Meraviglioso. Va in un campo agricolo e trova un oggetto romano. Cos’è? A cosa serviva? Chi raffigura? Cosa c’era, nei dintorni? Alle domande rispondono archeologi e studiosi

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IMPERO ROMANO

L’oggetto, di bronzo, ha un passante. L’analisi del reperto. Alla ricerca dell’identità del personaggio. Un dio legato ai boschi e al viaggio? Un filosofo? Un personaggio romano? Vediamo di indagare sul ritrovamento.

Un’applique in bronzo, romana, di circa 1800 anni fa, probabilmente utilizzata come decorazione per una cinghia, per finimenti o come passante ferma-cintura, è stata recentemente scoperta in un campo agricolo. L’oggetto è in realtà una minuscola scultura, con un passante metallico, nella parte posteriore, a forma di parentesi quadra: [ . Siamo vicino a Lichfield, nello Staffordshire, Inghilterra, non lontano da un insediamento romano. L’oggetto è stato scoperto in un campo agricolo. Nella zone c’erano militari dell’impero e anche un’importante stazione di servizio stradale della romanità.

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La piccola scultura è stata portata alla luce da Darren Booth (nella foto, qui sopra), un appassionato di ricerche storiche e di metal detector, ed è stato registrato, in queste ore, come un reperto di pregio.

Il manufatto, di dimensioni contenute ma grande rilevanza storica, rappresenta il volto di un uomo maturo con una calvizie centrale e capelli laterali, tratti distintivi che hanno portato gli archeologi britannici a identificarlo come una raffigurazione del dio Sileno. Questa figura mitologica è stata spesso considerata anche un prototipo per le rappresentazioni di Socrate. L’oggetto presenta, come dicevamo un passante metallico posteriore nel quale veniva passata, probabilmente, una cintura o un finimento, di cuoio. Doveva fungere da fermaglio, come la fettuccia in cui infiliamo il capo della cintura, dopo aver chiuso la fibbia.

La registrazione dell’oggetto come reperto archeologico romano

A Letocetum

Lichfield, città con circa 32.000 abitanti, – nelle cui campagne è avvenuto il ritrovamento – si trova a circa 180 km a nord-ovest di Londra e a 23 km a nord di Birmingham. A circa tre miglia a sud dell’attuale centro cittadino, sorgeva l’insediamento romano-britanno di Letocetum, il cui nome derivava dal termine celtico per “bosco grigio”. Questo insediamento rivestiva un ruolo cruciale come stazione di posta lungo la Watling Street, importante arteria romana che conduceva al Galles settentrionale, e la Icknield Street (oggi la strada statale A38).

Verso il 50 d.C., una vexillatio romana edificò una grande fortezza in legno sulla collina presso l’attuale cittadina di Wall per ospitare la Legio XIV Gemina durante le campagne del governatore Aulo Didio Gallo contro i Briganti. Successivamente, la fortezza venne ridimensionata e Letocetum si sviluppò come stazione di posta di rilievo. La maggior parte delle truppe fu trasferita a Viroconium intorno al 58 d.C. durante l’amministrazione di Gaio Svetonio Paolino.

Raffronti con applique simili

Il passante romano recentemente scoperto presenta analogie con un’applique in bronzo venduta recentemente dalla britannica St James’s Ancient Art. Questa applique (nella foto qui sopra) rappresenta un uomo barbuto che gira leggermente la testa verso sinistra e indossa una fascia sulla fronte. I dettagli del volto sono resi in modo naturalistico e il reperto, originariamente fissato a un vaso o a un cofanetto, risale al periodo romano della Britannia, compreso tra il I e il V secolo d.C.

Quest’ultima applique proveniva dall’area di Oxfordshire/Berkshire/Hampshire ed era stata scoperta negli anni ’80-’90.

Il simbolismo del dio Sileno. Chi era?

Sileno – divinità che, secondo gli archeologi inglesi, è rappresentata sulla decorazione trovata recentemente – era uno spirito della danza e della spremitura dell’uva, connesso al mondo dionisiaco. Il suo nome deriva dai termini greci seiô (“muoversi avanti e indietro”) e lênos (“trogolo del vino”). Ricevette in cura da Ermes il giovane Dioniso, che fece allattare dalla ninfa Nisa su una montagna omonima.

