Diagnosi di celiachia: nuovo esame del sangue riduce drasticamente le emissioni di CO2 rispetto alla biopsia. Studio italiano

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Oggi si può scoprire questa condizione con un semplice esame del sangue che in molti casi riesce a evitare la biopsia intestinale in anestesia generale. Ma c’è anche un risvolto del tutto inaspettato: aiuta a salvaguardare l’ambiente. Ricercatori pediatri italiani hanno dimostrato, con un trial su 236 bambini, che la procedura comporta anche un minor consumo di energia e risorse. L’“impronta carbonica” è di 57,2 kg di CO2 all’anno per ogni paziente trattato anziché 397,9 del metodo tradizionale. Il professor Claudio Romano, Presidente Sigenp: “Questo studio va nella direzione di concetto globale di salute, con benefici per i celiaci e maggiore salvaguardia per l’ambiente”

Catania, 6 febbraio 2025 – Anche le tecniche diagnostiche possono essere amiche o nemiche dell’ambiente: un gruppo di ricercatori dell’Università di Perugia studiando accuratamente tutto quello che comporta l’accertamente della celiachia in un gruppo di 236 bambini ha misurato con esattezza quanta anidride carbonica, cioè CO2 uno dei gas maggiormente responsabili dell’effetto serra e dei relativi danni climatici, viene rilasciata nell’atmosfera nel caso della tecnica tradizionale (una biopsia in anestesia generale) e quanta con quella più recente che in molti casi richiede solo un normale esame del sangue.

Si è scoperto che la seconda ha una “impronta carbonica”, cioè un’emissione di CO2, quasi sei volte inferiore alla prima: 57,2 kg di CO2 all’anno per ogni paziente trattato anzichè 397,9 kg. Lo studio, in via di pubblicazione, è stato presentato oggi al Research Days Sigenp a Catania, dove ogni anno vengono valutati i migliori studi dei giovani ricercatori della Società Italiana di Epatologia, Gastroenterologia e Nutrizione Pediatrica.

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Sono dati tanto più interessanti se si pensa che il metodo di laboratorio – contrariamente a quello bioptico – è anche ben poco impegnativo per il paziente. “Facendo un calcolo complesso di numerosi fattori, soprattutto le conseguenze della produzione e dello smaltimento dei prodotti necessari a queste indagini cliniche, siamo arrivati a valutare sia l’impatto ambientale dei singoli procedimenti diagnostici sia quello legato anche ai trasporti dei pazienti, determinando così questi valori globali” dice il dott. Francesco Valitutti dell’Università di Perugia coordinatore dello studio.

Prof. Claudio Romano

In termini di danno ambientale è stato visto che ogni singola biopsia per la ricerca di malattia celiaca comporta l’emissione di 22 kg di CO2 per l’anestesia più altri 5,4 kg per l’endoscopia gastrointestinale superiore. Invece l’esame di laboratorio, in sé, “pesa” appena 0,1-0,15 kg di CO2. Differenza abissale che si riduce solo perché nel calcolo globale i ricercatori hanno aggiunto anche le emissioni dovute ai mezzi di trasporto (solitamente auto privata) utilizzati dai pazienti per recarsi in ospedale, più frequenti nel primo caso e molto meno nel secondo. E si arriva così alla cifra globale di 397,9 kg di CO2 contro 57,2.

“Devo precisare che la tecnica di laboratorio, basata su due prelievi di sangue in tempi successivi, finalizzati alla ricerca di anticorpi antitransglutaminasi e antiendomisio ad alto titolo può essere utilizzata solo in due terzi dei pazienti, per ora – dice il dott. Valitutti – ma confido che col progredire delle metodiche si possa estendere ben oltre. Sarebbe un bene per i pazienti quanto per l’ambiente. Era noto che le endoscopie e le anestesie fossero esami particolarmente inquinanti, ma adesso, limitatamente alla diagnosi di celiachia, sappiamo anche di quanto e soprattutto possiamo indicare un’alternativa sempre più praticabile”.

“Lo studio è particolarmente interessante – dice il prof. Claudio Romano, presidente Sigenp – perché affronta un problema poco conosciuto: i sistemi sanitari per le lavorazioni e gli smaltimenti che comportano hanno un impatto ambientale negativo, si calcola che siano responsabili del 4,6% delle emissioni di gas serra. E tempo che si cominci a parlarne, che si cerchino gli strumenti limitare questo aspetto negativo. La medicina, ricordiamoci, ha come obbiettivo la salute umana. E questa va intesa in modo globale”.

Lo studio è uno dei 42 presentati quest’anno al Research Days Sigenp a Viagrande (Catania), che si apre oggi 6 febbraio e durerà fino all’8, da parte dei giovani ricercatori Sigenp di tutta Italia. Sono lavori (alcuni pubblicati, altri no) che spaziano tra numerosi temi della gastroenterologia pediatrica: celiachia, colestasi e altre malattie rare, disturbi del comportamente alimentare, malattie infiammatorie, Helycobacter, nuovi farmaci e altro ancora. Questo particolare congresso ha lo scopo di promuovere l’attività di ricerca dei pediatri under 40: ogni anno la Sigenp seleziona i lavori più interessanti tra quelli proposti e ne invita, a spese della società scientifica, gli autori. Seguono tre giorni di confronti, discussioni e attività sociali.

“Oltre a stimolare la ricerca con questa iniziativa la Sigenp, anno dopo anno, si propone più in generale di formare le nuove generazioni di pediatri gastroenterologi favorendone anche la collaborazione” dice il prof. Romano. L’evento, essendo riservato ai giovani, è caratterizzato da uno stile spesso non convenzionale di affrontare i problemi. Come prova appunto questo studio sull’impronta carbonica dei metodi diagnostici della celiachia e i loro effetti sul clima.



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