La soglia dei 40 anni di contributi riveste un’importanza fondamentale per due motivi quando si parla di pensioni. In primo luogo, 40 anni di contributi corrispondono, in linea di massima, a 40 anni di lavoro (escludendo eventualmente alcuni periodi figurativi). Dopo 40 anni, un lavoratore ha il diritto di sentirsi stanco e di richiedere la pensione anticipata. In secondo luogo, non tutti i lavoratori riescono a raggiungere una carriera così lunga e stabile.
I 40 anni di contributi rappresentavano, in passato, il requisito per le pensioni anticipate ordinarie – o, come una volta venivano chiamate, pensioni di anzianità – ma, a causa dei costanti inasprimenti dei requisiti, oggi tale soglia non è più sufficiente. Tuttavia, con 40 anni di versamenti è possibile accedere alla pensione attraverso diverse misure.
In pensione anticipata con 40 anni di contributi è possibile? E quanto si prende?
Come abbiamo detto, 40 anni di contributi non sono sufficienti per accedere alle pensioni anticipate ordinarie. Infatti, per gli uomini è necessario raggiungere 42,10 anni di versamenti, mentre per le donne occorrono 41,10 anni di contributi.
Inoltre, 40 anni di versamenti non bastano nemmeno per la pensione con la quota 103 che, insieme ai 62 anni di età, richiede almeno 41 anni di contributi. La stessa situazione vale per la quota 41 precoci, che prevede la stessa carriera contributiva della quota 103.
Quale prestazione, quindi, è accessibile con 40 anni di contributi? La risposta è semplice: basta raggiungere i requisiti anagrafici previsti dalle diverse misure che consentono una carriera più corta. Un esempio è rappresentato dalla pensione di vecchiaia ordinaria, che si ottiene con 67 anni di età e almeno 20 anni di versamenti.
Ecco alcune soluzioni per il pensionamento di chi ha maturato 40 anni di contributi
Una soluzione per chi ha 40 anni di versamenti è l’Ape sociale. In questo caso sono richiesti:
- 36 anni di versamenti per gli addetti ai lavori gravosi;
- 30 anni di versamenti per invalidi, caregiver e disoccupati.
Queste sono le quattro categorie a cui si applica l’Ape sociale, la quale prevede anche il requisito di aver raggiunto almeno 63 anni e 5 mesi di età. L’Ape sociale impone il divieto di cumulo con altri redditi da lavoro, sia autonomo sia subordinato, fatto salvo un reddito fino a 5.000 euro eventualmente derivante da un’attività autonoma occasionale.
La prestazione viene calcolata con il sistema misto, ma non può superare 1.500 euro al mese e non prevede indicizzazione, maggiorazioni, trattamenti di famiglia, tredicesima, né è reversibile mortis causa come le altre pensioni dirette.
Diverse le misure che permettono di andare in pensione
Con 40 anni di versamenti è possibile accedere alla pensione anche attraverso opzione donna, a condizione che la lavoratrice rientri nelle categorie previste dalla misura. Per opzione donna bastano 35 anni di versamenti,. Purché, entro il 31 dicembre 2024, le interessate abbiano compiuto 59, 60 o 61 anni in base a determinati parametri.
Le lavoratrici assunte o licenziate da grandi aziende di interesse nazionale, che abbiano avviato procedure di risoluzione della crisi in sede ministeriale, possono andare in pensione già a partire dai 59 anni. Inoltre, nel 2024, le invalide e le caregiver possono andare in pensione a 59 anni, a condizione che abbiano avuto più di un figlio.
Se, invece, ne hanno avuto uno solo, il requisito sale a 60 anni, mentre senza figli è necessario raggiungere i 61 anni di età.
Le regole di calcolo e come funzionano per chi ha 40 anni di contributi
Chi ha svolto un lavoro gravoso o usurante e ha 40 anni di contributi, con almeno 35 anni effettivi da lavoro, può andare in pensione con le pensioni di vecchiaia ordinarie a 66 anni e 7 mesi. Poiché lo scatto di 5 mesi del 2019 non è stato applicato agli addetti ai lavori gravosi o usuranti.
Inoltre, in presenza di una invalidità specifica pari all’80%, esiste la possibilità di andare in quiescenza con la pensione di vecchiaia con invalidità pensionabile. Tale misura consente l’uscita a 56 anni per le donne e a 61 anni per gli uomini, con almeno 20 anni di versamenti.
Infine, gli addetti ai lavori usuranti, i lavoratori notturni, gli addetti alla linea a catena e gli autisti dei mezzi di trasporto pubblico, se hanno 40 anni di versamenti e hanno raggiunto almeno 61,7 anni di età, possono avere diritto allo scivolo usuranti.
Tra sistema retributivo e contributivo, ecco cosa cambia
Per quanto riguarda le regole di calcolo delle pensioni, a eccezione di Opzione Donna, che adotta un calcolo totalmente contributivo, le altre misure seguono regole identiche e si basano sul calcolo misto.
Questo significa che per tutti i periodi di versamenti antecedenti al 1996 si applica il calcolo retributivo, che tiene conto delle ultime retribuzioni (in genere degli ultimi 5 anni). Per i periodi di contribuzione successivi, invece, si applica il calcolo contributivo. Quello basato sul montante contributivo versato, rivalutato e poi moltiplicato per i coefficienti di trasformazione.
Un’eccezione si verifica per coloro che, al 31 dicembre 1995, hanno già completato 18 anni di versamenti. In questo caso il calcolo retributivo viene esteso fino al 31 dicembre 2011. Mentre per i periodi successivi si applica il calcolo contributivo fino alla data del pensionamento.
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