Truffe agli anziani, i carabinieri arrestano 29 persone e fermano una banda

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Microcredito

per le aziende

 


Vasta operazione dei carabinieri del comando provinciale di Genova che, a seguito di indagini, hanno dato il via, dalle prime ore del mattino di sabato primo febbraio 2025, all’esecuzione di ben 29 misure cautelari emesse dal tribunale di Genova nei confronti dei presunti capi ed esecutori di una banda con base a Napoli e specializzata nelle truffe agli anziani, con la tecnica del ‘finto maresciallo’. Un gruppo che si autodefiniva ‘paranza’ o ‘squadra’, i cui capi erano chiamati ‘boss’ o ‘mast’, da una parte i ‘telefonisti’ che adescavano gli anziani e dall’altra i ‘trasfertisti’ che andavano materialmente a prendere denaro e preziosi nelle case, con soprannomi che sembrano usciti da ‘Romanzo Criminale’: ‘sfilatino’, ‘gigante’, ‘marziano’, ‘cafone’, ‘lupo’, ‘capocchione’, ‘Lello Kawasaki’, ‘nano’ e molti altri.  A questo link gli audio delle telefonate attraverso le quali venivano raggirate le persone. 

“Suo figlio piange come un bambino”, così truffavano gli anziani: gli audio delle telefonate

Banda di truffatori sgominata dai carabinieri 

Tra Napoli, Caserta e Torino gli arresti: ventuno persone, tutte di origine napoletana, sono state portate in carcere, cinque sono finite agli arresti domiciliari e per tre è scattato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. L’indagine è stata denominata ‘2 ottobre’ facendo così riferimento alla ‘festa dei nonni’, che si festeggia proprio in quella data. In totale hanno lavorato oltre 150 carabinieri dei comandi provinciali di Genova, Napoli, Torino e Caserta. Al vertice dell’organizzazione, secondo gli inquirenti, una coppia: Alberto Macor (32 anni) e Marica Mastroianni (31 anni), entrambi con precedenti. 

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Batterie operative sul territorio: le truffe a Genova e dintorni 

Un’organizzazione con batterie operative diverse e pronte a operare su tutto il territorio nazionale e a collaborare tra loro. Gli indagati sono accusati per 54 truffe pluriaggravate (45 consumate, 9 tentate) avvenute tra aprile 2022 e marzo 2024 in tutta Italia, con un bottino complessivo di 700mila euro. Tra queste anche diversi episodi avvenuti in Liguria, uno a Bogliasco con quasi seimila euro sottratti a una 66enne, due a Genova nel 2023 con un bottino di circa 9.500 euro in un caso e 1.600 euro più gioielli in oro in un altro, ma anche a Santa Margherita Ligure e Pieve Ligure nel dicembre 2022 dove due anziani avevano consegnato tremila e duemila euro in contanti, ma anche gioielli. Nella nostra città, poi, c’erano stati anche dei tentativi andati a vuoto. Venti persone sono state arrestate e quattro denunciate per il reato di truffa e tentata truffa aggravata nel corso della complessa indagine portata avanti dai carabinieri genovesi e sono state sventate 13 truffe, circa 90mila euro tra denaro e monili d’oro sono stati infine recuperati. 

Truffa del finto maresciallo, come funziona

Tante le truffe tentate e quelle andate a segno negli ultimi mesi tra Genova e provincia. Il modus operandi è sempre molto simile. Uno sconosciuto, di solito un italiano che parla con un linguaggio molto forbito, contatta la vittima al telefono, si qualifica come esponente delle forze dell’ordine, spesso come maresciallo dei carabinieri, e spiega che un parente molto prossimo ha appena causato un incidente stradale, rischiando l’arresto. In caso di abboccamento viene spiegato che passerà poco dopo un incaricato a ritirare denaro o gioielli per coprire le spese legali. In poco tempo qualcuno bussa alla porta, si fa consegnare i soldi e poi si dilegua facendo perdere le proprie tracce. Spesso i malviventi interpretano anche ‘più voci’ fingendosi avvocati e parenti della vittima, nel tentativo di convincere la vittima della truffa della gravità della situazione. La vittima del raggiro viene tenuta al telefono per molto tempo, anche durante la ‘visita’ e il tempo necessario per consentire una fuga sicura al complice, prima che venga lanciato l’allarme. “In questo modo – spiegano dal comando provinciale dei carabinieri – i truffatori riescono ad avere un controllo totale del truffato dal punto di vista psicologico e delle azioni da lui compiute, evitando così che la vittima possa avere contatti telefonici con amici o parenti che, se informati della situazione, potrebbero fare sfumare il ritiro della refurtiva e informare le forze dell’ordine”.

Call center, telefonisti e trasfertisti

Secondo quanto emerso dall’indagine i vertici della banda organizzavano nei dettagli le modalità per la realizzazione delle truffe, sia dal punto di vista logistico che di supporto, fino all’esecuzione. In alcune abitazioni e in B&B venivano realizzati dei veri e propri call center dai quali venivano effettuate le telefonate, venivano reclutati ‘telefonisti’ e ‘trasfertisti’ e messi a disposizioni i mezzi con cui raggiungere la zona scelta per la truffa. Secondo gli accertamenti dei carabinieri sarebbero stati Macor e Mastroianni a decidere la zona da colpire, individuare l’alloggio e i ‘trasfertisti’, che tendenzialmente partivano da Napoli tra pomeriggio e sera della domenica per poi rientrare dopo una settimana, il sabato. Per gli spostamenti venivano utilizzati treni, taxi e anche auto a noleggio da agenzie compiacenti. Il collegamento tra ‘telefonisti’ e ‘trasfertisti’ avveniva attraverso telefoni cellulari di vecchia generazione, con utenze intestate a persone irreperibili, oppure solo mediante chat e social network con smartphone intestati a ‘teste di legno’. 

Marziano, sfilatino e capocchione: i soprannomi dei ‘trasfertisti”. 

I promotori e i propri sodali usavano, per definire il proprio gruppo strutturato, termini come ‘squadra’, ‘paranza’ o ‘banda’, e i capi venivano definiti ‘boss’ o ‘mast’. Ma non mancano anche i soprannomi con i quali venivano chiamati i vari ‘trasfertisti’ della banda: ‘sfilatino’, ‘gigante’, ‘marziano’, ‘cafone’, ‘lupo’, ‘caff ‘, ‘capocchione’, ‘Lello Kawasaki’, ‘nano’, ‘litilk’. Queste persone avevano il compito di presentarsi sul posto e recuperare il denaro o i preziosi degli anziani. 

Chiamate filtro per trovare le vittime 

La truffa iniziava con ‘chiamate filtro’, ovvero telefonate di brevissima durata a utenze fisse della località presa di mira in una determinata giornata, effettuate solitamente da due membri dell’organizzazione V. D.F. e G.F., con l’unico scopo di individuare preventivamente utenze usate da anziani tra le tante a disposizione. Fatta la scrematura partiva la truffa vera e proprio incaricando finto maresciallo e finto avvocato di entrare in azione. Un ulteriore complice metteva in connessione i ‘telefonisti e il ‘trasfertista’ presente nella città. 

Gli audio delle telefonate dei truffatori 

Le altre notizie di oggi 

Richiedi prestito online

Procedura celere

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link