Alla domanda se i libri siano in crisi, l’editore Giuseppe Laterza sul Corriere della Sera ha detto di no, anche agevolato dal fatto che lo si dice dai tempi di Gutenberg. Poi ha affinato la risposta, ragionando sul come e quando possa arrivare il momento dell’ultimo libro, come qualche anno fa si predisse l’uscita dell’ultima copia del New York Times: “Due qualità essenziali del libro sono l’immaginazione e l’immedesimazione. L’ultimo libro arriverà quando non riusciremo a immaginare un mondo diverso e a immedesimarci in chi è diverso da noi”.
Certo che in proposito i pareri sono molto diversi. Di crisi del libro, è vero, si parla da sempre, anche se a intervalli irregolari arrivano input che spingono a considerare la direzione opposta.
Per esempio si dice che i giovanissimi, la Generazione Z, abbiano riscoperto un filone bibliofilo andando per Tik Tok, dove si vanno dischiudendo le migliori fortune di romanzi in fatto di vendite, soprattutto romance e di genere, senza disdegnare i classici compreso Dostoevskij, l’immortale.
È pur vero, però, che a “Più libri più liberi”, la Fiera Nazionale della piccola e media editoria, tenuta alla Nuvola romana di Fuksas a dicembre, uno degli incontri più affollati e coinvolgenti ha trattato “La lettura debole. Pochi lettori o letture troppo brevi?” Secondo la ricerca presentata da Pepe Research il 30% dei lettori legge in maniera occasionale e disordinata, riservando alla lettura solo qualche volta al mese se non qualche volta all’anno. Il tempo medio settimanale dedicato va progressivamente riducendosi: nel 2024 a 2 ore e 47 minuti contro le 3 ore e 16 minuti del 2023 e le 3 ore e 32 minuti del 2022. Le persone tra i 15 e i 74 anni che hanno letto un libro (a stampa, e-book, o anche ascoltato un audiolibro) sono il 73%, contro il 74% del 2023.
In questo quadro non esaltante, non manca il particolare in qualche modo atteso, la consueta disparità tra Nord e Sud. In Italia tra gennaio e ottobre 2024 risultano essere statu venduti 79,2 milioni di libri a stampa. Di questi il 35,8% nel Nord-Ovest, il 22,2% nel Nord-Est, il 22,7% al Centro e il 19,3% al Sud e Isole. Per quanto riguarda il numero di librerie pro capite, rispetto alla media nazionale di 0,28 librerie per 10mila abitanti, il Nord-Ovest è sopra dell’11%, il Nord-Est del 17%, il Centro del 7%, mentre Isole e Sud sono sotto, rispettivamente del 6% e del 30%. Trenta per cento in meno.
Florindo Rubbettino, che per il Sud è delegato dell’Associazione editori italiani, l’ha spiegata così: “Gli indici di lettura dipendono dalla scolarizzazione, dalla presenza di infrastrutture sul territorio quali librerie e biblioteche, dal sostegno all’imprenditorialità locale, da iniziative sul territorio quali festival, premi, rassegne culturali”. Si deve intervenire sul divario crescente nel campo della lettura, nell’anno in cui per la pria volta il numero dei laureati andati via dal Sud ha superato il numero dei non laureati. Senza dimenticare che oltre alla “linea orizzontale di divisione che è quella dell’arco alpino c’è una linea verticale che è la linea appenninica delle aree interne”.
Proprio ieri su la Repubblica lo scrittore Paolo Di Paolo, conduttore della fortunata trasmissione di Radio 3 “La lingua batte”, è ritornato sull’argomento, con la prima parte dell’inchiesta “Biblioteche coraggiose alla riscossa” che ha preso avvio da Mesoraca, cinquemila abitanti, provincia di Crotone.
Di Paolo riporta il dato della lettura debole in Calabria, che dice essere “il più scoraggiante”: meno 15,2% rispetto alla media del Sud. A Mesoraca lo scrittore è entrato nella piccola biblioteca comunale, uno spazio nella Casa della cultura gestita dall’impresa sociale Kiwi, e ha toccato con mano le difficoltà che ci sono, con prestiti librari “rasoterra”, e dove ci si deve inventare di tutto per rimanere a galla: gli incontri con gli autori, le letture di gruppo e a voce alta, le mostre fotografiche a tema.
Nell’articolo di Di Paolo, è riportata l’opinione del biblioteconomo Giovanni Solimine autore di un recente “Vivere in biblioteca”: “È sbagliato ritenere che le biblioteche pubbliche vivano in un proprio mondo, parallelo o distante rispetto a ciò che accade nel resto dell’universo della lettura”.
Le biblioteche soffrono, tutte. Sono tutte più povere rispetto a quindici anni fa. E faticano a tenere il passo del mercato. Anche qui, al Sud più che al Nord. Riporta Di Paolo che “se i 30 milioni di contributo ministeriale 2020-2023 per l’acquisto di libri è per il 77% in capo alle biblioteche delle regioni settentrionali, per il 20% in quelle dell’Italia centrale e per il 3% nelle regioni meridionali, le conclusioni da trarre sono ovvie”.
Giuseppe Laterza sta girando per l’Italia nel suo sforzo di promozione del libro, delle librerie e delle biblioteche. Insistendo sul ruolo sociale del libro. E delle biblioteche come luoghi di comunità. Spiegando che leggere serve anche a” prendere decisioni consapevoli, governare”. E spandendo un po’ di sano ottimismo sul futuro della lettura. Pensando ai giovanissimi, grazie ai quali il libro più venduto nel 2023 è stato “Fabbricante di lacrime” di Erin Doom. Certo, occorre darsi da fare, e investire. L’editore ricorda il fatto che le scuole italiane non prevedano, uniche in Europa, la figura del bibliotecario. E definisce “ridicolo” che al docente che se fa carico venga riconosciuto un compenso annuo di cento euro. Come dargli torto.
Giuseppe Laterza sarà domani a Catanzaro, alle 18, al Complesso monumentale del San Giovanni, per “Allungare lo sguardo. I libri tra idee e opinioni”, nell’ambito del Patto per la lettura sottoscritto dal Comune.
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