene nel campo della politica.

Non dobbiamo avere paura dell’autorità, ma temere Dio. Non rientra tra i mandati concessi all’autorità umana quello di generare paura nei cittadini per indurli alla sottomissione. L’autorità ha il compito di organizzare la vita sociale per il bene di tutti; soltanto i trasgressori devono aspettarsi di avere paura. Lo dice chiaramente Paolo: “Non vuoi temere l’autorità? Fa’ il bene e avrai la sua approvazione… ma se fai il male, temi”. 

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Nell’ordine voluto da Dio, ma anche in un sano ordinamento democratico, non è lecito all’autorità umana usare l’intimidazione come sistematico strumento di governo. Se questo accade, vuol dire che l’autorità umana è entrata nella sfera del diabolico, che è una caratteristica dei regimi tirannici. Satana ambisce ad inserirsi nel governo delle autorità civili, che pure sono istituzionalmente riconosciute da Dio, agendo surrettiziamente attraverso di loro per esercitare la sua influenza su popoli e nazioni. E uno dei suoi strumenti preferiti è, appunto, la paura. Una paura che di solito passa attraverso varie forme di inganno e seduzione, con l’obiettivo di arrivare a tenere tutti in posizione di schiavitù.

L’esempio più evidente della recente storia è il regime hitleriano. Sintetica e significativa è la risposta che il gerarca nazista Hermann Göring diede al processo di Norimberga a chi gli chiedeva come avessero fatto i nazisti a sottomettersi un popolo acculturato come quello tedesco: “L’unica cosa che devi fare per rendere schiave le persone è impaurirle. Se riesci a trovare un modo per impaurire le persone, puoi fargli fare quello che vuoi”. 

La paura della morte, da cui deriva ogni altra forma di paura, è un’arma con cui il diavolo vuole tenere gli uomini “per tutta la vita soggetti a schiavitù”. Chi usa l’arma della paura per tenere sottomessi gli uomini, quali che siano le sue sbandierate buone intenzioni, è uno strumento di Satana. Con la sua morte Gesù ha annientato colui che aveva il potere della morte, cioè il diavolo, quindi il credente in Gesù è liberato non solo dal potere della morte che conduce alla perdizione eterna, ma anche dalla schiavitù della paura della morte che incatena gli uomini per tutto il tempo della loro vita. Chi crede in Gesù morto per i suoi peccati e risuscitato per la sua giustificazione non può convivere con una simile schiavitù. Il credente che vuole rendere testimonianza al mondo della risurrezione di Gesù dai morti ha come primo compito quello di manifestare concretamente, nelle sue scelte e nel suo modo di vivere, di essere stato liberato dalla schiavitù della paura della morte, in qualunque forma essa si presenti. 

“Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi; state dunque saldi e non vi lasciate porre di nuovo sotto il giogo della schiavitù” (Ga 5:1).



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