Almasri Scontro in Aula

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 


Alla fine la sospirata informativa del governo sul caso Almasri è arrivata. Ma senza la premier, che non si è neppure presentata in aula: “Tanto non sarebbe cambiato niente”, spiegano i fedelissimi. Apre le danze alla Camera il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e per l’occasione sforna una spiegazione del suo comportamento nuova di zecca, in contraddizione con quanto sostenuto in precedenza da Giorgia Meloni. Evidentemente, ci ha messo la mano la senatrice e legale degli indagati Giulia Bongiorno, e così dalla richiesta della Corte penale internazionale arrivata in ritardo o dal “testo in inglese difficilmente traducibile”, il ministro passa a una critica serrata e leguleia delle carte spedite dalla Cpi. In alcune pagine il “reato continuato” fino al 2024 imputato ad Almasri “parte dal 2011, in altre dal 2015”, sono ben quattro anni “di accuse gravissime”. Resterebbero gli altri nove, ma il vizio di forma è sufficiente a rendere irricevibile il testo. “Il ruolo del ministro non è quello di passacarte: è politico”, perciò deve valutare “la coerenza delle conclusioni cui perviene la decisione della Cpi. Questa manca e quell’atto era nullo”.

Incongruenza segnalata, dice, anche dall’opinione in dissenso di uno dei tre magistrati del collegio dell’Aia. Bastava dare un’occhiata agli atti per rendersene conto. L’opposizione non l’ha fatto e il ministro la critica con bonarietà, riserva la severità agli ex colleghi in toga: “Mi ha deluso l’atteggiamento di una certa parte della magistratura che si è permessa di sindacare l’operato del ministero senza aver letto le carte. Cosa che può essere perdonata ai politici ma non a chi per mestiere le carte le dovrebbe leggere. Se questo è il loro modo di intervenire, per certi aspetti sciatto, ciò rende il dialogo molto più difficile”. Quindi si rivolge al procuratore di Napoli Gratteri, senza citarlo: “Un magistrato mi ha ringraziato perché ho compattato la magistratura. Sono io che ringrazio questa parte della magistratura che ha compattato la maggioranza. Andremo avanti fino alla riforma finale”. Sembra l’annuncio di una guerra senza quartiere: un paio di ore dopo al Senato, però, il passaggio svanisce.

Il ministro ripete il j’accuse contro la Cpi, promette che chiederà “una giustificazione” per le sue incongruenze, ma glissa sulla magistratura italiana. Qualcosa, o meglio qualcuno, deve avergli suggerito maggior prudenza. Ma le sue parole riflettono lo stato d’animo dalla maggioranza, dove quasi nessuno evita di bastonare le toghe e in particolare il procuratore di Roma Francesco Lo Voi, “che – s’infervora Giovanni Donzelli (FdI) – ha indagato premier, ministro dell’Interno, della Giustizia e autorità delegata ai servizi segreti”. Netto è Maurizio Gasparri (FI): “Deve andare a casa: la procura di Roma ha pubblicato atti riservati dei servizi segreti all’interno degli atti giudiziari”. Allude al caso degli accertamenti dell’Aisi sul capo di gabinetto della premier, Gaetano Caputi, di cui martedì si è occupato al Copasir il sottosegretario Alfredo Mantovano, con termini che lasciavano ipotizzare un imminente esposto del governo contro Lo Voi: ipotesi smentita da Palazzo Chigi e da via Arenula.

Microcredito

per le aziende

 

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi non riserva sorprese: la sua giustificazione è identica a quella già illustrata al Parlamento. Bisognava riportare di corsa in patria Almasri “per questioni di sicurezza dello Stato”. A spiegare quale minaccia rappresentasse provvede Giorgio Mulè (FI): “La sua condanna poteva portare ritorsioni per gli italiani in Libia o atti violenti nel nostro territorio”. Tra le parole dei ministri c’è una certa contraddizione: per Nordio si è trattato di una questione formale, per Piantedosi di sicurezza. Quanto al Falcon alzatosi in volo per trasportare in Libia il generale torturatore ore prima che la corte d’Appello ne ordinasse la scarcerazione, Piantedosi la fa facile: “Si fa sempre così, per ogni evenienza”. Resta da capire come facessero ad essere già pronti a festeggiare a Tripoli la sua liberazione, mentre l’aereo scaldava i motori, gli amici di Almasri. Ma di versioni addomesticate, confliggenti, modificate ce ne sono tante. Anche per questo la premier è decisa a fare del dibattito di ieri l’ultimo atto di una vicenda “che finirà con l’archiviazione”. Il prossimo capitolo prevede lo showdown con la magistratura. Procuratore di Roma in testa.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link