Pfas nelle acque potabili in Veneto: la mappa di Greenpeace

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Greenpeace Italia ha pubblicato, il 22 gennaio 2025, la prima mappa della contaminazione da PFAS nelle acque potabili italiane, rivelandone una diffusa e allarmante presenza. I PFAS, acronimo di “perfluorinated alkylated substances”, sono sostanze chimiche sviluppate negli anni ’40 che rappresentano un rischio significativo per la salute umana e l’ambiente. Oggi se ne contano oltre 4.000 tipi, presenti in numerosi prodotti di uso quotidiano: abbigliamento, protesi mediche, carte e imballaggi idrorepellenti, tappezzeria, cavi, imballaggi alimentari e persino nelle acque potabili.

Per valutare l’entità della contaminazione dell’acqua in Italia, nei mesi di settembre e ottobre 2024 Greenpeace ha condotto un’indagine indipendente, prelevando 260 campioni in 235 comuni italiani, distribuiti tra tutte le regioni e province autonome. Le analisi, effettuate da un laboratorio certificato, hanno rilevato la presenza di 58 diverse molecole PFAS.

In Veneto, oltre alla “zona rossa” già nota per l’inquinamento da PFAS, destano particolare preoccupazione i dati raccolti nei comuni di Arzignano, Vicenza, Padova e Rovigo, dove sono stati registrati livelli elevati di queste sostanze.

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Pfas nelle regioni. Fonte Greenpeaca 2025

La mappa navigabile

Storia e situazione normativa

A partire dai primi mesi del 2017, dopo uno screening sanitario promosso dall’Asl locale per i ragazzi over 14, circa 350.000 residenti delle province di Vicenza, Verona e Padova hanno appreso che una delle falde acquifere più vitali d’Europa, dalla quale attingono acqua 21 acquedotti pubblici e numerosi pozzi privati, era gravemente contaminata. Questo evento ha dato origine a uno dei più gravi disastri ambientali in Europa. La causa è legata al rilascio incontrollato, per decenni, di sostanze tossiche da parte della Miteni (ex Rimar), una società situata nel comune di Trissino (Vicenza), nelle acque sotterranee del territorio. Solo nel 2017, grazie a una relazione del Nucleo Operativo Ecologico (NOE) dei Carabinieri di Treviso, è emerso che l’azienda era a conoscenza della situazione sin dal 1990, ma non ha mai informato le autorità sanitarie competenti, come previsto dalla legge.

Leggi anche: Bonificare l’Europa dai Pfas? «Costerà 100 miliardi di euro all’anno»

Attualmente, in Italia, non esistono normative specifiche riguardo alla presenza dei PFAS nelle acque potabili, e solo a partire dal 2026 entrerà in vigore la direttiva europea 2020/2184 che stabilirà dei limiti legali. Tuttavia, i parametri fissati a livello europeo sono ormai superati dalle ultime evidenze scientifiche e dalle valutazioni di enti internazionali di rilievo, come l’EFSA. Recentemente, l’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) ha sottolineato che i limiti futuri non sono sufficienti per garantire la protezione della salute umana.

Già numerosi paesi europei (tra cui Danimarca, Paesi Bassi, Germania, Spagna, Svezia e la regione delle Fiandre in Belgio) e gli Stati Uniti hanno introdotto limiti più stringenti. “Sulla base delle evidenze in nostro possesso, in Italia milioni di persone consumano acqua che, in altre nazioni, non è considerata sicura – afferma Greenpeace –. Ad esempio, i risultati delle analisi hanno mostrato che il 41% dei campioni supera i limiti danesi, mentre il 22% supera i valori di riferimento negli Stati Uniti”.

Reazioni delle istituzioni e della politica

Le istituzioni e i rappresentanti politici hanno espresso forte preoccupazione per i risultati dell’indagine. Cristina Guarda, europarlamentare dei Verdi/ALE, ha ribadito l’urgenza di un divieto totale dei PFAS a livello europeo e di un aumento dei fondi per la ricerca. “Dobbiamo seguire l’esempio danese e imporre limiti severi per queste sostanze – ha affermato l’eurodeputata –. Purtroppo, come dimostrato da recenti inchieste giornalistiche, le aziende produttrici di PFAS si oppongono a ogni restrizione con strategie simili a quelle adottate dall’industria del tabacco e dei combustibili fossili. In Italia manca ancora una regolamentazione efficace, e i limiti normativi europei previsti per il 2026 sono già considerati insufficienti. Servono interventi urgenti per bonificare le aree più contaminate e investire nella ricerca per eliminare i PFAS senza creare ulteriori rischi per l’ambiente.”

