L’incertezza dei costi dell’energia sta pesantemente penalizzando le imprese del territorio

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Tanto più che nel 2025 si annunciano ulteriori fattori di incertezza: lo stop del flusso di gas dalla Russia all’Europa, la rapida discesa degli stoccaggi di gas, la politica monetaria della BCE e non ultimo la posizione della nuova amministrazione USA sulle politiche energetiche e sul green deal.

Il motivo principale di questo gap risiede nella struttura del mix di generazione del prezzo: in Italia il prezzo dell’energia elettrica è ancora legato al prezzo del gas, su cui grava anche il costo delle emissioni di CO2: e questo nonostante l’energia elettrica in Italia sia prodotta solo al 42% dal gas naturale.

Seppure sia chiaro che il tema vada affrontato a livello nazionale, è altrettanto evidente che l’impatto del costo dell’energia si ripercuote anche sulle aziende del nostro territorio.

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“Sento tanti colleghi imprenditori che sono seriamente preoccupati – dice la vicepresidente – e che chiedono a gran voce risposte efficaci. Credo che il nostro compito principale sul territorio sia quello di promuovere una nuova cultura rispetto all’adozione di impianti di energia rinnovabili, che non possono più essere solo legati ad un immediato vantaggio economico, bensì frutto di una scelta consapevole nell’ottica del rispetto dell’ambiente. Su questo abbiamo bisogno del supporto della politica regionale e delle amministrazioni pubbliche. Alcuni piccoli Comuni, ad esempio, stanno investendo sulle CER, tema che stiamo attenzionando anche noi come Confindustria Ancona. Stiamo anche lavorando per scaricare a terra alcuni progetti per supportare le aziende associate nel trovare strategie efficaci di gestione dell’energia. Tra le iniziative organizzeremo le Giornate dell’Energia, un momento di confronto di alto livello in cui coinvolgeremo aziende sia locali che nazionali, istituzioni, amministrazioni pubbliche con l’obiettivo di monitorare gli scenari energetici e analizzare strumenti e strategie per il futuro”.

“Apprezziamo l’impegno della Regione Marche e l’imminente uscita del Bando Energia e imprese – continua – anche se temiamo che i circa 20 milioni di euro non saranno sufficienti per le nostre imprese, in particolar modo per quelle di medie e grandi dimensioni. Bene la strada intrapresa dunque, ma per rendere le nostre aziende davvero più competitive e metterle in condizioni di difendersi dalle speculazioni energetiche internazionali serve uno sforzo ulteriore.  Potrebbe essere utile, oltre ad aumentare le risorse destinate al bando, creare un sistema di cofinanziamento che permetta alle imprese del nostro territorio di condividere il rischio finanziario, con incentivi mirati, come sgravi fiscali per alleggerire il carico finanziario sugli imprenditori”.

Confindustria Ancona sta monitorando con attenzione anche i progetti di costituzione delle cosiddette Hydrogen Valleys che dovrebbe essere insediate nelle Marche grazie ai fondi del MASE e del Mef, anche se è prematuro darne una valutazione concreta in termini di reale fattibilità e di effettivo vantaggio per le imprese.

Sulla produzione di energia green è confortante l’ultimo dato del rapporto EMBER che ci dice che nell’ultimo anno in Italia la produzione da solare fotovoltaico ha raggiunto un massimo storico del 14%: nel 2024, grazie alla forte crescita del solare fotovoltaico e dell’idroelettrico, quasi la metà dell’elettricità prodotta in Italia è stata da fonti rinnovabili. “Un bel segnale – commenta Finaurini – tanto più se consideriamo i vincoli e le restrizioni imposti nel nostro paese all’installazione degli impianti fotovoltaici”.

Confindustria sta già lavorando a livello nazionale con una serie di proposte concrete per correggere il sistema di formazione del prezzo, svincolando il prezzo delle rinnovabili da quello delle fonti fossili attraverso la creazione di un mercato secondario in cui GSE diventerebbe in sostanza acquirente centralizzato di energia rinnovabili. Questo metterebbe i consumatori al riparo dall’eccessiva volatilità dei prezzi e immetterebbe liquidità sul mercato dell’energia, che potrebbe essere impiegata per investimenti. Un circolo virtuoso in sostanza.

“Il nostro auspicio è che il Governo ascolti le istanze delle aziende – conclude la Finaurini – L’energia non è unicamente un costo, è il motore del nostro sviluppo economico. Come ha giustamente sottolineato il presidente Orsini, agire ora vuol dire proteggere il nostro presente e costruire un futuro più solido per l’industria e per l’Italia”.



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