La celebre commedia di Pirandello, Così è (se vi pare), sembra scritta oggi. Ci invita a riflettere sulla relatività della verità. Il concetto è più complesso, in effetti. Nella tensione tra verità e apparenza, al centro della nostra era segnata dall’Intelligenza artificiale, Pirandello che non poteva saperlo, si interrogava già sull’effettività della percezione, nel gioco di illusioni a lui caro. Ciascun personaggio raccontava la sua verità, ignorando la rappresentazione alterata della verità dell’altro, negativa alla sua percezione. Di fronte, sedeva il pubblico, che poteva farsi la sua idea e parteggiare per l’uno o per l’altro, sulla base tuttavia di quelle verità relative. Non sta accadendo quotidianamente?
Prendiamo la vita politica, anzi la conflittualità politica costruita oramai sullo scontro: passano completamente in secondo piano gli effetti, che in guerra si chiamano danni collaterali e che coincidono con le vittime. Non importa se queste vittime cadano come birilli, sacrificate all’obiettivo. In quello che viene rappresentato come un conflitto tra il governo e la magistratura, i profughi in fuga, sono i birilli al centro, il bersaglio grosso solo in apparenza, tutto intorno gli altri birilli rappresentano i principi. Restata oramai sullo sfondo l’inviolabilità dei diritti umani, è passata in primo piano la separazione dei poteri, fondamento dello Stato di diritto e della democrazia, che rischia di cadere come gli altri birilli.
In sostanza, si sta consegnando al pubblico (pardon, ai cittadini) l’immagine di un potere esecutivo ostacolato dai magistrati, mentre non è così. Le toghe non sono decise a imporre il proprio potere, sfruttando ogni occasione per polarizzare lo scontro, in un momento di gravi tensioni. Le tensioni ci sono e sono gravi – in primo piano, il principio fondamentale della separazione dei poteri, come si diceva – nel caso specifico, tuttavia, i giudici stanno solo applicando la legge. Ne viene fuori un’immagine che fa gioco e diventa un «tira e molla», con i contorni della farsa. Migranti imbarcati per l’Albania a bordo di unità della marina militare, su ordine del ministero dell’interno; migranti di nuovo a bordo delle stesse navi, su disposizione della magistratura, di ritorno in Italia.
Le norme europee impongono ai giudici italiani di farlo. l’Italia, come gli altri paesi dell’Unione è tenuta a rispettarle. Tecnicamente, non si può procedere alla convalida dell’arresto di chi è approdato sulle nostre coste privo di documenti, trattenuto in un centro di detenzione per poi essere trasferito nel centro di detenzione di un altro paese sulla base di un trattato bilaterale, senza che sia stato chiarito se provenga o meno da un paese sicuro. Vale a dire, se sia fuggito o abbia scelto di partire pur non avendo i documenti. Se la sua vita sia stata in pericolo, perché sotto la minaccia di un regime illiberale. Dunque, meritevole di tutela internazionale oppure no.
In verità, il governo ha stilato per decreto la lista dei paesi sicuri ed ha sottratto la materia ai tribunali, che avevano sviluppato una competenza specifica, trasferendola alle corti d’appello, oberate di altri incarichi. Tuttavia per tre volte la magistratura italiana ha fermato la politica. Sulla questione si è espressa anche la Corte di Cassazione che, contrariamente a quanto sostiene la propaganda, ha riaffermato l’importanza del controllo dei giudici sul procedimento a garanzia dei diritti umani.
Allora? Sin dall’inizio era una questione di tempo, di poco tempo. Ora si tratta di qualche settimana, prima di pochi mesi, perché entro il 25 febbraio prossimo, la Corte di Giustizia Europea si riunisce e decide quali siano i paesi sicuri e quali no. Bisogna cercarle altrove, allora, le ragioni di questo atto di forza, non dovremmo essere rassicurati invece dalla garanzia di un sistema di diritto? Quanto allo scontro tra poteri in uno democrazia liberale, non dovrebbe essere superato dal dibattito nelle aule parlamentari? Dovrebbe, ma verifichiamo che non accade.
Tuttavia, il disordine globale che ci circonda, anche al di fuori dei nostri confini, dimostra che continuare a minare la credibilità europea e quella delle nostre istituzioni a beneficio di polemiche strumentali sta creando disastri. Inoltre, mentre aumenta lo spreco del denaro pubblico, nella corsa al discredito reciproco, l’ uso di qualsiasi pretesto, a cominciare dalla mercificazione della vita umana, abusata nelle politiche che si appoggiano ad una comunicazione fondata sull’odio, nasconde l’assenza di progetti per risolvere i problemi.
Arriva però un segnale da Berlino. Il parlamento tedesco ha respinto la legge che puntava a limitare i ricongiungimenti familiari e a rendere più facile il fermo dei cittadini stranieri senza documenti, bloccati alla frontiera. Il testo era stato presentato dai cristianodemocratici, con il sostegno del partito neonazista dell’Afd. Un’alleanza, suggerita dal calcolo politico, un calcolo azzardato, tra un partito moderato come la Cdu, forte di tradizioni storiche nella politica tedesca e l’estrema destra che dilaga. La decisione del Bundestag, punendo l’azzardo, ha provocato un terremoto nella Germania, che si avvia alle elezioni. Anche in questo caso, dunque le ragioni interne hanno condizionato una decisone. E anche questa volta, l’inviolabilità dei diritti dei più vulnerabili è restata sullo sfondo, tuttavia con una differenza fondamentale: lo stato di diritto è stato rispettato, il parlamento ha svolto il suo ruolo, punendo una scelta innaturale che creava sconcerto. Le polemiche divampate sulla stampa tedesca, che dureranno fino alle elezioni, offriranno agli elettori un’occasione in più per riflettere. Forse. Il gioco delle illusioni di Pirandello, ovunque, resta attuale.
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