Il paradosso è che l’azione disciplinare nei confronti dei magistrati si prescrive in 10 anni quindi Gaeta se venisse nominato Procuratore Generale della Cassazione, a quel punto dovrebbe avviare per prima cosa il procedimento disciplinare nei confronti di se stesso. Il conflitto di interessi a questo punto non è solo quello dei politici. Ma anche delle “toghe rosse”
La quinta commissione del Consiglio Superiore della Magistratura comincia oggi le audizioni per la nomina del nuovo di Procuratore generale della Cassazione che è il posto di maggior potere perché muove le azioni disciplinari nei confronti dei magistrati. Incredibilmente, per chi si meraviglia ancora della permanenza degli accordi trasversali fra correnti interne alla magistratura, il candidato al momento maggiormente accreditato è Pietro Gaeta esponente della corrente sinistrorsa di “Area” che era uno dei questuanti di Luca Palamara e che ha avuto pure il coraggio di sostenere l’accusa nel disciplinare di Palamara e degli altri cinque magistrati partecipanti con i deputati Cosimo Ferri e Luca Lotti e lo stesso Palamara alle riunioni dell’Hotel Champagne di Roma.
Sulla vicenda il senatore Maurizio Gasparri aveva presentato una interrogazione parlamentare al ministro della Giustizia che è rimasta al momento senza alcuna risposta. Il senatore di Forza Italia si domandava come Gaeta avesse potuto occuparsi di muovere le accuse a Palamara considerato che “si scriveva e si incontrava con l’indagato per discutere, a quanto appare, della sua carriera. È opportuno che Gaeta, che spunta nelle scandalose intercettazioni giudichi chat in cui lui stesso viene evocato? Emergono incontri Gaeta-Palamara, finalizzati a cosa? Al sostegno di Palamara alla carriera di Gaeta o a cosa?“.
“Fuori il magistrato Gaeta dalle inchieste su Palamara. Con una interrogazione al ministro della Giustizia ho denunciato lo scandalo ulteriore che investe l’ex Pm Palamara e la Cassazione. Ho appreso con sconcerto che l’Avvocato Generale della Cassazione, il magistrato Piero Gaeta, responsabile della procedura disciplinare a carico di molti suoi colleghi togati. Gaeta, a tal fine, starebbe esaminando le devastanti chat di Palamara, che raccontano in modo impietoso la vergognosa gestione di nomine e carriere nella magistratura” scriveva in una nota il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri.
“Ma il Gaeta che valuta le violazioni a sua volta protagonista di chat ‘palamariane’ – aggiungeva Gasparri – perché si scriveva e si incontrava con l’indagato per discutere, da quanto appare, della sua carriera. opportuno che Gaeta, che spunta nelle scandalose intercettazioni giudichi chat in cui lui stesso viene evocato? Emergono incontri Gaeta-Palamara, finalizzati a cosa? Al sostegno di Palamara alla carriera di Gaeta o a cosa? Peraltro gli ex ‘onestà-onestà’ grillini appaiono attivi interlocutori di Palamara. Con lui si sono incontrati il grillino già detenuto De Vito e la grillina Lombardi. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei… Dallo slogan ipocrita sull’onestà al palamarismo, l’epilogo penoso del grillismo”.
Gaeta era stato il responsabile del procedimento disciplinare a carico dei cinque ex togati del Csm, a suo tempo aveva prodotto le chat fra gli incolpati Corrado Cartoni, Antonio Lepre, Paolo Criscuoli e Luca Palamara, ritenute funzionali alle tesi di accusa, dimenticandosi, però guarda caso…., di produrre anche le sue.
Il nominativo di Gaeta, esponente della sinistra giudiziaria, ricorre molte volte nella chat tra Palamara e Pina Casella, sostituto procuratore generale della Cassazione ed esponente della corrente Unicost cui apparteneva Palamara. La magistrata era l’ “intermediaria” tra gli aspiranti in servizio alla Procura generale (ma non solo) e Luca Palamara.
Casella così scriveva a Palamara Il 6 dicembre 2017 : “Grazie per Gigi Salvato hai davvero contribuito a migliorare l’ufficio. Un abbraccio”, con riferimento alla nomina di Salvato ad Avvocato generale della Cassazione, altro “accusatore” nella vicenda Palamara. La Casella cosi scriveva sempre a Palamara il 10 gennaio 2018 : “Ciao Luca. Carmelo ti porterà un mio messaggio…a cui tengo molto…. .poi la prossima settimana ci vediamo. Baci. Ps: sono qui con Maria Teresa Cameli. Aspetta tue notizie”. Il Carmelo “Messaggero” è il successore di Piercamillo Davigo al Csm, cioè Carmelo Celentano, e sempre a proposito della Cameli il 31 gennaio 2018 Palamara scrive alla Casella: “Votata Cameli”. La Casella dopo due minuti gli rispondeva : “Una buona notizia dopo tre giorni difficili. Grazie”. Palamara aggiungeva dopo due minuti: “Stiamo recuperando su tutto”. La Casella dopo 4 minuti scriveva a sua volta: “Volere è potere”. E come per incanto…. Maria Teresa Cameli venne nominata procuratore di Forlì.
