Milan, il mercato di riparazione diventa mercato di rivoluzione: la dirigenza fa mea culpa per salvare la stagione

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Quando ti ritrovi a Natale fuori dalla corsa scudetto, con la squadra allo sbando e una stagione ormai apparentemente segnata, hai due strade davanti a te: trascinarti stancamente fino al termine del campionato, limitandoti a cambiare uno o magari due allenatori, giusto per il tentativo di salvare le apparenze e il salvabile, che non riesce quasi mai. Oppure provare a ribellarti ad un finale già scritto, affrontando davvero i problemi facendo scelte coraggiose, anche costose. Senza garanzie di successo, il Milan ha scelto comunque la seconda.

Non c’è dubbio che il mercato invernale dei rossoneri sia stato sorprendente. Rispetto all’Inter che ha fatto poco o nulla, al Napoli che ha pensato soprattutto a monetizzare, alla Juventus che si è mossa in maniera affannosa e quasi disperata per tamponare le falle in rosa, quello del Milan non è stato solo di riparazione ma proprio di rivoluzione. Perché è partito da un assunto ben chiaro: “Abbiamo sbagliato tutto”. Fuori Fonseca, Emerson Royal e Morata: l’allenatore a cui era stato affidato il dopo Pioli; il terzino su cui erano stati spesi soldi importanti per un ruolo che da sempre rappresentava un problema; addirittura la punta tanto attesa, che aveva firmato un quadriennale, a dimostrazione che si pensava di costruirci un ciclo. L’ossatura del mercato estivo, bocciata senza appello dal campo, è stata rinnegata senza rimuginarci troppo. Dentro Sergio Conceicao, allenatore con filosofia opposta al precedente. Kyle Walker, laterale di sicura esperienza per un club che fin qui aveva scelto solo profili futuribili. Santiago Gimenez, un centravanti da oltre trenta milioni, investimento quasi senza precedenti per questa proprietà, fatto a gennaio, rompendo gli indugi. E magari potrebbe non essere finita visto che ancora si parla di Joao Felix per l’ultimo giorno di mercato.

La società ha avuto l’onestà intellettuale di ammettere i propri errori, cosa che non è da tutti (ci sono presidenti che piuttosto preferirebbero affondare): anche se non c’è stata una vera e propria ammissione pubblica, i fatti parlano più di mille dichiarazioni. E poi ha trovato il coraggio, e perché no, stavolta anche la bravura, di concludere operazioni di grande impatto. Subito, non fra sei mesi. Non è detto per forza che le toppe siano davvero migliori del buco. Il derby di domenica sera ha mostrato una applicazione che prima di Conceicao mancava, ma a parte questo il Milan non ha fatto alcun passo avanti nelle ultime settimane. E la resa in Italia di Gimenez che viene dal campionato olandese è comunque un’incognita. Però almeno bisogna apprezzare il tentativo.

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Del resto al Milan, doveva pensano quasi solo al bilancio, si saranno fatti due conti. Val la pena investire qualche milione in più oggi, se servirà ad arrivare fra le prime quattro: come ha cinicamente spiegato più volte proprio la dirigenza rossonera, il vero obiettivo di un club nel calcio moderno non è vincere ma giocare la Champions, per i ricavi che garantisce. Con la qualificazione, alla fine sarà stata solo un’annata storta, a cui provare a rimediare già dal prossimo anno. Senza, diventerebbe un fallimento con pesanti strascichi. Considerando il livello delle avversarie, il quarto posto (e potrebbe bastare addirittura il quinto) è ampiamente alla portata.

Poi c’è la Champions. È chiaro che oggi si fa fatica a pensare che questa squadra così disastrata possa avere ambizioni europee. Però il sorteggio è stato più che favorevole: al playoff c’è proprio il Feyenoord a cui è stato appena tolto il giocatore più rappresentativo, negli ottavi magari il derby che è sempre una gara speciale, senza favoriti. Con un paio di grandi partite la stagione così negativa potrebbe prendere tutt’altra piega. Il Milan, che comunque rimane una delle due squadre più attrezzate in Italia, a maggior ragione questo nuovo Milan, rivoluzionato e chissà se aggiustato sul mercato, a febbraio, con quattro mesi davanti e tre competizioni da giocare, può ancora dire la sua, in Italia e in Europa. In fondo è giusto provarci. Poi però a giugno, oltre ai mea culpa, qualcuno dovrà prendersi pure le responsabilità di tutti questi errori.

X: @lVendemiale



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