Sostenibilità sistema agricolo e malattie, ambientalisti ribadiscono: “Andare oltre gli allevamenti intensivi”

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Mentre la protesta dei trattori in Italia riporta alla ribalta la scarsa redditività e sostenibilità dell’attuale sistema agricolo, si moltiplicano gli allarmi sui virus dell’influenza aviaria che, secondo l’ultimo alert lanciato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), rappresentano una “minaccia crescente” per la capacità “potenziale di adattarsi agli esseri umani e di innescare future pandemie”. 

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“Una situazione che richiede misure e interventi strutturali a favore di una transizione dell’attuale sistema zootecnico verso un modello di tipo agro-ecologico”, sostengono Greenpeace Italia, ISDE – Medici per l’ambiente, Lipu, Terra! e WWF Italia, che nel marzo 2024 hanno depositato alla Camera la proposta di legge 1760 ‘Oltre gli allevamenti intensivi‘. Il testo, oggi ancora in attesa di calendarizzazione in Parlamento, punta a cambiare alla radice un sistema fragile e insostenibile e ribadisce la necessità di un’alleanza tra mondo produttivo e organizzazioni di tutela ambientale. 

“Andare avanti con l’attuale modello produttivo, basato su allevamenti sempre più grandi e intensivi, contribuirà non soltanto alla chiusura delle nostre piccole e medie aziende, ma anche alla proliferazione di virus come quello dell’influenza aviaria e della peste suina – dichiarano le associazioni – Virus che per essere debellati richiedono un ingente investimento di denaro pubblico, senza garanzie di lungo periodo. Bisogna invece investire in politiche strutturali che ridisegnino il futuro del settore primario: la nostra proposta di legge va proprio in questa direzione. Mettere in contrapposizione il settore produttivo con la transizione ecologica è funzionale solo alla prosecuzione di un sistema che ha già dimostrato di essere dannoso per la salute, l’ambiente e le stesse aziende agricole”.

La diffusione dell’aviaria o virus H5N1, in particolar modo, continua a destare preoccupazione in diverse parti del mondo e il contatto sempre più stretto con e tra gli animali negli allevamenti intensivi rischia di aumentare il potenziale pandemico della malattia, ricordano le associazioni. Anche negli allevamenti italiani l’influenza aviaria circola a ritmi sostenuti: da ottobre 2024 a oggi si contano oltre 70 focolai, 21 dei quali accertati nel solo mese di gennaio tra le province di Mantova, Verona, con un ultimo caso che segna la comparsa anche in provincia di Torino. Complessivamente, nel nostro Paese sono oltre 4 milioni gli avicoli domestici coinvolti dal virus dall’inizio del 2024, di cui oltre 2 milioni soltanto a gennaio 2025. 

Non va meglio sul fronte della peste suina africana: dal primo gennaio 2022 a oggi in Italia si contano 48 focolai negli allevamenti di suini, l’ultimo rilevato due settimane fa nel Piacentino, con oltre 100 mila animali abbattuti soltanto nel 2024. “L’attuale epidemia – commenta Vittorio Guberti, veterinario dell’ISPRA e tra i massimi esperti europei di peste suina – potrebbe essere l’occasione per rivedere la struttura del comparto zootecnico, in particolare la densità del numero di animali presenti negli allevamenti. Ma soprattutto grande impulso dovrebbe essere dato al benessere animale, perché è ormai provato che buone condizioni di salute degli animali aumentano la produttività degli allevamenti e permettono una migliore prevenzione delle malattie”.

In caso di focolaio, è proprio negli allevamenti intensivi, infatti, che si verificano le conseguenze più gravi delle malattie infettive, costringendo all’abbattimento di centinaia o migliaia di capi a fronte di uno o pochi esemplari affetti dal virus, e necessitando al contempo di risarcimenti economici ingenti per gli allevatori. 

Intanto, per coinvolgere le comunità impattate dalle conseguenze degli allevamenti intensivi,  da oggi Greenpeace Italia, ISDE – Medici per l’ambiente, Lipu, Terra! e WWF Italia  invieranno ai Comuni italiani una mozione a sostegno della proposta di legge 1760, uno strumento che consentirà agli enti di prossimità di partecipare al dibattito su un tema così importante per la salute dei territori.

La proposta di legge presentata dalle cinque associazioni ormai quasi un anno fa a Montecitorio, sottoscritta da 23 parlamentari di cinque diversi schieramenti politici e in attesa di iniziare il suo iter, prevede un piano di riconversione del comparto, finanziato con un fondo dedicato, e punta a rendere protagoniste le piccole aziende agricole, in favore di una transizione verso un modello basato su tecniche agro-ecologiche, su un uso efficiente delle risorse e sull’accesso a un cibo sano e di qualità, sulla creazione di filiere che garantiscano il giusto compenso a lavoratori e aziende.

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