Il sangue freddo di Jannik Sinner, tra l’ossessione di Kyrgios e la rivelazione choc della notte di Cincinnati

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«Chi ha giocato a tennis comprende quanto incredibile sia l’impresa di Sinner. Che è genio nella testa, prima ancora che nei colpi e nelle gambe. La scure del doping è qualcosa che ammazzerebbe chiunque».

L’ex campione napoletano Diego Nargiso non usa mezze misure nel commentare i successi recentissimi del numero uno del mondo. D’altronde la storia dello sport racconta di casi controversi, di questioni mai risolte fino in fondo, legate ad accuse che per quanto non confermate in sentenza, abbiano poi compromesso la carriera stessa degli atleti. Incapaci dopo l’infamia di tornare ai livelli d’un tempo. Non è stato al momento così per Jannik Sinner, vincente al di là di ogni delatore. Anche di quel Kyrgios che della vicenda pare ne abbia fatto una vera e propria ossessione. Torna a parlare l’australiano, dicendo cose inaccettabili, dopo giorni di meraviglioso silenzio. In attesa della prima vittoria di un match in questo 2025, lo fa rispondendo ad un utente su X, sfornando frasi pesanti, spropositate nei confronti di chi, a casa sua, ha alzato per la seconda volta consecutiva il trofeo degli Australian Open. Addirittura parla di test antidroga, equiparati in maniera ormai stantia al Clostebol.

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Sinner, finale con «l’ombra del doping, è travolto dallo scandalo»: l’attacco della Bild prima della sfida con Zverev

Djokovic? GOAT. Federer? Bello. Bello da vedere e il più naturale da guardare. Rafa? Competitività. Sabalenka? Evolversi. Osaka? Autentica. De Minaur? Velocità. Serena Williams? Campionessa”. Quando arriva il turno di Sinner, Kyrgios dice: “Clostebol”, con riferimento chiaro al caso doping.

Il cattivo gusto di un tennista da ritrovare, maldestro nella ricerca dell’ironia lontana anni luce, lascia per fortuna anche il posto a pareri e resoconti sensati. O a rivelazioni scioccanti che più di altre rendono l’idea della straordinarietà delle imprese tennistiche dell’altoatesino. L’ultima in ordine temporale ha avuto risonanza fortissima anche negli States ed è legata alle parole di Renzo Furlan, ex numero uno d’Italia ed oggi coach di Jasmine Paolini.

Ospite di Sky Tennis Club l’ex campione ha rivelato che ai tempi della vicenda Clostebol di Cincinnati, quando ancora il fatto non aveva assunto rilevanza pubblica, Sinner fu interrogato per ben sei ore, dalle 4 alle 10 del mattino, prima di esser scagionato. Quindi che quella stessa sera scese in campo per battere in semifinale Zverev con lo score di 7-6 al terzo set. Ciò che avrebbe potuto stendere un toro finì perfino per rafforzare le motivazioni del numero uno del mondo, in un momento di grande incertezza sull’esito delle cose. Tanto è vero che, come raccontato da Jannik a Furlan, per la prima volta a Cincinnati il team affittò casa e non una camera d’albergo. E due auto per gli spostamenti, quella per allenatori e tecnici e l’altra con la quale Sinner cercava di isolarsi, ritrovando se stesso. Tutto davvero eccezionale.   

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Quello che ne è seguito ha naturalmente infiammato il dibattito sulle modalità dell’antidoping. Andy Roddick, intervenuto nel suo podcast “Served with Andy Roddick”, ha svelato chi, secondo lui, è l’attuale vero avversario di Jannik Sinner. L’ex numero uno al mondo si riferisce alla WADA.

«Mi spiace ripetermi – afferma Roddick – ma non penso che Jannik sapesse, non credo sia così stupido, altrimenti sarebbe il miglior giocatore sulla terra e il peggior dopato della storia».

L’ex campione a stelle e strisce va oltre, e lo fa con la decisione che mostrava in campo.

«Cosa stiamo cercando di risolvere con l’ITIA e poi la WADA? Di base si vuole fermare l’innalzamento delle performance tramite il doping e se i tribunali indipendenti e tutte le persone esperte, che sapevano cosa fosse il Clostebol anche prima di sei mesi fa, ci dicono che non innalza minimamente le performance sportive, allora perché cavolo a noi importa? Stanno dicendo che come atleti professionisti non possiamo prenderci il rischio di assumere integratori perché potrebbero essere contaminati, ma dobbiamo comunque volare in giro per il mondo per undici mesi filati e giocare lo sport che a mio pare richiede lo sforzo fisico maggiore. Io una volta ho dovuto giocare a Memphis il venerdì e poi a Dubai il lunedì successivo, qualcosa lo devi prendere per farcela».

Intervistato al Corriere del Trentino, anche Sandro Donati, ex allenatore di atletica leggera e noto paladino nella lotta al doping, ha voluto dire la sua sull’operato della WADA. L’uomo che allenò Schwazer in vista delle Olimpiadi di Rio 2016, ha spiegato che il sistema antidoping non è assolutamente trasparente in termini di protocolli, con la WADA che versa in grande difficoltà.

«Quel quantitativo, quella concentrazione di Clostebol per la quale è stato sollevato tutto questo polverone, è irrilevante. – ha affermato Donati – Loro stessi si rendono conto che questa fattispecie di negligenza va ben al di là del concetto di doping. La interpretano come vogliono e alla fine la fanno diventare proposta di squalifica. È una cosa che non sta né in cielo né in terra, tanto è vero che stanno rimettendo mano alla regolamentazione».

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Il riferimento di Donati va alla bozza di modifiche che dovrebbe entrare in vigore dal 2027.

Il professore Sandro Donati

«Un direttore di laboratorio mi ha raccontato sette anni fa, in maniera precisa, – continua Donati –  che questa pomata è estremamente trasmissibile, al punto che basta dare la mano a uno che l’ha spalmata e chi ha ricevuto la stretta di mano risulta positivo. Nel caso di Sinner è stato il massaggiatore, ma chiunque, anche uno sconosciuto dalle tribune alla fine di una partita, può contaminarti».

Da qui le grosse difficoltà che l’organismo internazionale si trova ad affrontare nello spinoso caso Sinner: «La WADA scricchiola. Se chiudono il fascicolo così, tutti quelli colpiti da questa normativa assurda possono ricorrere e trascinarli in tribunale. Se invece lo condannano, sarà lui a difendersi. Perché che fai, blocchi la carriera di un atleta e i suoi guadagni con una motivazione di questo genere? Qualsiasi tribunale li massacrerebbe».

Un ginepraio dal quale l’uomo Sinner, prima ancora del campione dominante ed esemplare nelle condotte, meriterebbe quanto prima di uscire. Nell’attesa snervante del verdetto del Tas di aprile.

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