Vini, grandi rossi e festa pop i 100 anni del Consorzio che tutela l’Amarone

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di
Antonino Padovese

Apre a Verona «Opera Prima» con un record di cantine presenti: «Ha dato all’Italia un grandissimo prestigio, ha ancora potenzialità da spendere»

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L’Amarone, il vino rosso veneto più conosciuto al mondo, nasce da un errore. Adelino Lucchese, a capo della cantina sociale della Valpolicella, che aveva sede nella villa Novare, nel 1936 decide di assaggiare un bicchiere di una piccola botte dimenticata di Recioto ed esclama «Questo non è un amaro, è un amarone!». Anche se oggi molti esperti tendono a classificare questa storia come leggenda romantica e a posticipare la nascita dell’Amarone agli anni Cinquanta, nulla toglie al fascino e alla magia di un vino presente nella carta dei 50 migliori ristoranti al mondo e che non manca mai nei pranzi ufficiali o nelle grandi occasioni.

I numeri del 2024

Per tre giorni a Verona l’Amarone sarà protagonista di una serie di eventi che coinvolgeranno produttori, wine lover e oltre cento giornali provenienti da tutto il mondo. Ad «Amarone Opera prima», questo il nome della manifestazione organizzata al Palazzo della Gran Guardia in piazza Bra a Verona, si degusterà l’annata 2020. Sarà la prima occasione per il Consorzio della Valpolicella, che tutela i grandi rossi veronesi (Valpolicella, Ripasso, Amarone e Recioto) per festeggiare i primi 100 anni di vita: l’atto costitutivo risale al 9 febbraio 1925. «Arriviamo in gran forma a questo appuntamento, rispetto a un anno fa possiamo contare sull’ingresso di 51 nuove cantine», dice il presidente Christian Marchesini, alla guida del Consorzio da nove anni e mezzo, con una parentesi di tre anni fra un mandato e l’altro. «Il 2024 si è chiuso con la produzione di 15 milioni di bottiglie di Valpolicella, 28 milioni di Ripasso e 14 milioni tra Amarone e Recioto. L’Amarone è un vino che ha un fortissimo appeal all’estero: il 65 per cento viene venduto fuori dall’Italia, Nord America, Inghilterra e Nord Europa sono i mercati principali. Dieci anni fa la percentuale estero-Italia era più alta, segno che questo vino sta conquistando sempre più fette di mercato anche in Italia».




















































Prestigio e potenzialità

Per il vicepresidente Andrea Lonardi, secondo Master of wine italiano, il più alto riconoscimento internazionale per esperti di vino, «questo è un grandissimo vino gastronomico, che ha conosciuto il suo momento d’oro alla fine degli anni Novanta, quando ha intercettato tutte le tendenze di mercato. Ha dato all’Italia un grandissimo prestigio e ha ancora potenzialità da spendere». Per l’enologa Sissi Baratella «è al 100 per cento un vino di tecnica, perché nasce dall’appassimento delle uve ed è figlio del freddo perché si affina nei mesi invernali. È buono da giovane ed è versatile perché con gli anni cambia mantenendo eleganza e profondità».

«Amarone opera prima» avrà anche un evento pop domani mattina con uno spettacolo firmato dall’attore Andrea Pennacchi. «Assieme al musicista Giorgio Gobbo, abbiamo creato un momento ironico dedicato a questo vino», precisa l’artista padovano. «Non racconteremo la storia dell’Amarone, che i presenti conoscono meglio di me, ma cercheremo di raccontare le emozioni legate a questo vino, attraverso i veneti e i luoghi del bere. Io esperto di vino? Molti amici hanno aperto enoteche raffinate, io so esprimere giudizi del tipo ‘Xe bon, no xe bon’». Pennacchi ricorda l’infanzia sui Colli Euganei, quando il nonno e il padre erano mezzadri: «Allora si beveva il fragolino, che oggi non si può più chiamare vino, si stava tutti assieme dopo la vendemmia sotto la pergola a bere un vino che, oggi lo possiamo dire, non era granché. Ma quei momenti lo rendevano un nettare buonissimo». E l’Amarone? «Lo conosco bene, diciamo che ho fatto più degustazioni che maratone».

I numeri

«Amarone Opera Prima» si apre sabato dalle 16 alle 19 e domenica dalle 10 alle 17 al palazzo della Gran Guardia. Ma venerdì è in programma l’anteprima con due masterclass per gli operatori e la stampa specializzata: in degustazione ci sarà anche una bottiglia della cantina Bolla del 1950. «Questo Amarone l’ho visto nascere», ricorda oggi Annagrazia Bolla: «Quella vendemmia, che imbottigliammo nel 1953, era l’omaggio a mio nonno Alberto che aveva fondato l’azienda». Al teatro Filarmonico Giancarlo Perbellini firma un pranzo tristellato. Poi, domenica, si apriranno i banchi d’assaggio con la presenza di 78 aziende, un record per la manifestazione con cui si festeggiano i 100 anni del Consorzio di tutela

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