L’ordine internazionale sta vivendo una crisi profonda. L’instabilità globale, acuita dalla pandemia, dalla guerra in Ucraina e dal conflitto in Medio Oriente, si intreccia con la rielezione di Donald Trump negli Stati Uniti e con le tensioni tra Occidente, Russia e Cina. In questo scenario, l’Europa si trova di fronte a una decisione cruciale: rafforzare la propria coesione politica ed economica o affrontare il rischio di frammentazione. È questa la tesi centrale del Rapporto Ispi 2025 “L’ora della verità”, curato da Alessandro Colombo e Paolo Magri e pubblicato il 28 gennaio con il sostegno della Fondazione Cariplo.
Il mondo in bilico: un nuovo assetto geopolitico
Il Rapporto analizza la crisi dell’ordine internazionale e il progressivo declino del multilateralismo della seconda metà del Novecento, al posto del quale “si è andato formando un multilateralismo più frammentato, organizzato su scala regionale o subregionale oppure su criteri di inclusione ed esclusione di natura strettamente politica”. L’Occidente, segnato da divisioni interne e da un calo di leadership globale, affronta la crescente influenza di nuovi attori come Cina, India e Russia. La frammentazione dei rapporti internazionali e la competizione tra grandi potenze stanno minando la capacità di risolvere crisi e conflitti, lasciando aperte incertezze per il futuro.
L’elezione di Trump rafforza il protezionismo americano, colpisce il commercio internazionale e riduce l’influenza degli accordi multilaterali. L’Europa, nel frattempo, cerca di consolidare la propria autonomia strategica per affrontare le incertezze economiche e politiche. La crescita delle tendenze protezionistiche negli Stati Uniti e in altre economie avanzate rischia di isolare ulteriormente il Vecchio Continente, rendendo necessaria una risposta coordinata tra gli Stati membri dell’Ue.
Escalation militare e sicurezza globale
Altro aspetto cruciale analizzato nel documento è l’aumento della spesa militare e il ritorno della corsa agli armamenti a livello globale. Le tensioni tra i grandi blocchi economici hanno spinto molti governi ad aumentare i bilanci della difesa, con un incremento significativo anche in Europa.
La Nato chiede ai suoi membri di rafforzare la capacità di deterrenza, mentre le potenze asiatiche come la Cina stanno investendo massicciamente in tecnologie militari avanzate. Il rischio di nuovi conflitti su scala globale è concreto, e la necessità di un coordinamento diplomatico per evitare escalation diventa più urgente.
L’ora della verità
Secondo l’Ispi, non c’è dubbio che per molti attori internazionali sia sempre più vicina “l’ora della verità”. Trump è già all’opera, “ma quanto potrà davvero continuare a fare il disrupter-in-chief?”. A partire dal probabile disimpegno dalla Nato, elemento di discontinuità tra il tycoon e Biden, e un ulteriore irrigidimento nei confronti di Cina e Iran. La Russia continua a essere protagonista di una guerra logorante in Ucraina, mentre la Cina affronta sfide interne legate alla crescita economica e al controllo della tecnologia globale. Il Medio Oriente rimane un’area di instabilità con conflitti che coinvolgono direttamente attori regionali e internazionali. L’America Latina, con le politiche dell’ultraliberista Milei in Argentina e del socialista Lula in Brasile, è caratterizzata tra modelli economici opposti. Le immagini sotto riportano gli esiti di un sondaggio che ha coinvolto 185 esperti appartenenti al mondo della ricerca (università e think tank), del giornalismo, delle istituzioni e delle imprese. Sono ancora i cambiamenti climatici (14%) e le tensioni tra Usa e Cina (14%) a dominare la scena delle grandi minacce per il mondo. Seguono i due conflitti internazionali più vicini all’Italia, quello russo-ucraino (11%) e quello in Medio Oriente (5%).
L’Europa a un bivio
Il Vecchio Continente sta affrontando una serie di sfide complesse che mettono a rischio la sua stabilità politica ed economica. La Germania (dove si voterà a febbraio) e la Francia, storici motori dell’integrazione europea, vivono una fase di incertezza interna. Governi sotto pressione e crescita economica stagnante. La Commissione europea entrata in carica quest’anno dovrà andare alla ricerca di risposte condivise su difesa, sicurezza economica e transizione verde. Tuttavia, il crescente euroscetticismo e l’ascesa dei partiti populisti rischiano di rendere ancora più difficile il processo di coesione. Intanto, pochi giorni dopo l’uscita del rapporto Ispi, Elon Musk ha messo in circolazione il nuovo slogan “Make Europe Great Again”. Un chiaro richiamo al movimento Maga, l’ala populista e più a destra del Partito Repubblicano americano. È l’ennesimo intervento a gamba tesa del miliardario e consigliere di Trump nella politica europea.
Sul fronte difesa, l’Europa sente sempre più la necessità di una maggiore autonomia strategica, spinta dalle incertezze sul futuro del supporto americano alla sua sicurezza. Il Green Deal è a un punto critico: gli obiettivi fissati per il 2030 e il 2040 rischiano di essere compromessi dalla mancanza di investimenti adeguati e dalla dipendenza dell’Europa da materie prime controllate da potenze esterne. Serve dunque una scelta decisiva: unirsi per rafforzare la posizione geopolitica ed economica o cedere alla frammentazione che renderebbe l’Europa più vulnerabile.
L’Italia tra incertezze economiche e strategia europea
Anche il nostro Paese è chiamato a prendere decisioni cruciali nel 2025. L’economia italiana, pur mostrando segnali di resilienza, affronta le sfide del rallentamento della crescita, inflazione e gestione del debito pubblico. Il nostro Paese si trova in una posizione strategica tra le forze che spingono per una maggiore integrazione e quelle che sostengono un approccio più autonomo. Rispondendo alle richieste della Nato, l’Italia ha aumentato la spesa per la difesa e sta rafforzando la cooperazione nel Mediterraneo.
Nel contesto della transizione ecologica, l’Italia gioca un ruolo chiave nel Green Deal europeo, ma deve affrontare sfide legate alla riconversione industriale e all’implementazione delle politiche di sostenibilità. Per l’Italia, il ruolo giocato dalle due crisi non lontane dai nostri confini, quella russo-ucraina e quella mediorientale, è percepita come ancora più forte nel sondaggio Ispi.
Di Monica Sozzi
Copertina: 123rf
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