Testa di Sileno copia da Lisippo , Museo archeologico nazionale di Venezia. Foto di Didier Descouens

Figura spesso rappresentata come un uomo anziano, calvo, con barba e tratti trasandati, Sileno veniva visto anche come il capo dei satiri e come una sorta di saggio divino, nonostante la sua natura lasciva e selvaggia. In molte narrazioni latine è considerato progenitore di satiri e ninfe.

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Un episodio celebre lo vede protagonista durante un viaggio in Frigia con Dioniso. Sileno si perse e venne ritrovato da re Mida, che lo accolse ospitalmente prima di riaccompagnarlo alla carovana dionisiaca.

Silenoi, Papposileni e Satiri

I Sileni, o Silenoi, erano divinità minori dei boschi nella mitologia greca. Imparentati con i centauri, si distinguevano per caratteristiche equine, come la coda di cavallo e le orecchie appuntite, in contrasto con i satiri, che presentavano invece tratti caprini.

Tra le loro varianti vi erano i Papposileni, figure anziane, corpulente e più simili ai satiri. Questi personaggi incarnavano un’energia primitiva e selvaggia, nemica dell’agricoltura e della civilizzazione.

Sileno e Socrate: un parallelo platonico

In un famoso passo del Simposio di Platone, Alcibiade paragona Socrate a una statua di Sileno. L’accostamento si basa sul contrasto tra l’apparenza esteriore grezza e il contenuto interiore prezioso. Alcibiade descrive il turbamento provocato dalle parole di Socrate paragonandolo alle melodie dell’aulos suonato dal satiro Marsia.

Sileno nel contesto dionisiaco

Sileno faceva parte del thíasos, il corteo sacro di Dioniso, accompagnato da satiri e menadi. Le sue raffigurazioni lo presentano come un personaggio dotato di profonda saggezza, talvolta capace di profezie, ma anche incline all’ebbrezza e al disordine. Questa ambivalenza lo rende un simbolo della duplice natura umana: istintiva e razionale.

Devoti o “adepti” del culto dionisiaco

Gli adepti del culto dionisiaco, con cui Sileno è strettamente associato, appartenevano a diverse categorie sociali:

  1. Ceti popolari: contadini, pastori e artigiani spesso partecipavano ai riti dionisiaci, che celebravano la fertilità della terra e il ciclo delle stagioni.
  2. Donne (Menadi o Baccanti): in molte città, il culto di Dioniso offriva uno spazio rituale riservato alle donne, che durante le feste dionisiache assumevano ruoli socialmente insoliti, abbandonando temporaneamente le restrizioni della vita quotidiana.
  3. Artisti e attori: il teatro, soprattutto la tragedia e la commedia, nacque dalle feste in onore di Dioniso. Sileno stesso era una figura ricorrente nei drammi satireschi. Gli attori potevano essere considerati simbolici “adepti” della saggezza irriverente di Sileno.
  4. Iniziati ai Misteri dionisiaci: coloro che cercavano un’esperienza mistica e trasformativa attraverso l’ebbrezza rituale e la connessione con la divinità.

Il significato sociale di Sileno

Sileno rappresentava la rottura temporanea dell’ordine sociale attraverso l’ebbrezza e il caos creativo. Tuttavia, era anche portatore di verità profonde, accessibili solo attraverso la saggezza che si cela dietro l’apparente follia. In questo senso, era una figura filosofica, associata anche al pensiero di Platone, che lo cita come simbolo di una saggezza nascosta sotto un aspetto volgare.

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Professioni e contesti culturali

Oltre agli artisti e agli iniziati, possiamo immaginare che:

  • Poeti e filosofi trovassero in Sileno un simbolo di conoscenza paradossale.
  • Vignaioli e produttori di vino potrebbero averlo venerato come spirito tutelare della viticoltura.
  • Personaggi marginali della società (bohémien ante litteram) si riconoscevano nella sua figura ribelle e fuori dagli schemi.

Sileno, quindi, non aveva probabilmente un “clero” esclusivo, ma trovava i suoi devoti in coloro che cercavano il superamento dei confini convenzionali tra saggezza e follia, ordine e disordine, umano e divino.



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