«Meloni scappa, non ci mette la faccia»

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Minoranze all’attacco, alla fine la diretta tv delle informative di Nordio e Piantedosi si fa anche alla Camera. Conte scatenato alla premier: «Ti sei convinta che noi italiani siamo tutti idioti». Imbarazzo nel Pd per l’arresto del tesoriere campano Nicola Salvati. E per i precedenti degli accordi con la Libia, la dottrina Minniti firmata dai suoi governi

Giorgia Meloni «scappa», «non ci mette la faccia». Il canovaccio delle opposizioni è comune, le parole quasi le stesse, i concetti sono identici. Dopo le riunioni delle capigruppo, alla Camera alle 13 e al Senato alle 15, le dichiarazioni delle minoranze sono tutte praticamente uguali, e tutte a decibel molto alti. Le informative ci saranno, i ministri Piantedosi e Nordio domani saranno alle 12 e 15 a Montecitorio e alle 15 e 30 a Palazzo Madama. Non è quello che hanno chiesto le opposizioni, che reclamavano la presenza della premier, ma non è abbastanza per continuare a sabotare i lavori delle aule, che a quanto si capisce dovrebbero riprendere dopo le informative. Sempreché la versione dei due ministri sia potabile. 

Attacca Chiara Braga, presidente dei deputati Pd: «Meloni continua a scappare dal Parlamento. L’informativa dei ministri era il minimo dovuto. Non capiamo perché, essendo lei nelle stesse condizioni dei suoi ministri, rifiuti di venire in Parlamento a spiegare quali sono le ragioni di sicurezza, il motivo per cui non ha posto il segreto di Stato. C’è il tentativo continuo di sfuggire». Stessa musica dal capogruppo M5s Riccardo Ricciardi: «Si dimostrano due cose: primo che l’opposizione dura paga, due che la Meloni si nasconde dietro i suoi ministri». Se la ragione per cui i ministri hanno annullato l’informativa una settimana fa «era che l’indagine era in corso, non capiamo perché la Meloni non venga e perché vengano Nordio e Piantedosi. La Meloni continua a scappare dall’Aula», «Vedremo come sistemeranno le mille versioni di questi giorni». 

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A proposito di incongruenze: alla Camera la destra nega la diretta tv per l’informativa e il dibattito successivo. Alla riunione dei capigruppo il presidente Lorenzo Fontana si limita a informare le opposizioni che nella maggioranza c’è chi è contrario – ma non dice quale o quali gruppi – e quindi, senza unanimità, niente diretta Rai. Le agenzie riportano l’ostilità alla diretta di Fi e Lega, ma chi ha partecipato alla capigruppo parla di una faccia severissima di Galeazzo Bignami, capogruppo Fdi. Il governo è «omertoso», secondo Davide Faraone di Italia viva, «Vogliono impedire ai cittadini di ascoltare in diretta la versione del governo. Evidentemente non ne sono convinti neanche loro», per Riccardo Magi di Più Europa

Ma più tardi Ignazio La Russa invece verifica l’accordo dei suoi e comunica che dal Senato, invece, la diretta Rai si accenderà. A questo punto le opposizioni della Camera tornano alla carica con una lettera a Fontana: «Riteniamo che non ci siano motivazioni plausibili perché siano previste modalità differenti di dibattito parlamentare tra le due Camere». Alla fine anche la destra della Camera deve cedere, anche da Montecitorio la diretta si farà. 

Opposizioni scatenate

Per tutto il pomeriggio le minoranze cannoneggiano il governo, approfittando dello stato di caos della maggioranza, aggrappata all’attacco alla magistratura per non dover parlare del caso Almasri. Pd e M5s hanno anche superato qualche incertezza della vigilia, quando ancora non si sapeva quali ministri il governo avrebbe offerto in sacrificio per raccontare, al parlamento, la versione ufficiale di tutte le papere infilate sulla vicenda della liberazione del torturatore libico, dalla scarcerazione al rientro a Tripoli con un volo di Stato autorizzato da palazzo Chigi prima ancora che fosse liberato. Per due giorni i Cinque stelle alla Camera hanno fatto ostruzionismo sul decreto Cultura. Nel pomeriggio di oggi il ministro Ciriani ha posto la questione di fiducia, e l’aula si è fermata (il voto è previsto domani alle 18).

L’imbarazzo del Pd, Conte contro Meloni

Il governo punta a bere fino in fondo l’amaro calice della vicenda Almasri, e poi chiudere la vicenda. L’intenzione di Giuseppe Conte è invece di spargere sale sulle ferite e portare a casa il massimo della visibilità. Magari sfruttando qualche difficoltà di casa Pd: primo, gli accordi Italia-Libia sono stati un cavallo di battaglia di un ex ministro dem, Marco Minniti, la cui dottrina oggi è del tutto sconfessata da Elly Schlein; secondo, c’è il caso del tesoriere della Campania, Nicola Salvati, finito ai domiciliari (e sospeso poi dal partito) nell’ambito di un’inchiesta della Direzione antimafia di Salerno che ha coinvolto 36 persone per un traffico di permessi di soggiorno.

Un caso che, ha scritto Meloni ancora una volta dai social, «conferma ancora una volta quanto denunciato dal governo» e cioè che «per anni, la gestione dei flussi migratori è stata terreno fertile per criminali senza scrupoli». Le replica Conte, sempre dai social: «Tu scappi dal Parlamento per non spiegare agli italiani perché hai rimpatriato con volo di Stato un boia, con accuse di stupri di bambini, al centro dei traffici di migranti e oggi te ne esci con un post così?», «Ma davvero ti sei convinta che noi italiani siamo tutti idioti ad eccezione di te, tua sorella e dei tuoi stretti sodali?», «Per farti tornare alla realtà – è il finale velenoso – ti allego due immagini: in una il criminale Almasri che scende dal volo di Stato, nell’altra una notizia di qualche mese fa dai comuni d’Italia»; il riferimento è all’arresto di un esponente di Fratelli d’Italia, il sindaco di Ceccano (Frosinone) Roberto Caligiore, accusato di far parte di un’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione per l’aggiudicazione di appalti di lavori finanziati con il Pnrr per l’accoglienza dei migranti. Nell’agenda dell’ex premier stasera ci sono due ospitate quasi contemporanee, su Rai Uno a Porta a Porta e su La7. 

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