Studio sugli effetti delle microplastiche nelle placente

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Un nuovo studio ha rivelato un dato allarmante: la presenza di microplastiche nelle placente sono significativamente più abbondanti nelle placente dei neonati nati prematuramente rispetto a quelle dei neonati a termine. Questa scoperta, pubblicata di recente durante l’annuale incontro della Society for Maternal-Fetal Medicine a Denver, potrebbe avere implicazioni profonde sulla comprensione delle cause dei parti prematuri e sul possibile impatto delle microplastiche sulla salute umana.

L’impatto delle microplastiche nelle placente sui nati prematuri

La ricerca, condotta da un team di scienziati del Baylor College of Medicine di Houston, ha trovato livelli di microplastiche nelle placente dei neonati prematuri oltre il 50% più alti rispetto a quelle dei neonati a termine.

In particolare, sono stati identificati 203 microgrammi di plastica per grammo di tessuto nelle placente dei neonati prematuri, contro i 130 microgrammi riscontrati nelle placente dei neonati a termine. Questi risultati sono stati ottenuti attraverso un’analisi ad alta sensibilità mediante spettrometria di massa, una tecnica che consente di rilevare anche tracce infinitesimali di sostanze.

La scoperta di microplastiche nelle placente non è del tutto nuova: già nel 2020, i ricercatori avevano rilevato la presenza di particelle plastiche nelle placente umane. Tuttavia, questo studio aggiunge un ulteriore tassello, suggerendo che l’esposizione alle microplastiche potrebbe essere un fattore che contribuisce alla nascita prematura.

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Sebbene la ricerca non abbia provato una relazione di causa-effetto, il legame tra microplastiche nelle placente e i parti prematuri è stato considerato significativo e meritevole di ulteriori approfondimenti.

Uno studio su 175 casi

Le microplastiche sono frammenti di plastica che derivano dalla degradazione di oggetti più grandi, come bottiglie, sacchetti e altri rifiuti plastici. Queste particelle, che misurano meno di 5 millimetri, sono ormai onnipresenti nell’ambiente. La popolazione umana è costantemente esposta a queste particelle, che vengono ingerite attraverso il cibo e l’acqua o inalate nell’aria.

Una delle preoccupazioni maggiori riguardo alle microplastiche è il loro impatto sulla salute. Studi precedenti hanno collegato l’esposizione a microplastiche a una serie di problemi di salute, tra cui malattie cardiache, ictus e disturbi neurologici. Tuttavia, gli effetti sulle donne in gravidanza e sui neonati sono ancora poco compresi.

Nel caso specifico dello studio in oggetto, i ricercatori hanno analizzato 175 placente di donne che avevano partorito all’ospedale di Houston, confrontando quelle di neonati a termine (37,2 settimane di gestazione) con quelle di neonati prematuri (34 settimane).

Tra i 12 tipi di plastica rilevati, le differenze più marcate sono state trovate nei materiali come il PET (utilizzato nelle bottiglie di plastica), il PVC, il poliuretano e il policarbonato.

L’obiettivo dei prossimi studi relativi alle microplastiche nelle placente

Le microplastiche nelle placente sono diventate un argomento di preoccupazione crescente tra i ricercatori e i professionisti della salute.

Come ha sottolineato il dottor Enrico Barozzo – uno dei principali autori dello studio – l’ipotesi di una connessione tra l’accumulo di plastica nelle placente e il rischio di parti prematuri non è confermata in modo definitivo. Tuttavia, il dottore ha fatto notare l’importanza di questo studio nel rappresentare un ulteriore passo verso la comprensione dei pericoli legati all’esposizione alla plastica. Le sue parole sono state chiare: “È fondamentale aumentare la consapevolezza sulla presenza di microplastiche e sulle potenziali implicazioni per la salute umana”.

L’infiammazione, uno dei meccanismi noti per innescare il parto prematuro, è già stata associata all’esposizione a microplastiche in studi precedenti, alimentando ulteriormente il sospetto che queste particelle abbiano un ruolo nella nascita prematura. Nel frattempo, la ricerca proseguirà. I prossimi studi dovranno esaminare più a fondo il meccanismo biologico attraverso cui le microplastiche possano influenzare la gravidanza e, in particolare, causare il parto prematuro.

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Il fatto che le microplastiche siano ormai presenti ovunque nell’ambiente solleva il problema di come minimizzare i rischi legati a questa forma di inquinamento. Gli interventi per ridurre la contaminazione da plastica e limitare l’esposizione umana sono necessari e dovranno essere studiati attentamente per determinarne l’efficacia.

 

Elena Caccioppoli



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