La Casella, sempre sui medesimi argomenti, scriveva a Palamara il 10 febbraio 2018: “Quando hai le idee chiare mi fai sapere come sei orientato per pst Rimini Ancona macerata e Pesaro? Baci”. Palamara gli rispondeva: “Assolutamente si. Ancora nessuno in trattazione” . Ancora la Casella scriveva a Palamara il 12 febbraio 2018: “Che aria tira per Carmelo Sgroi??” Risponde Palamara: “Non facile ma ci stiamo lavorando”. Aggiunge la Casella: “Mi raccomando Luca. Per l’ufficio è importante. Chiamerò anche Maria Rosaria per farglielo capire….”. Il magistrato segnalato è Carmelo Sgroi sostituto procuratore generale in Cassazione mentre Maria Rosaria che doveva “capire” era Maria Rosaria Sangiorgio consigliere del Csm insieme a Luca Palamara.
E’ proprio in questo contesto che emerge l’accusatore di Palamara, adesso candidato della magistratura “sinistrorsa” a Procuratore Generale della Cassazione. Il 26 aprile 2018 Casella scriveva a Palamara: “Ciao Luca sono in ufficio con Piero Gaeta che vorrebbe salutarti come già sai. Io ritorno a Roma il 2. Riesci quella settimana a passare dalle nostre parti per un caffè??“. Palamara rispondeva: “Si assolutamente si con piacere”. Ancora la Casella: “Ok allora ti chiamo il 2 e organizziamo“. Come promesso il 2 maggio successivo riappare la Casella : “Ciao Luca. Quando puoi sentiamoci un attimo. Baci”. Rispondeva Palamara: “Assolutamente sì”. Ancora la Casella: “Ti chiamo fra un’oretta ok?“. E Palamara: “Ok“.
La Casella scriveva ancora il 3 maggio 2018: “Alle 17 Piero (Gaeta n.d.r.) deve andare via. A questo punto rimandiamo“. Casella non mollava ed ancora il 9 maggio scriveva: “Ciao Luca. Rimandiamo il tuo appuntamento di domani con Piero Gaeta alla prossima settimana? Io questa non ci sono e mi fa piacere partecipare. Ti chiamo lunedì per accordi precisi. Ok?? Baci”. Rispondeva Palamara: “Ok va bene un bacio”. il 14 maggio con incredibile tenacia la Casella scriveva ancora a Palamara: “Buon inizio settimana. Quando ci si vede? “. E Palamara: “Mercoledì pomeriggio caffe’? buon inizio settimana anche a te!!” e la Casella concordava: “Perfetto. Ti chiamo in mattinata e mi dai l’orario esatto”.
Precisa come un cronografo svizzero il successivo mercoledì 16 maggio 2018 la Casella scrive: “Ciao caro. Confermato il caffè? A che ora ?”. Palamara rispondeva: “Ok per le 15 ti confermo orario preciso appena finiamo plenum (del Csm n.d.r.)“. Ribatte la Casella: “Perfetto“. Sempre lo stesso giorno alle ore 14.23, la Casella scriveva: “Siamo a pranzo al francese. Ti aspettiamo per il caffè come d’intesa”. Palamara le rispondeva subito: “Alle 15.15 sono da voi” e la Casella “Bravo…”. Alle 15.18 Palamara scrive: “Sto arrivando” e la Casella alle 15.18 gli risponde: “Siamo qui”, in compagnia di Piero Gaeta.
Il 6 febbraio 2019 quando Luca Palamara, pur non essendo più consigliere del Csm, scrive alla Casella: “Mi mandi numero di Piero Gaeta? Noi ci vediamo venerdì?”. Rispondeva la Casella: “Certo. Baci” e subito dopo arrivava il numero: “Piero Gaeta Cellulare 320 xxx xxxxx”. Gaeta, per una cronaca ricostruttiva dei fatti, qualche giorno più tardi venne nominato avvocato generale . Ma all’epoca dei fatti nessuno della corrente di Area, disse nulla….
Il paradosso è che l’azione disciplinare nei confronti dei magistrati si prescrive in 10 anni quindi Gaeta se venisse nominato Procuratore Generale della Cassazione, a quel punto dovrebbe avviare per prima cosa il procedimento disciplinare nei confronti di se stesso. Il conflitto di interessi a questo punto non è solo quello dei politici. Ma anche delle “toghe rosse”.
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