Il magistrato Sergio De Luca, giudice presso il Tribunale di Sassari, ha deciso di rinviare a giudizio Antonino Becciu, fratello del cardinale Angelo Becciu, il vescovo Corrado Melis e altre sette persone. Sono accusati di peculato e riciclaggio nell’amministrazione di circa 2 milioni di euro provenienti dai fondi dell’8 per mille destinati alla diocesi. Il processo inizierà il 9 aprile.
La decisione del giudice fa seguito alla richiesta del pubblico ministero Gianni Caria avanzata durante l’udienza dell’8 gennaio. Secondo l’accusa, parte di quei fondi, insieme a 100mila euro provenienti dalla Segreteria di Stato del Vaticano, sarebbero stati dirottati alla cooperativa sociale Spes, di cui Tonino Becciu è legale rappresentante, e utilizzati per fini personali. Sei imputati, tra cui Tonino Becciu, il vescovo Melis, don Mario Curzu della Caritas, don Francesco Ledda e altre due persone, sono accusati di peculato e riciclaggio. Tre altri imputati sono accusati di false dichiarazioni e favoreggiamento.
L’inchiesta a Sassari è collegata al processo vaticano conclusosi nel dicembre 2023 con la condanna del cardinale Angelo Becciu a 5 anni e sei mesi per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato e per la compravendita del palazzo di Londra. Nelle motivazioni di quella sentenza si sottolinea il ruolo dei fondi destinati alla cooperativa Spes della diocesi di Ozieri, anche se destinati a opere di beneficenza.Â
“Il tema centrale – si legge – resta uno e uno soltanto: la illiceità della donazione, in guanto effettuata a favore di propri congiunti e quindi in violazione delle già citate norme dell’ordinamento con conseguente uso illecito delle somme di cui il pubblico ufficiale dispone”.
La difesa
Gli avvocati difensori di Tonino Becciu, Corrado Melis e degli altri nove imputati rinviati a giudizio per reati legati alla gestione di fondi dell’8xmille destinati alla diocesi, respingono le accuse avanzate.
Ivano Iai, difensore della diocesi, ha dichiarato: “Non condividiamo la decisione del giudice dell’udienza preliminare, che riteniamo in contrasto con la Costituzione e il Concordato tra Stato italiano e Chiesa cattolica.” Inoltre, ha aggiunto: “Questa decisione costituisce un pericoloso precedente, poiché accetta l’interpretazione della Procura secondo cui i vescovi sono considerati pubblici ufficiali nella gestione dei fondi dell’8xmille, senza alcun fondamento legale. Questo coinvolge tutte le diocesi e la Conferenza Episcopale Italiana.”
Anche l’avvocato Antonello Patanè, difensore degli imputati laici, ha espresso la sua opinione: “Non esiste alcun motivo legale che giustifichi la decisione del giudice. Siamo certi che durante il dibattimento dimostreremo che l’utilizzo dei fondi, sia da parte del clero che dei laici, è stato finalizzato esclusivamente ad attività caritative, senza alcuna forma di reato. Auspichiamo che il processo si svolga rapidamente e si giunga presto a una sentenza definitiva, per porre fine a questa situazione e alla sofferenza degli imputati e della comunità cristiana locale.”
Il vescovo di Ozieri
Ribadisce “l’estraneità delle accuse” e conferma “con forza l’impegno della diocesi a favore dei poveri e contro ogni forma di indigenza, ingiustizia e disagio materiale e spirituale”. Il vescovo di Ozieri, Corrado Melis, rinviato a giudizio insieme con Antonino Becciu, fratello del cardinale Angelo Becciu, e altri sette imputati per la gestione dei fondi 8xmille, ha scritto una lettera aperta sulla home page della diocesi indirizzata ai sacerdoti, diaconi, religiose, seminaristi e fedeli.
“Tante nostre scelte possono essere messe in dubbio, ma su questa priorità non siamo disposti a cedere di un centimetro – si legge – E proprio adesso mi sento rassicurato dai volti di tante persone incontrate e servite con amore in questi anni, oltre che dalla mia storia di fede e dalla vicinanza affettuosa di tanti amici del popolo di Dio. Solo così so di poter affrontare ulteriori fatiche che si fanno sempre più umilianti”.
Per monsignor Melis “stiamo vivendo certamente una delle pagine più sofferte e delicate della storia della nostra Chiesa diocesana. Sono giorni di prova, di interrogativi, di dolore per chi ama questa comunità e vi ha dedicato la propria vita”. L’alto prelato scrive di non riuscire “a tacere il dolore per l’ingiustizia, reso ancora più forte dalla percezione che nel mondo dei tribunali, delle indagini e dei processi (ambienti a me completamente sconosciuti) ci sia qualcuno che ha il potere di rendere impossibile la vita. Questo atteggiamento è causa di grande amarezza per la vita mia e di molti altri coinvolti”.
Al termine della missiva il vescovo ringrazia “chi mi tende la mano ogni giorno e la tiene ben stretta”. E “in maniera speciale chi in questa diocesi tiene le mani ben strette a chi è facile preda della disperazione e rischia la dispersione. Ringrazio perciò sacerdoti e laici amici infaticabili del Vangelo.Questo, infine, vi chiedo con umiltà : non scoraggiamoci. Non disperdiamo nulla del buon pascolo che il Signore dona a questa preziosa e brillante porzione di Chiesa e non sprechiamo neanche una briciola di questo momento di fatica e di ogni nostra ferita”.Â
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