Oms, le possibili strategie dopo l’uscita degli Usa: dopo il taglio ai fondi, Trump chiude Usaid

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Nel corso di una riunione con i Paesi membri sono state evocate le possibili strategie che l’Oms può adottare di fronte alla mancanza dei fondi concessi dagli Stati Uniti. Chiuso anche il quartier generale a Washington, l’agenzia federale per la cooperazione internazionale

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Il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della SanitĂ  (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha chiesto ai governi di esercitare pressioni sugli Stati Uniti affinchĂ© rivedano la decisione del presidente Donald Trump di ritirarsi dall’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite.

Una decisione che implica anche la mancata concessione dei fondi che finora Washington concedeva allo stesso organismo internazionale. Ma secondo alcuni documenti ottenuti dall’agenzia Associated Press (Ap), anche gli stessi esecutivi hanno insistito con l’Oms, affinchĂ© appronti una strategia che tenga conto dell’uscita del suo principale donatore.

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Un inviato tedesco, Bjorn Kummel, ha avvertito che “la casa sta bruciando e dobbiamo fermare l’incendio il prima possibile”. Per il periodo 2024-2025, gli Stati Uniti risultano in effetti di gran lunga la nazione che ha concesso piĂą fondi all’Oms: 988 milioni di dollari (949,7 milioni di euro), pari a circa il 14 per cento del budget complessivo, che tocca i 6,9 miliardi di dollari (6,6 miliardi di euro).

Molti programmi dell’Oms dipendono dai fondi americani

Un documento di bilancio presentato alla riunione ha mostrato come ad esempio il programma di emergenza sanitaria dell’organizzazione presenti una “forte dipendenza” dai fondi americani. Allo stesso modo, “funzioni di preparazione” dell’ufficio europeo dell’Oms dipendono per oltre l’80 per cento dal denaro – 154 milioni di dollari (148 milioni di euro) – versato dagli Stati Uniti.

Lo stesso documento afferma che i finanziamenti statunitensi “costituiscono la spina dorsale di molte operazioni di emergenza su larga scala dell’Oms”, dal momento che coprono fino al 40 per cento dei costi.

Inoltre, sono a rischio gli interventi in Medio Oriente, Ucraina e Sudan, oltre a centinaia di milioni di dollari persi per i programmi di eradicazione della polio e dell’Hiv. Similmente, gli Usa coprono il 95 per cento delle attivitĂ  contro la tubercolosi in Europa e oltre il 60 per cento di quelle contro la stessa malattia in Africa e nel Pacifico occidentale.

Tra le altre crisi sanitarie, l’Oms sta attualmente lavorando per bloccare i focolai del virus Marburg in Tanzania, dell’Ebola in Uganda e dell’Mpox nella Repubblica Democratica del Congo. Dopo l’ordine esecutivo di Trump, l’Oms ha tentato di ritirare i fondi dagli Stati Uniti per le spese passate, ha dichiarato il direttore finanziario George Kyriacou, ma la maggior parte di queste richieste “non è stata accettata”.

Washington non ha ancora saldato neppure il totale dovuto per il 2024, lasciando così i conti dell’agenzia in rosso.

L’ordine di interrompere ogni collaborazione con l’Oms

D’altra parte, la scorsa settimana, i funzionari dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) hanno ricevuto l’ordine di interrompere immediatamente ogni collaborazione con l’Oms. Per questo Ghebreyesus si è rivolto ai Paesi membri: “Vi saremmo grati se continuaste a fare pressioni e a contattarli affinchĂ© ci ripensino”.

Tedros ha poi confutato le tre ragioni avanzate da Trump per giustificare l’uscita dall’agenzia, contenute nell’ordine esecutivo firmato il 20 gennaio, nel suo primo giorno da presidente. L’esponente repubblicano ha affermato che l’Oms avrebbe gestito male la pandemia iniziata in Cina, che non ha adottato le riforme necessarie e che l’adesione degli Stati Uniti richiede “pagamenti ingiustamente onerosi”.

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Secondo il direttore generale dell’Oms, l’agenzia allertò il mondo intero nel gennaio del 2020 sui rischi della malattia Covid-19, e da allora ha approvato decine di riforme, anche per aumentare la base di donatori: “Far tornare gli Stati Uniti sarĂ  molto importante”, ha dichiarato ai partecipanti alla riunione. “E su questo, penso che tutti voi possiate giocare un ruolo”.

Kummel, consulente senior per la salute globale presso il ministero della Salute tedesco, ha descritto l’uscita degli Stati Uniti come “la crisi piĂą grave che l’Oms abbia affrontato negli ultimi decenni”. Funzionari di Paesi come il Bangladesh e la Francia hanno chiesto perciò quali piani specifici avesse l’Oms per far fronte alla perdita dei finanziamenti statunitensi e quali programmi sanitari sarebbero stati tagliati di conseguenza.

L’Ap ha ottenuto un documento condiviso da alcuni dirigenti dell’Oms che illustra diverse opzioni, tra cui la proposta di dimezzare ogni dipartimento o ufficio principale entro la fine dell’anno.

Rifondare la gestione della salute globale

Alcuni esperti hanno affermato che l’addio degli Stati Uniti, pur rappresentando una grave crisi, potrebbe anche costituire un’opportunitĂ  per rimodellare la sanitĂ  pubblica globale. Meno dell’uno per cento del budget sanitario statunitense è destinato all’Oms, ha dichiarato Matthew Kavanagh, direttore del Center for Global Health Policy and Politics della Georgetown University.

L’esperto ha aggiunto che l’Oms è “fortemente sottofinanziata”, descrivendo i contributi dei Paesi ricchi come “noccioline”. Il responsabile delle emergenze dell’organizzazione internazionale, Michael Ryan, ha precisato durante l’incontro che la perdita degli Stati Uniti è “terribile”, ma che gli Stati membri hanno “un’enorme capacitĂ  di colmare queste difficoltà”.

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Elon Musk annuncia la chiusura dell’agenzia Usaid

Nel frattempo, l’imprenditore Elon Musk, membro dell’amministrazione Trump, ha fatto sapere che il presidente avrebbe accettato la proposta di chiudere anche l’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo (Usaid).

Questa mattina, il principale ufficio dello stesso organismo, a Washington, è stato chiuso, dopo che nella notte dipendenti (in tutto 10mila, due terzi all’estero) hanno ricevuto una mail nella quale dicono di avere ricevuto un invito a non presentarsi al lavoro.

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Nell’anno fiscale 2023 Usaid ha gestito oltre 40 miliardi di dollari (meno dell’uno per cento del bilancio federale) in circa 130 diversi Paesi, soprattutto Ucraina, Etiopia, Giordania, Repubblica democratica del Congo e Somalia.

La ragione della chiusura dell’agenzia, creata nel 1961 durante la presidenza di John F. Kennedy, è che le sue iniziative siano contrarie all’orientamento del nuovo governo degli Stati Uniti.

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Nella notte di domenica, ritornando a Washington, Trump ha detto che questa agenzia federale era guidata da “lunatici radicali” ed è possibile che verrĂ  inglobata dal dipartimento di Stato. Anche il sito web dell’agenzia è stato oscurato.



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