Matteo Favero, responsabile Ambiente del Partito Democratico Veneto, ha espresso grande apprensione per i dati emersi. “Tutti i cittadini veneti hanno diritto ad acqua senza PFAS – ha dichiarato –. Chiediamo che la Regione estenda a tutto il territorio le misure già adottate per la ‘zona rossa’ e imponga limiti più stringenti allo scarico di queste sostanze nelle acque, nell’aria e nei suoli. Non possiamo permettere che questo problema venga ignorato: l’acqua è il principale costituente del corpo umano e la sua salubrità è fondamentale per la nostra salute”.

Comuni con la più alta concentrazione di Pfas. Fonte Greenpeaca 2025
Comuni con la più alta concentrazione di Pfas. Fonte Greenpeaca 2025

La denuncia del Coordinamento No Inceneritore Fusina

Un attacco deciso arriva dal Coordinamento No Inceneritore Fusina, che denuncia la presenza delle sostanze nell’acqua potabile di Mestre e Venezia: “Le analisi di Greenpeace confermano che la contaminazione da PFAS nel veneziano è più grave del previsto. Questo è un ulteriore motivo per chiedere lo stop immediato agli inceneritori di ENI Rewind e Veritas, che contribuiscono all’inquinamento con emissioni di PFAS nei fumi e nelle acque di scarico. Abbiamo già rilevato livelli preoccupanti di PFAS nelle uova di pollai familiari e nei suoli vicino agli impianti di Fusina e Malcontenta. Ora arriva anche questa conferma sull’acqua potabile. Chiediamo alla Regione di avviare un’indagine specifica sui suoli e sulle emissioni atmosferiche”.

Leggi anche: Online la mappa dei Pfas nelle acque del Veneto

Il Coordinamento ha anche criticato duramente il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, accusandolo di minimizzare il problema. “Brugnaro sostiene che l’inquinamento stia diminuendo e che gli inceneritori emettano solo un ‘cucchiaio’ di sostanze dannose. La realtà è ben diversa: i dati dichiarati da Veritas parlano di tonnellate di sostanze tossiche immesse nell’ambiente ogni anno. Il sindaco dovrebbe leggere il rapporto di Greenpeace e i dati ufficiali prima di fare propaganda. La popolazione veneziana merita trasparenza e azioni concrete.”

Il sindaco di Venezia aveva difeso, nel febbraio 2024, l’operato dell’amministrazione e di Veritas in merito alla qualità dell’acqua e alla gestione ambientale, dichiarando, come riportato sul sito del Comune di Venezia: “Venezia sta investendo in sostenibilità e innovazione. Il nuovo laboratorio di Veritas è una struttura all’avanguardia che garantisce controlli rigorosi e trasparenza. Le analisi effettuate dimostrano che nell’acqua erogata non ci sono tracce rilevabili di PFAS, confermando il nostro impegno per la salute pubblica e la tutela ambientale”. 

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Le dichiarazioni del sindaco contrastano, quindi, con le critiche sollevate da associazioni ambientaliste come Greenpeace, che denunciano livelli preoccupanti di inquinamento da PFAS e sostengono che le emissioni degli inceneritori siano significativamente più alte di quanto affermato dall’amministrazione. La popolazione veneziana chiede maggiore chiarezza sui dati e interventi concreti per garantire la sicurezza ambientale.

L’urgenza di un intervento

Queste sostanze sono estremamente resistenti ai processi naturali di degradazione, a causa dei forti legami tra atomi di fluoro e carbonio. Lo spiega il professor Emilio Benfenati, responsabile del Dipartimento di Ambiente e Salute dell’IRCCS Mario Negri di Milano, in un articolo pubblicato sul sito della Fondazione Veronesi. I risultati degli ultimi studi scientifici condotti dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare mostrano, tra i vari rischi, l’aumento dei livelli di colesterolo e possibili alterazioni del fegato, della tiroide, del sistema immunitario e riproduttivo.

La denuncia di Greenpeace e le richieste della politica e delle associazioni evidenziano l’urgenza di affrontare il problema dell’inquinamento da PFAS in Veneto e in tutta Italia. Il futuro delle acque potabili e la salute dei cittadini dipendono dalle scelte che verranno fatte nei prossimi mesi.

Scheda Pfas in Veneto. Fonte Greenpeace 2025
Scheda Pfas in Veneto. Fonte Greenpeace 2025



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